sabato 24 dicembre 2011

buon natale



(acc.. la seconda dovrebbe essere una gif animata ma non si anima)

lunedì 19 dicembre 2011

La verità sugli austriaci

riprendo le trasmissioni con un post lungamente rimandato su una mia scoperta scientifica di quest'estate.

Le vacanze in bicicletta mi hanno sempre incuriosito e quest'estate ho deciso di provare. Non avendo mai fatto nulla di simile ho deciso di partire da qualcosa di poco impegnativo. L'idea essendo che fosse stato troppo facile potevo sempre aggiungere qualche divagazione mentre sarebbe stato poco dignitoso, in caso di difficoltà eccessiva, presentarmi alla tappa successiva in taxi con la bicicletta sul portapacchi.

Ho quindi scartato quelle che sul catalogo venivano segnate come "molto difficili", eliminato le "difficili", escluso le "medie" e brevemente considerato le "facili" per poi sceglierne una che era segnata come "molto facile, adatta anche ai bambini". Per la precisione una settimana lungo la pista ciclabile che costeggia il danubio fino a Vienna. L'organizzazione si sarebbe occupata di portare i bagagli da un albergo all'altro e la ben nota tendenza dei fiumi a scorrere verso il basso avrebbe garantito una pendenza quasi sempre a favore.

Dal secondo giorno mi sono ricordato di usare la crema solare, ma il primo giorno mi sono scottato.

Ora, io sono italiano e sono quindi geneticamente fatto per reggere il sole del mediterraneo (1). Se mi sono scottato io come è possibile che sopravvivessero gli austriaci prima che inventassero le creme protettive?

L'unica possibile risposta è che non sopravvivevano. non singolarmente, almeno.

Una logica inoppugnabile ci restituisce quindi un primo fatto relativo agli austriaci, finora rimasto ignoto al grande pubblico. Esiste una sola possibile spiegazione al fatto che l'austria non si sia spopolata da millenni: i suoi abitantisono ovipari e vivono meno di un anno.

Ogni primavera, prima di morire, gli austriaci depongono le uova che poi rimangono a incubare sotto il sole estivo fino all'autunno. Allora, le uova si schiudono e una nuova generazione di bimbetti pallidi e biondi emerge a ricominciare il ciclo.

Ma la logica, questo strumento affilatissimo che ci permette di comprendere la realtà partendo da pochi semplici fatti, ci dice anche di più. Infatti, come è possibile che l'austria non sia stata continuamente invasa durante quei mesi estivi in cui la popolazione era inesistente e le uova non ancora schiuse?

L'unica spiegazione è che ci fossero meccanismi automatici di difesa. Dal momento che sarebbe inutile studiare forme nuove quando ne esistono di ben collaudate, questi meccanismi avranno avuto probabilmente la forma più comune e testata nelle guerre di tutti i tempi: quella del corpo umano.

Sono quindi giunto con questo chiaro, limpido e inconfutabile ragionamento alla verità sulla popolazione austriaca: il rasoio di occam mi spinge a escludere tutte le spiegazioni più complesse a adottare quella più semplice, ovvero (e qui ci andrebbe la musica di quark i sottofondo)

Gli austriaci sono una razza di alieni ovipari che muoiono tutte le estati e la cui nazione è difesa da un esercito di robot giganti.

Sappiatelo.


1) ok, a Torino non è che abbiamo proprio il mare dietro l'angolo, ma non sottilizziamo.

mercoledì 14 settembre 2011

lutti

I lutti in famiglia sono deprimenti. L'unica cosa buona è un certo astratto divertimento all'assurdità di certe situazioni. Come se stessi osservando dall'esterno qualche commedia.

L'addetta all'obitorio che risponde alla chiamata con un giulivo "camera mortuaria, buongiorno?" come se fosse la pizzeria sottocasa.

La tizia delle pompe funebri che sparge immagini di bare sul tavolo e spiega che "certo, le casse da morto a piasu neanca a mi, ma guardi questa come è fine, e se volete potete venire a vederla, che in foto non rende e potete scegliere se volete le maniglie arrotondate"

Avere problemi a dormire e, cercando sul pc qualcosa da guardare nell'attesa di prendere sonno, capitare sulla nuova serie di Torchwood, il cui si descrive un mondo in cui la morte ha smesso di esistere. E pensare che guardare quel programma proprio in quel momento è una cosa incredbilmente buffa.

Insomma, si va avanti. E ogni tanto si ride persino.

venerdì 2 settembre 2011

stand by

ciao a tutti.

Quest'estate mi sono fatto una piacevolissima vacanza in Austria e mentre ero lì pensavo che dovevo assolutamente scrivere qualcosa sul blog a riguardo. Come la teoria che avevo elaborato secondo la quale gli austriaci sono ovipari.

Poi, appena tornato, sono stato colpito tra capo e collo da una notizia bruttissima che mi ha fatto passare del tutto la voglia di scrivere il genere di boiatine scherzose che di solito scrivevo qui sopra.

Siccome non voglio sembrare piagnucoloso nè sbandierare virtualmente alcuni seri problemi personali ho più o meno accantonato tutto. Probabilmente tra non molto avrò recuperato uno stato d'animo più equilibrato e mi sentirò in grado di riprendere. Mi sembrava però il caso, dopotutto di dare almeno qualche segno di vita, visto che tra la pigrizia estiva, l'assenza per ferie e adesso questo era un mese che non apparivo da queste parti.

Un altro miniprogetto web l'avevo già imbastito e dopo qualche esitazione, visto che era già pronto, l'ho avviato. Ma ne parlerò in seguito.

lunedì 1 agosto 2011

online dating

Un amico mi ha spedito un link a un test online. Per fare il test mi sono dovuto registrare a un sito che, ho capito solo in seguito, si occupa di dating online.

Niente di male. Ho inserito i dati che mi chiedeva, ho fatto il test e sono uscito. Adesso mi stanno arrivando via e-mail gli abbinamenti "scientifici" con le donne del database. Sono andato per curiosità a vedere i loro profili per vedere cos'è che mi veniva consigliato "scientificamente".

Sono tutte straniere, per lo più dall'est europa. Gran parte di loro non ha nè italiano nè inglese tra le lingue conosciute.

A quanto pare il mio partner ideale deve essere incapace di capire quello che dico.

Sospetto che questo la dica lunga sulla qualità della mia conversazione.

lunedì 25 luglio 2011

xkcd ha di nuovo ragione

Oggi, terremoto. Niente di particolarmente rilevante ma si è fatto sentire.

La prima reazione di tutti in ufficio è stata di tuffarsi su internet a vedere se se ne parlava, e stupirsi che ci fossero già notizie quando il palazzo aveva a malapena finito di oscillare.

E a me è tornata in mente questa vignetta di xkcd e, diamine, quel fumetto aveva proprio ragione.

Il cerchio e la botte

Un paio di domeniche fa sono stato in Francia in occasione di un festival sul ballo popolare. Da qualche giorno volevo scriverne per commentare diverse cose, quasi tutte piacevoli.

Quelle meno piacevoli sono poche e non molto importanti: la levataccia al mattino dopo avere passato la sera prime a chiacchierare con un paio di amici che non vedevo da tempo. La pioggia che nel pomeriggio ci ha costretti sotto un tendone a bere birra e rosicchiare socca (1) offerta dall'organizzazione invece di girare per le strade come previsto.

Quelle piacevoli sono varie e numerose, inclusa una gentilezza inusuale da parte dei solitamente spocchiosi francesi.

Un gruppo folkloristico includeva, tra numerosi bambini in abito tradizionale, un paio di evidente origine africana.
Un'immagine, quella pelle scura accostata ai vestiti di non so più quale valle alpina, che ho trovato buffamente simbolica.

Come sovente succede, è passato qualche giorno tra la scena e il momento in cui mi sono seduto a scriverne. Nel frattempo ho letto di un pazzo in norvegia che ha ucciso più di novanta persone proprio perchè sostenevano quell'integrazione rappresentata da quell' immagine che mi aveva tanto colpito.

Come al solito, un'immagine che fa ben sperare e una di segno opposto. Tipico di questo mondo dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

Quello alla botte, va detto, poteva anche tirarlo un po' più piano.

(1) La versione locale della farinata ligure. Eravamo in Francia ma vicino al confine. Ci sono destini peggiori che passare un pomeriggio a chiacchierare mentre si beve e mangia a scrocco.

lunedì 11 luglio 2011

À la recherche du moustique perdu

Sono stato in un posto in cui le zanzare volavano a sciami, così fitte da oscurare il sole. Si buttavano in picchiata con un suono di sirene come gli stuka e si risollevavano lasciando a terra cadaveri rinsecchiti prosciugati da ogni goccia di plasma.

Dio promise a Abramo una discendenza numerosa come le stelle nel cielo. Si tramanda che Abramo rispose "non si potrebbe fare numerosa come le zanzare al campeggio?". Dio a quel punto sfoderò un insospettato accento astigiano e rispose: "Esageruma nen". Che significa "non esageriamo", ma probabilmente si capiva anche senza tradurlo.

Quel genere di posto.

Così ho fatto qualcosa che non facevo da molti anni: ho comperato una confezione di autan.

E mentre mi preparavo a usarla già mi sembrava di sentire quell'odore inconfondibilmente chimico che ricordavo fin dall'infanzia. Un odore fastidioso che mi parlava di vacanze estive alle elementari, quando ti sembra che sarai libero per sempre e non avrai mai più obblighi e orari e una classe in cui dover stare immobile a svolgere compiti che non ti interessano.

Un odore sgradevole ma che associavo a pomeriggi trascorsi in bicicletta con gli amici. Ai prati, a quelle cose che sembrano importanti a nove anni e a cui poi, da adulti si ripensa con malinconia di chi è costretto a lottare ogni giorno con la prosaicità dell'esistenza.

Poi l'ho spruzzato e l'odore non era più quello. L'hanno cambiato, ora è qualcosa che sa vagamente di agrumi. Mi sono inzuppato in quell'aroma, meno sgradevole di quello che ricordavo ma più alieno, e i miei ricordi si sono dissolti. Le zanzare, quelle no, che non basta un po' di autan per sconfiggerle, ma hanno almeno diradato i loro attacchi.

Ognuno ha le madeleine che si merita.

martedì 14 giugno 2011

demoni, scuole medie e uffici postali

Ci sono ricordi che tornano periodicamente a emergere nella mia mente.

Ora, molte cose tornano in mente di tanto in tanto. La mente, la mia almeno, tende a girare sovente attorno agli stessi argomenti. Ripercorro gli stessi pensieri e ritorno sulle stesse memorie come se il mio cervello avesse preso troppo sul serio la raccomandazione di riciclare e evitare gli sprechi.

Ci sono cassonetti della raccolta differenziata nel mio cranio, e minuscoli camion che percorrono le circonvoluzioni cerebrali svolta dopo svolta raccogliendoli e portandoli a un centro di riciclaggio per rimetterli in circolo in una forma appena appena aggiornata.

E di solito si tratta di pensieri che posso ricondurre a eventi di qualche importanza: un litigio che mi ha coinvolto, un bacio, una vacanza che mi ha particolarmente emozionato.

E a volte, invece, ci sono piccolezze che hanno acquisito un significato simbolico ben al di là di quanto sarebbe ragionevole.

Ricordo una lezione, quando ero alle scuole medie. La classe era al primo piano. Le finestre davano sulla tettoia sopra l'entrata e, più sotto, sul cortile della scuola, con un porticato e un piccolo campo da calcio. La professoressa di italiano stava spiegando la divina commedia e qualcuno ha alzato la mano per una domanda.
- Professoressa, i diavoli puniscono i dannati, ma perchè non ci sono punizioni anche per loro? Non si sono ribellati a Dio?
E la professoressa, ricordo, rispose:
- Beh, la loro punizione è il fatto stesso di essere diavoli.

Sono dovuto andare all'ufficio postale di recente. Un uomo, avrà avuto una sessantina d'anni, spintonava per passare davanti alla coda. Urlava furibondo, il viso contorto in un ringhio. Insultava e sbraitava e sgomitava cercando di farsi largo verso lo sportello tra le persone che erano arrivate prima di lui. Rabbioso. Paonazzo.

E mi è tornata in mente la mia insegnante delle medie e il fatto che sì. In effetti è una punizione anche quella.

venerdì 3 giugno 2011

A volte la mia mente funziona a rovescio

Altrimenti non si spiega come io sia andato a Brescia per la mostra su Matisse, mi sia trovato davanti una sua scultura e la prima cosa che ho pensato è stata : "Però. Sembra una delle anatomie di Rob Liefeld ."




mercoledì 25 maggio 2011

Ancora su Emmerich

Mi hanno fatto notare che Emmerich e Wim Wenders provengono dalla stessa scuola di cinema. Non posso fare a meno di immaginarmeli insieme a lezione.

Wenders era il secchione al primo banco.

Emmerich quello in fondo all'aula, che lanciava palline di carta ai compagni di classe e leggeva fumetti di nascosto.


(e adesso vado a cercarmi un asciugamano, che il post di Fed mi ha ricordato che oggi è il towel day e non voglio essere manchevole anche quest'anno)

lunedì 23 maggio 2011

L'autentico autore di amleto

Tra non molto Emmerich uscirà con il suo nuovo film. Questa volta su Shakespeare.

Non so molto a riguardo, ma ho letto in un'intervista in cui spiegava che le opere attribuite al noto autore inglese sarebbero in realtà state scritte da qualcun altro.

Se non si trattasse di Emmerich ci sarebbe poco da dire. Come notava Woody Allen in un suo racconto, i testi di Shakespeare sono stati attribuiti un po' a tutti, dalla regina Elisabetta all' habeas corpus.

Quindi, cosa dovrei aspettarmi? Se mi importasse davvero potrei cercare su google. Visti i film precedenti del regista, però, trovo più divertente tirare a indovinare.

Queste sono le mie previsioni su quello che si vedrà nel film (per la prima, lo ammetto, ho un po' copiato l'idea da un episodio del dotto who):

- gli autori sono una razza di creature da un'altra dimensione . Le parole usate sono formule magiche per aprire un portale dimensionale. Shakespeare è un giovane studioso che scopre la verità e lotta per fermare l'invasione mentre l'europa è devastata da una pioggia di fuoco e londra è invasa dai demoni. Al termine, un paradosso temporale cancellerà l'invasione salvo nei ricordi di pochi individui che hanno partecipato .

- Le opere di shakespeare del film sono molto diverse da quelle a cui siamo abituati. In effetti il vero autore si chiama Shakespecoatl ed è un tizio maia che ha previsto la fine del mondo per il 1600. Mentre il mondo crolle in pezzi i protagonisti rintracciano una pergamena del mistico egiziano Marlowtep. Questa contiene un incantesimo che permette loro di fuggire in un mondo parallelo (il nostro) ancora intatto...per ora.

- Gli autori sono koala mannari armati di motosega dallo spazio profondo. Perchè proprio loro? Perchè non si può sbagliare con i Koala mannari armati di motosega dallo spazio profondo.

Adesso aspetto di vedere se ho indovinato. A meno che davvero Emmerich intenda accantonare per l'occasione il suo solito genere baracconesco-catastrofico. Quello sì che sarebbe un colpo di scena.

giovedì 19 maggio 2011

allarme virus

Era da un po' che non mi arrivava la solita e-mail allarmistica circa un virus inesistente. Ora che me ne sono trovava una nella casella di posta ho deciso di scrivere la MIA e-mail allarmistica relativa a un virus inesistente. Proverò a inoltrarla la prossima volta che mi arriva qualcosa del genere.

ecco qui:





Allarme virus

Gli esperti microsoft hanno recentemente scoperto un virus classificato come il più pericoloso di sempre! Questo virus ESAMINA la cronologia della posta eletronica per studiare la tua personalità usando gli algoritmi Gullible-Gobeur per determinare se sei il genere di persona che inoltra continuamente catene di sant'antonio con allarmi relativi a virus inesistenti.

Secondo gli esperti è stato creato da un hacker stufo di ricevere segnalazioni bufale.

Se il virus individua che sei il genere di persona che inoltra questo genere di segnalazioni allora ti formatterà l'hard disk e renderà il computer inutilizzabile. Inoltre, prima di farlo, visualizzerà sullo schermo una serie di immagini subliminali visibili solo a livello inconscio.

Gli esseri umani usano solo il 10% del cervello. Queste immagini subliminali influenzano il 90% che ha capacità paranormali e lo usano per modificare il tuo corpo: se sei un uomo ti troverai con l'uccello di 10 cm più corto mentre se sei una donna le tue tette si rimpiccioliranno di tre taglie. In alcuni casi questo ha generato concavità sul corpo umano in punti in cui normalmente si trovavano protuberanze.

NON ESISTE MODO DI SFUGGIRE A QUESTO VIRUS! Si propaga attraverso la rete elettrica ed è in grado di raggiungerti persino quando non sei collegato a internet! Quando raggiunge il tuo computer ispeziona tutta la sua cronologia, persino se credi di averla cancellata, e si collega a internet usando le tue password per controllare tutte le tue utenze. Probabilmente sei già infetto ma non lo sai!

L'unica cosa che puoi fare è stare attento a non attivare il virus. Finchè rimane dormiente è innocuo, ma la prossima volta che invii una mail bufala a tutti i tuoi contatti potrebbe attivarsi!

FATE ATTENZIONE! Non inoltrate emali con segnalazioni bufale di virus!


INOLTRATE QUESTO AVVISO A TUTTI I VOSTRI CONTATTI PER AVVISARLI DI NON INVIARE QUESTI AVVISI A TUTTI I LORO CONTATTI! NATURALMENTE QUESTO RISCHIA DI ATTIVARE IL VIRUS, MA SE NON POTETE ESSERE UN BUON ESEMPIO ALLORA SIATE UN TERRIBILE MONITO!

venerdì 13 maggio 2011

Our engineers are fixing the issue and the it should be resolved shortly

Il titolo di questo post riprende la comunicazione in cui blogspot rendeva pubblico il problema di questi giorni

Our engineers are fixing the issue and the it should be resolved shortly

Anni fa mi è capitato di bloccare per errore l'applicazione su cui stavo lavorando. Si trattava di un'applicazione con circa un paio di centinaia di utenti ed è rimasta ferma per la durata di una pausa pranzo.

Quando sono tornato in ufficio dopo mangiato sono stato aggredito da tutto l'organigramma della ditta con epiteti e minacce di licenziamento.

Facendo le debite proporzioni, non so immaginare cosa debba aver passato chiunque sia responsabile per aver inchiodato per qualche giorno una piattaforma come blogspot con venti milioni di blog.

Come minimo adesso sarà all'inferno a farsi rosicchiare da tutte e tre le teste di Satana.

Oppure l'avranno fatto ministro. Ma per quello credo bisogni dare prova di un'incompetenza ancora maggiore.

domenica 8 maggio 2011

Quando ho dovuto fare la naja...

...avrei potuto cercare di entrare tra i carabinieri, e adesso mi sarebbe rimasto solo un vago senso di imbarazzo quando sento le barzellette.

Avrei potuto capitare tra i bersaglieri, e se avessi poi partecipato ai raduni avrei dovuto farlo di corsa, perchè è per correre che sono famosi i bersaglieri.

Invece, adesso mi ritrovo in una categoria di ex militari la cui tradizione principale consiste nel consumare vaste quantità di bevande alcoliche.

E ho persino provato il gelato grappa e genepy.

Direi che mi è andata bene.





giovedì 5 maggio 2011

lost girl

Per quanto mi riguarda, l'ho scoperta su un forum dedicato ai giochi di ruolo:
"E' la cosa più simile a una serie televisiva su changeling, the lost"

E appena ho letto quel commento ho saputo che l'avrei guardata. Ctl è forse la mia ambientazione preferita nel word of darkness. Un amore, ahimè, raramente consumato per via delle preferenze degli altri giocatori. L'ambientazione ha la giusta miscela di bizzarro, di macabro, di malinconico e di spaventoso. Dirmi che una serie televisiva ci assomiglia rappresenta un ottimo modo di convincermi.

Quindi in questi giorni in cui ho avuto un po' più di tempo e un po' meno connessione per perdere tempo su internet, mi sono guardato i primi sette episodi. Li ho alternati a episodi di the mighty boosh e star trek deep space nine, giusto per assicurarmi una fuga dalla realtà il più completa possibile.

E' bella la serie? Non ha la visionarietà che speravo, ma era prevedibile: descrivere un orco in un libro costa quanto descrivere un lavandino. Un telefilm deve attingere al budget per gli effetti speciali. Però sì, mi sta piaciucchiando.


Il parallelo con il word of darkness e ctl è facile da vedere. Urban fantasy? Check. Una società di esseri soprannaturali che esiste parallelamente al mondo reale? Check. Divisi in fazioni? Check. Personaggi definiti dall'appartenenza a una stirpe magica (sirene, mannari, succubi, ninfe, etc.)? check.

Non è, almeno finora, niente di memorabile ma si lascia guardare con piacere. La protagonista,Bo, è una donna all'oscuro delle proprie origini con il potere soprannatuarle di attrarre sessualmente qualsiasi uomo o donna e sottrarne le energie. Viene scoperta dalla società delle fate che cerca di costringerla a scegliere tra le due fazioni: luce e buio. Lei si rifiuta e si ritrova con un lavoro da investigatrice privata.

Con lei vive un'umana il cui ruolo è principalmente di spalla comica. Un ruolo di supporto e di interesse sentimentale è coperto da un lupo mannaro che lavora in polizia. Anche costui è affiancato da un amico il cui ruolo è principalmennte di spalla comica.

Questa è un'altra delle debolezze della serie fin qui: l'impressione di schemi costruiti un po' troppo a tavolino, con personaggi e equilibri un po' troppo simmetrici per convincere.

Poi c'è il desiderio di essere adulti e trasgressivi. "Uh, la protagonista è una succube bisessuale! Guarda che cosa perversa!". Cronemberg o Lynch trarrebbero probabilmente un ottimo prodotto da questa premessa. Purtroppo però Cronemberg e Lynch avevano di meglio da fare, così tutto si riduce a qualche smorfia e un po' di pelle scoperta ma non più di quanta se ne possa mostrare in prima serata.

Fortunatamente questo diventa meno importante negli episodi successivi, perchè poche cose sono meno adulte e trasgressive del voler essere adulti e trasgressivi... ma non troppo. Ricordo ancora con fastidio le prime stagioni di Torchwood proprio per questa ragione

Gli aspetti positivi? Gli aspetti positivi sono che l'ambientazione è interessante, che la varietà delle creature fatate offre dei begli spunti. Che un tono più leggero di quel che mi sarei aspettato offre qualche scena simpatica: quando una Bo si lamenta che una maledizione ha alterato il suo umore e l'ha resa un'arpia la donna dietro di lei si irrita e Bo si accorge di avere involontariamente offeso una vera arpia.

Mi avanzano sei episodi per finire al prima stagione. Non aspetto l'occasione con la stessa bramosia famelica con cui aspetto gli episodi di doctor who (finalmente ha ricominciato! Gaudio! Gaudio!) o con cui guardavo bsg, ma li guarderò volentieri quando mi capiterà di avere un po' di tempo da perdere in un fine settimana piovoso.

Se vi piace il genere, un'occhiata la vale.

Qui l'articolo di wikipedia a riguardo.


domenica 10 aprile 2011

nel piccolo come nel grande

Da me, in ufficio:

io - Mi sono accorto che c'è un problema nell'applicativo. Avviso gli utenti che in alcuni casi i dati potrebbero essere errati?
il capo - Meglio di no. Cerca di sistemarlo senza dire niente a nessuno. Magari non se ne accorgono e evitiamo la figuraccia.

... intanto, in giappone ...

tizio alla centrale nucleare - Hei, ho qui una centrale piena di roba radioattiva. Cosa faccio?
il capo - Butta tutto a mare senza dire niente a nessuno. Magari non se ne accorgono e evitiamo la figuraccia.


E' bello vedere che in qualunque nazione, a qualunque livello delle gerarchie, la natura umana rimane la stessa. Dà un senso di fratellanza.

mercoledì 6 aprile 2011

dedicato a colui

che è arrivato qui con la chiave di ricerca "inculate anni 90". Non so chi tu sia, ma l'appropriatamente denominato google ANALitics mi segnala che esisti. Non voglio lasciarti pensare che qui non ci sia qualcosa anche per te, quindi ecco :

10) star trek voyager
che insomma, non è che fosse poi così male, ma si poteva davvero fare di meglio

9) la bolla speculativa legata alle imprese .com
che in raltà era più che altro la vaselina, dato che i resto è capitato a inizio mllennio

8) star wars, the phantom menace
che non aggiungo altro

7) berlusconi entra in politica
Che poi tutta l'italia diventa uno spunto per la tua chiave di ricerca

6) star wars, the phantom menace
che nominarlo una volta sola in questo elenco non è sufficiente

5) Schumacher sostituisce Tim burton a dirigere i film di batman
che lo preferivo quando pilotava le ferrari. No, aspetta, quello è l'altro Schumacher. Questo è quello che ha ucciso una franchise promettente finchè non è arrivato Nolan un paio di decenni dopo.

4) Star Trek: L'insurrezione
che si può discutere se sia o meno il peggiore tra i film trek. Ma avendolo visto con le aspettative alzate da "primo contatto" ne sono uscito con un certo disappunto e un intensa sensazione di bruciore al culo.

3) Magic the gathering e gli altri giochi di carte collezionabili.
che da vari lustri che non gioco più e non so cosa è cambiato, ma eravamo tutti lì a spendere una fortuna per costruire mazzi che poi all'espansione dopo erano già illegali o superati.

2) windows 3.1/windows 95.
che magari mi sbaglio,ma mi pare che prima capitasse, di tanto in tanto, di imbattersi in qualcosa di non microsoft.

1) star wars, the phantom menace
Che non mi importa se l'ho già nominato: il primo posto è suo

domenica 3 aprile 2011

un funereo modo di barare

Su consiglio di Fed mi sto guardando "The mighty boosh". Sono ancora piuttosto indietro ma ho iniziato la seconda stagione e mi sta piacendo.

Soprattutto, finora, mi è piaciuto il terzo episodio della prima stagione. Trattandosi dell'episodio in cui appare la morte, a quel punto ho dovuto affrontare la realtà circa i miei gusti.

Se facessi un elenco potrei snocciolare Terry Pratchett, Neil Gaiman, monthy Python nel senso della vita, un simpatico racconto intitolato "l'amico della morte" nella collana "la biblioteca di babele" e adesso questo. E probabilmente altri che adesso non ricordo. La morte si incarna nelle mie storie preferite con una frequenza ben al di la di quanto statisticamente probabile.

E pensandoci, ho capito perchè. I miei gusti pendono verso il genere ironico-ma-con-una-certa-gravità-di-fondo. Avere la morte come personaggio risolve automaticamente la parte relativa alla gravità e a quel punto siamo già a metà dell'opera. Basta anche solo trattarla con una certa ironia e siamo sistemati.

In definitiva, la morte è la soluzione più semplice per creare il mio tipo preferito di storie. E' un modo di barare.

lunedì 28 marzo 2011

simbolismi

Dalle finestre delle case affacciate sul fiume sventolano ancora le occasionali bandiere, tutte italiane tranne una: un balcone al penultimo piano ha preferito issare il jolly rogers.

Non è una zona elegante della città. Lasciando alle spalle l'appartamento piratesco supero il ponte metallico e la prima cosa che sento è l'odore di urina. Poi inizia il mercato dell'usato. File di scarpe usate, pile di libri consunti, cumuli di ferramenta rugginosa. Si chiama Balon e si estende all'aperto ogni sabato, lungo le via che vanno dalla dora fino alla piazza di porta palazzo.
Non penso a guardare di che colore sia il cielo. Probabilmente è grigio. Il giorno dopo avrebbe piovuto.

Tre abiti da sposa sono appesi a una cancellata. Oscillano leggermente al vento, forse ricordando quell'unico giorno in cui sono stati importanti e ammirati. Sotto di loro i vestiti logori sulla bancarella sono di un grigiore uniforme.

Un suonatore di fisarmonica cerca di elemosinare qualche moneta con una melodia che so di avere già sentito ma che non saprei identificare con esattezza. Un centinaio di metri più in là un uomo ha appena comperato un manichino. Armeggia cercando di infilare il suo acquisto in un vecchio zaino da montagna. Lo ha diviso all'altezza della vita e adesso dallo zaino spunta una testa innaturalmente glabra. A terra, un paio di gambe in plastica grigia attende il suo turno, troncato subito al di sopra dei glutei .

Non amo molto i libri in cui i simbolismi sono troppo evidenti. Soprattutto quando è evidente la ricerca del simbolismo ma non è chiaro cosa vorrebbe rappresentare.

A volte, però, mi sembra di esserci finito dentro a un libro del genere.

sabato 26 marzo 2011

No, no! I Romani!

Non dubito che andasse avanti da un pezzo, ma di persona ho visto il primo segno evidente un anno fa. Il rappresentante sindacale presso la mia ditta ha mandato una mail in cui invitava gli iscritti a una riunione e accennava a argomenti di particolare gravità.

Così sono andato, chiedendomi cosa stesse succedendo. Forse la compagnia per cui lavoro intendeva trasferirci tutti nelle miniere di sale? Dimezzarci lo stipendio? Demansionarci e mandarci a lucidare i denti ai coccodrilli del nilo con uno spazzolino da
denti dal manico corto?

Ho attraversato la città, fino a un edificio in una zona a rischio alluvione. Sono quindi sprofondato nei sotterranei e mi sono perso tra gli intestini di cemento fino allo sgabuzzino in cui avevano indetto la riunione. Mancava solo il cartello "attenti al leopardo". Il gravissimo argomento era questo: l'altra sigla sindacale stava reclutando nuovi iscritti.

I presenti erano una decina circa. Quando qualcuno ha osservato pressapoco "tanto meglio, più gente si iscrive a un sindacato più c'è forza di contrattare " la risposta è stata che l'altro sindacato è cattivo, infingardo e probabilmente di maligna fede calcistica. E' necessario ostacolarlo o almeno arruolare nuovi iscritti per opporsi alla sua crescita.

Adesso, con il rinnovo del contratto in ballo, siamo di nuovo lì. In questi giorni entrambe le sigle indicono riunioni, votazioni, scioperi, minacciano denunce, tutto l'una contro l'altra.

Evito di menzionare i dettagli perchè sono irrilevanti. Ma mi sembra di vivere dall'interno una scena del film "brian di nazareth", con le varie associazioni di ribelli continuamente impegnate a contestarsi tra loro. Spero solo che non finisca tutto come nel film. Non sono bravo a cantare

BRIAN: Fermi, fratelli! Siamo venuti qui per combattere!
FRANCIS: E che stiamo facendo, eh?
BRIAN: Ma non uno contro l'altro! Dovremmo essere tutti uniti contro il nemico comune!
TUTTI: Vuoi dire il Fronte Popolare Giudeo?
BRIAN: No, no! I Romani!
TUTTI: Ah... i Romani...
FRANCIS: Già.


domenica 20 marzo 2011

quite interesting

Alla fine capita: passi anni convinto che qualcosa non possa mai piacerti e poi incontri qualcosa che ti fa cambiare idea. Ho trovato un quiz televisivo che mi piace.

Certo, non è il più canonico dei quiz. In effetti è più che altro un programma umoristico appoggiato sulla struttura a quiz.

Il quiz si chiama "quite interesting" e la sua peculiarità è che il criterio in base al quale i punti vengono assegnati (o sottratti) ai giocatori è solo marginalmente legato all'esattezza delle risposte. In effetti, le domande sono solitamente così astruse che si da per scontato che vadano al di là della conoscenza dei presenti e si preferisce premiare semplicemente le risposte interessanti. Il risultato è un susseguirsi di aneddoti, divagazioni e scherzi che rappresenta il fascino del programma.



C'è anche una parte dedicata a "ignoranza generale", ossia domande la cui risposta è semplice, intuitiva e sbagliata. Per esempio "chi ha inventato il telefono?", la cui risposta ovvia è Graham Bell mentre del Meucci nostrano nessuno in sala aveva mai sentito parlare.

Una cosa buffa, mi sono reso conto, è che questa struttura ( domande cui è normale ignorare la risposta e divertirsi più che altro con le assurdità che ci si inventa, e occasionalmente tentare i giocatori con risposte apparentemente corrette) lo rende per certi aspetti simile a un gioco già menzionato da Fed in un suo post tempo fa.

Chissà se l'hanno interpellata per il format. In caso contrario, chissà se c'è spazio per una causa miliardaria. E se dovesse vincere una causa miliardaria chissà se sarebbe abbastanza grata da offrirmi almeno una birra.

La mia indole ottimista ma soprattutto alcolista mi spinge a sperare.

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(quante lune ha la terra? Gli autori, cercando una domanda strampalata hanno dato una risposta non del tutto corretta, ma la scena è carina)


(che cosa ha denti grossi e una sola espressione facciale?)


(perchè ti spoglieresti per un orso polare?)

giovedì 17 marzo 2011

E poi si lamenta di essere ancora single.

Non è la più originale delle affermazioni, e indubbiamente si applica anche a me, ma mi sto rendendo conto che è vero: se ci ritroviamo ancora single dopo una certa età vuol dire che abbiamo qualcosa di strano. Non necessariamente sbagliato. Nel mio caso ad esempio mi piace attribuire la cosa al mio fascino straordinario che fa sì che le donne non si sentano all'altezza. Ma comunque strano.

E ogni tanto mi capitano conversazioni che lo confermano.

Io - Tra le tante altre cose, adesso ho iniziato a andare a tango.

amico - Anche io volevo farlo. Anche perchè andare a ballare è un buon modo di conoscere qualche ragazza nuova. Poi però ho preferito lasciare perdere.

Io - Come mai? E' divertente.

Amico - Sì, infatti volevo andare. Poi mi hanno detto che sta diventando di moda e che è lì che si trovano tutte le donne, come una volta ai balli caraibici. Non voglio che si pensi che vado apposta per quello, quindi ho preferito qualcos'altro, tanto per fare qualcosa la sera.

Io - Cosa fai allora?

Amico - full contact.

Che in effetti, se il tuo timore è che qualcuno pensi che vai solo per conoscere ragazze nuove non è una cattiva scelta.

lunedì 14 marzo 2011

le dimensioni contano

Ho comperato un libro di king. Di seconda mano perchè alcuni autori è uno spreco prenderli nuovi: vengono venduti e regalati così tanto che trovarli usati a metà prezzo è una certezza. Escono ai santi, vengono regalati a natale e per l'epifania sono impilati a dozzine sulle bancarelle di via Po.

Il titolo è "notte buia, niente stelle" e sono quattro racconti molto gradevoli nella consueta e non particolarmente allegra maniera di stephen king. Un autore che, sto scoprendo, mi entusiasma sempre di più quanto più riduce gli elementi soprannaturali che una volta erano la sua maggiore attrattiva.
Alcune storie presentano sfighe di proporzioni Steinbeckiane, ma forse lo penso solo perchè Steinbeck è l'unico autore di cui abbia letto storie di un certo genere.

L'ho iniziato nel primo pomeriggio e, siccome sono un lettore piuttosto veloce, quando sono sono uscito la sera l'avevo già finito e ho passato il volume a mia sorella.

E così, mentre mi trovavo in auto con un amico è venuto fuori l'argomento. E il mio amico ha osservato che per amore di varietà preferisce i racconti ai romanzi.

Poi ha aggiunto "non capisco che senso hanno certi tomi interminabili: Soprattutto per quella narrativa di intrattenimento che non ha nessun messaggio particolare da trasmettere".

E io mi sono accorto che pensavo esattamente l'opposto.

Se lo scopo è di intrattenere allora non mi dispiace perdermi a lungo in qualcosa di familiare. Soprattutto quando sono stanco e non ho voglia di fare l'investimento mentale per imparare una nuova ambientazione. E' un po' anche la ragione per cui mi capita di rileggere: so che si tratta di qualcosa che mi piace e non richiede fatica, perché lo conosco già.

Se invece lo scopo è di mandare un messaggio, beh, allora mi sembrerebbe quello il momento in cui essere conciso. Dimmi quello che devi, invece di perdere tempo in divagazioni.

mercoledì 9 marzo 2011

per aver cura della propria immagine pubblica

Comincio col precisare che non è successo a me. Siccome però io sono il genere di persona che impara dagli errori anche senza bisogno di commetterli personalmente, ne ho tratto un'importante lezione per il futuro.

Quindi, se mai dovesse succedermi di comperare un microfono dalla forma vagamente fallica per fare qualche genere di prove di registrazione.

E se mai dovesse capitarmi, nello stesso giorno, di comperare anche del lubrificante, per esigenze del tutto slegate da quanto ha reso necessario l'acquisto precedente.

Se mai dovesse capitarmi qualcosa di simile, dicevo, eviterò di posare i due acquisti uno accanto all'altro sulla scrivania in ufficio, 'che poi i commenti si sprecano.

lunedì 7 marzo 2011

luval, origins

ovvero, il background del protagonista della storiella della parca perduta Ho sempre trovato divertente inventarmi background elaborati per i personaggi che interpreto e luval, che nel gioco si sarebbe meritato l'appellativo di "il tedioso" per una certa ossessione per le materie libresche è uno a cui sono particolarmente affezionato.

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Era notte e pioveva. L'acqua scendeva dal cielo in getti possenti. Il vento sferzava la terra e i lupi nelle loro tane, a dispetto di una certa locuzione popolare, esclamavano l'equivalente lupino di "non esageriamo" e tornavano ad accucciarsi al coperto.

La città era di quelle importanti. Aveva una cattedrale i cui tetti aguzzi puntavano al cielo e avava tozze fortificazioni radicate alla terra. Aveva un municipio. E palazzi, e mura, e torri e ponti che saettavano sopra il fiume in piena.

Aveva una biblioteca.

E la biblioteca aveva una custode di nome Myl, il cui lavoro era tenere in ordine gli scaffali, registrare i prestiti e guardare in modo feroce chiunque non riconsegnasse il volume entro i termini stabiliti.

Fu così che quando qualcuno bussò alla porta quella notte Myl controllò allo specchio che lo sguardo feroce fosse soddisfacente e si preparò a redarguire quel lettore che si presentava fuori dall'orario di apertura.
Sollevò tre volte le sopracciglia per riscaldare i muscoli, così da non rischiare uno strappo se avesse dovuto aggrottare la fronte con disapprovazione. Atteggiò le labbra in una smorfia di fastidio che aveva ben praticato da tempo. Aprì e rimase subito affascinata dall'uomo che le chiedeva riparo dalla pioggia.

Il bambino che nacque da lì a nove mesi venne chiamato Luval. Myl venne perse il posto poco dopo il parto. Avere figli fuori dal matrimonio, le venne fatto intendere, non era cosa ben vista.

Myl aveva poche risorse, e non aveva mai più rivisto il suo amante occasionale. Aveva però letto molto, così fece la scelta più logica e abbandonò il figlio neonato su uno scaffale della biblioteca. I libri le avevano infatti insegnato che un bambino abbandonato alla nascita finisce inevitabilmente per avere un futuro brillante dopo essere adottato dalla figlia del faraone, o da una lupa o qualcosa del genere.

Certo, aveva riflettuto con un po' di timore, c'è anche quel tale che ha finito per sposare la madre, assumere il padre come avvocato e perdere la vista a forza di leggere le note in piccolo in calce ai contratti, ma Myl preferiva gli uomini più anziani di lei e riteneva che questo la mettesse al sicuro.
Avendo lei una mente da bibliotecaria lo sistemò in ordine alfabetico tra 'Luttuosi avvenimenti della storia recente' e 'mai più senza foglie, i segreti dei sempreverdi : terapie anticalvizie tra gli Ent'.

Passarono gli anni. Luval crebbe nascondendosi tra gli scaffali, nutrito con i panini sottratti di nascosto dalle tasche dei visitatori. Myl divenne una frequentatrice assidua, ignorando gli sguardi di disapprovazione di colei che aveva preso il suo posto.
Incoraggiò il figlio a tenersi nascosto per non farsi cacciare, a non uscire dalla biblioteca e a avere pazienza. 'Le figlie di faraoni hanno parecchio da fare' gli spiegava ' con tutte quelle faccende di stato e le cene di beneficenza a cui presenziare. E anche le lupe, sai, mica hanno tutto quel tempo da perdere, vedrai che prima o poi...'

Ma il tempo passava senza che si facesse viva uno straccio di figlia di faraone. Quanto alle lupe, poi, la loro assenza dalla sala di lettura sembrava denotare una deplorevole mancanza di interesse per la parola scritta. Luval, arrivato oramai ai dieci anni, si sarebbe accontentato di una coppia di pastori, ma anche quelli sembravano scarseggiare. Probabilmente saranno occupati ad adottare altri bambini da altre parti, pensava. Dev'esserci una lista d'attesa.

Ma il tempo continuava a passare senza sorprese. Quando giunse il momento, Luval scoprì la sessualità. Non fu difficile: era il diciottesimo scaffale al secondo piano, a destra dopo l'entrata. In seguito scoprì la Storiografia (scaffale 19) e i Viaggi - libri di (scaffale 3, terzo piano).

A 18 anni era arrivato a Zoologia. Non aveva mai parlato con nessuno tranne che con sua madre.Non era mai uscito dall'edificio e la figlia del faraone continuava a non farsi viva. Quando sentiva avvicinarsi qualcuno si nascondeva per timore di essere cacciato per non avere la tessera.

Ma oramai era troppo grande per sfuggire sempre all'attenzione. Così, un giorno, mentre stava cercando nella sezione Storia antica quel volume che la biblioteca aveva appena acquistato e che lui non aveva nacora letto, ci fu...

...Oh, beh, facciamola breve, tanto è ovvio cosa successe. Ci fu un po' di subbuglio. La bibliotecaria arrivò e Luval venne condotto all'uscita.

Era una giornata serena, di primavera. Qualche passante lo superò senza degnarlo di uno sguardo. Luval fece per nascondersi, poi si rese conto che oramai lo avevano già cacciato. Non c'era più bisogno di farlo.

Poco lontano sentiva il vociare di un mercato. Si avvicinò incuriosito, attratto dalla novità. L'odore di salsiccia arrosto era molto più appetitoso di quello dei panini rubati con cui era sopravvissuto fino ad allora. Un uomo in abiti eleganti gli chiese un informazione e gli diede una moneta come ricompensa.

Non è così brutto qui fuori, pensò. E credo anche di essere in grado di sopravvivere.

Riflettè brevemente. Provava un'emozione strana, nuova. Inspirò a fondo quell'aria, così diversa da quella a cui era abituato. La luce del sole, che in biblioteca filtrava cauta dalle vetrate era quasi abbagliante. Il vocio della folla era strano per lui abituato a silenzi infranti solo dal fruscio delle pagine. Sentiva nostalgia per quello che si era lasciato alle spalle, ma anche sollievo. Non avrebbe più dovuto fuggire in continuazione. Immaginò un posto da cui nessuno lo volesse cacciare e dove ci fosse più bisogno di nascondersi. Era possibile. Sì, ora ne era convinto. Era possibile.

Al diavolo la figlia del faraone, decise.

Si incamminò lungo le vie della città, scoprendo per la prima volta di persona quei luoghi il cui nome aveva solamente letto sulle mappe.

La città era di quelle importanti. Aveva una cattedrale i cui tetti aguzzi puntavano al cielo e tozze fortificazioni radicate alla terra. Aveva un municipio. E palazzi, e mura, e torri e ponti che saettavano sopra un fiume che scorreva tranquillo.

Presto Ci sarebbe stata anche la sua casa.

mercoledì 2 marzo 2011

tom leher

Vi è mai capitato? Vi imbattete in qualcosa, magari un dipinto o una storia, nel mio caso una canzone. Vi piace ma non ci fate troppo caso.

Poi ne sentite un'altra e anche quella non è male, ma anche questa volta non state a pensarci. Non vi siete nemmeno resi conto che si tratta dello stesso autore.

Poi succede qualcosa. Leggete un commento da qualche parte e improvvisamente sapete che ce ne sono altre. E vi incuriosite. E magari vi scaricate gli mp3 e li ascoltate ridendo come dei matti e cercate cosa dice wikipedia di Tom Leher e non riuscite quasi a credere di non avere mai sentito di lui.

Insomma, è quello che è capitato a me. Conoscevo la sua canzone degli elementi. Adesso sto ascoltandole altre.



elements song


Oedipus rex


Poisoning Pigeons In The Park

domenica 27 febbraio 2011

ladri di cadaveri - Burke and Hare



Era da un pezzo che non arrivava in sala un film di Landis. Dopo il sequel non particolarmente riuscito dei blues brothers ne avevo avuto notizia solo per un paio di episodi nella serie "masters of horror".

E adesso, finalmente, ritorna. E, ovviamente, io corro al cinema.

Il film è bello. Splendidamente fotografato in una Edimburgo (incidentalmente tra le mie città preferite) ottocentesca che ricorda un po' la Londra di Sweetney Todd. I dialoghi sono pimpanti e diverse scene macabre e spassose.

Senza addentrarmi nella trama, facile da trovare altrove, si parla di una coppia di scalcagnati malviventi che si guadagnano da vivere procacciando cadaveri da dissezionare alla facoltà di medicina. Storia peraltro vera, almeno nelle sue linee generali.

Ora, dicevo, il film è bello. E' divertente. E' macabro. E' sovente grottesco. Ma soprattutto, mi sono reso conto, è inaspettatamente splatter. C'è un insistito e grandguignolesco piacere di gettare in faccia allo spettatore frattaglie e schizzi di sangue fin dalle prime scene.

Non è cosa che si veda sovente, questa miscela e, a ragione o a torto, mi ha fatto ripensare agli anni ottanta. Il sangue, a quanto ho sentito dire, fa sì che il film venga vietato ai minori, e questo ovviamente limita le vendite. Ergo, fuori dai film horror, se ne vede poco.

E qui invece qui c'è il landis del lupo mannaro americano a londra. Di innocent blood. Ed è stato bello ritrovarlo. Nei personaggi demenziali e nei dialoghi buffi, nell' ampollosità degli accademici e nella carnalità del sangue, dei cadaveri e di folli conversazioni durante un amplesso.

No, non è il suo film migliore. Quello no. Però, diamine, mi è proprio piaciuto.

lunedì 21 febbraio 2011

dialoghi da sitcom

Corso di balli ottocenteschi. L'ambiente è sensibilmente più upper class di quello sbracatissimo a cui sono abituato. Una signora di mezz'età attira la mia attenzione per la fibbia della sua cintura: è piuttosto larga, ovale, con una decorazione che, vista un po' da distante, mi ricorda qualcosa che ho visto in tutt'altro ambiente.

Il ballo avviene a cerchi di coppie, con uomini e donne che cambiano partner ogni pochi passi scorrendo in direzioni opposte. Quando le passo vicino colgo finalmente l'occasione per guardare meglio. La faccio roteare, abbasso lo sguardo e finalmente vedo bene di cosa si tratta.

io - Ah, ecco. Fatta così, da lontano mi sembrava la cintura di Batman.
lei - No! E' di Cavalli!
io - mai sentito. Deve essere un supereroe minore.

E la danza mi porta oltre.

Sono un uomo di classe.

E scommetto che la cavallimobile non è assolutamente all'altezza dell'auto di Batman!

giovedì 17 febbraio 2011

nei panni del cattivo

E' già buio quando esco dall'ufficio e mi dirigo verso casa. Per fortuna abito vicino e posso andare a piedi. E' stata una giornata lunga e irritante: i requisiti sono cambiati e nessuno mi aveva detto niente, così gran parte del mio lavoro è stato inutile e dovrò rifare tutto da capo.

Raggiungo il semaforo mentre sta scattando il verde. Una figura attraversa subito prima di me, mentre ripercorro col pensiero le risposte che, se le avessi pronunciate in riunione, avrebbero reso la giornata molto più soddisfacente.

Purtroppo l'avrebbero resa anche l'ultima con il mio attuale datore di lavoro. Dovrò rinviare quel piacere a *dopo* che avrò vinto vari milioni al superenalotto.

L'asfalto è lucido di pioggia. Un'auto passa rumoreggiando e spargendo schizzi da una pozzanghera. Un rumore attira la mia attenzione e alzo gli occhi notando che la figura davanti a me è una donna.

La strada costeggia un fiume da un lato e un cantiere dall'altro, noi siamo dal lato del cantiere. Alla mia sinistra, oltre una sottile protezione metallica ci sono monconi di palazzo e le cavità fangose delle fondamenta.

La donna si volta e accelera il passo. Mi rendo conto che è questo che mi ha distratto dal mio ruminare. Il ticchettio delle sue scarpe che ha cambiato ritmo e si è fatto più frenetico.

Si volta ancora. Immagino la cosa dal suo punto di vista: sta camminando da sola in una strada disabitata mentre uno sconosciuto vestito di scuro la segue. Il cappello che indosso, ben calcato in testa fino alle orecchie, probabilmente non aiuta. Lo uso perchè sono calvo e, privo della protezione naturale, patisco il freddo più di altri. Ma immagino che non sia il caso di chiamarla per spiegarlo.

Un altro incrocio. Il ticchettio si interrompe quando lei si ferma prima di attraversare.

La vedo distintamente muoversi in una sorta di oscillazione esitante. Si protende in avanti senza fare un passo. Vorrebbe correre via ma non vuole mostrare che è spaventata. Io continuo tranquillamente. Lei attraversa quasi di corsa, poi svolta a sinistra lungo una salita mentre io proseguo attraverso il percheggio del supermercato.

E rimango con alcuni pensieri.

Che forse è stato crudele da parte mia camminare normalmente quando avrei potuto farla sentire più a suo agio semplicemente attraversando la strada.

Che, d'altra parte, è vagamente offensivo che qualcuno si spaventi al solo vedermi, e non mi va di spostarmi solo perchè lei non vuole avermi vicino.

Che probabilmente è così che si sentono tutto il tempo certi stranieri, quando vengono guardati con sospetto perchè vengono dall'africa o da chissà dove.

Che scappare facendo finta di niente non raggiunge nessuno dei due scopi: non si muoveva abbastanza in fretta e le sue intenzioni erano chiare. Devo tenerlo presente se mi capitasse una situazione simile: se fingo indifferenza cammino normalmente, se scappo, scappo e basta.

Che fare paura è fastidioso ma anche stranamente rassicurante. Se io sono la cosa più pericolosa allora non devo preoccuparmi.

Che poi, va a sapere: magari ho frainteso tutto e la ragione per cui andava di fretta e si dondolava al semaforo è che le scappava di andare in bagno.

domenica 13 febbraio 2011

se il mondo seguisse le regole dei gdr

Il regolamento di un gdr è in gran parte un processo di modellizzazione. Ovviamente, nel creare un modello ci si trova a semplificare la realtà in un modo che, a ben vedere, non ha molto senso. Come nella battuta sul fisico che è diventato mandriano e adesso alleva mucche sferiche di densità uniforme.

Ma ognitanto è divertente pensare a come apparirebbe il mondo se applicassimo davvero le convenzioni di molti gdr.

1) Tutte le azioni avrebbero una possibilità significativa di fallire in modo catastrofico. Diciamo una su 20. Le operazioni chirurgiche sarebbero una lotteria in cui non è insolito entrare per un'appendicite e trovarsi con le orecchie al posto del naso. Andare in bagno sarebbe frequentemente imbarazzante.

2) La difficoltà delle azioni crescerebbe adeguando il livello di sfida a quello dei personaggi. Se hai una laurea in matematica devi risolvere un'equazione differenziale per calcolare il conto al ristorante. Se sei un linguista incontri esclusivamente persone che parlano oscuri dialetti uzbechi .

3) alcune persone riuscirebbero a compiere azioni soprannaturali solo perchè sono riusciti a persuadere il master. I miracoli dei santi non dipenderebbero della loro spiritualità ma solo da una buona parlantina "dai, insomma, magari non era così grave, aveva solo bisogno di incoraggiamento, adesso che gli ho detto che è guarito ci crede. Dovresti almeno dare un tiro di dado di possibilità..."

4) Gli uffici di collocamento e le agenzie interinali potrebbero chiudere. Ai disoccupati basterebbe andare al pub a farsi una birra.Uno sconosciuto misterioso li avvicinerebbe subito con un incarico da svolgere.

5) Tutti sarebbero l'aspetto di marty feldman perchè hanno messo i punteggi alti nelle caratteristiche che contano: forza, costituzione e destrezza.

6) I riti funebri consisterebbero nel saccheggiare il cadavere e abbandonarlo dove è caduto. Un'altra persona si presenterebbe poi alla famiglia del defunto e verrebbe accolto come un caro amico anche se nessuno l'aveva mai visto prima.

7) Porte, finestre e mobili apparirebbero improvvisamente dal nulla perchè il master si era dimenticato di descriverli.

8) Le capacità fisiche sarebbero quantizzate. Vai in palestra e per un mese il massimo che puoi solevare è 100 kg. Poi, da un giorno all'altro, puoi sollevarne 130.

9) Non ci sarebbe correlazione tra ciò che fai e ciò che impari. La sera hai una rissa al porto e, il giorno dopo, investi l'esperienza acquisita in quel modo nell'abilità appropriata e hai imparato la fisica nucleare.

10) Le persone si butterebbero frequentemente in mare indossando diverse decine di chilogrammi di ghisa e sarebbero estremamente stupite di non stare a galla.

martedì 8 febbraio 2011

Tango

Ho deciso di aggiungere il tango alle mie attività. Per lo meno ho deciso di provare qualche lezione, dal momento che avevo una sera libera e, come dice quel tale della natura, anche la mia agenda aborre il vuoto. Sul continuare o meno sono un po' incerto: è un ballo piuttosto complesso e non sono certo di volerci mettere l'impegno necessario.

Intanto, l'insegnante insiste che l'uomo deve guidare e la donna seguire i suoi comandi. Dopo avere meditato tristemente che non riesco a farmi ascoltare nemmeno dalla mia gatta, figuriamoci da una ballerina, mi sono ricordato che però almeno con i gatti un sistema l'ho trovato. Magari funziona anche in questo caso. Vale la pena provare.

Quindi, la prossima volta proverò a sventolare una fetta di rognone nella direzione in cui voglio condurre la donna.

E qui sotto, per l'inevitabile nota nerd, il sexy data tango, dedicato al noto personaggio di tng.

domenica 6 febbraio 2011

arcore's nights

che, sì, va bene, probabilmente sono arrivato buon ultimo e questo video lo conoscono già tutti, ma è veramente fatto benissimo e mi ha fatto morire dal ridere.

E, tanto per riportare l'argomento almeno marginalmente su temi sf, sto masterizzando il gdr di star wars (versione d6)con uno dei due gruppi con cui mi trovo regolarmente. Ho deciso di ambientare la storia qualche anno dopo la battaglia di Yavin. L'universo non è interamente canonico in quanto non mi sono mai preso la briga di seguire gli sviluppi dell'universo esteso(1).

Volevo caratterizzare uno dei governatori imperiali rimasti come una sorta di satrapo decadente, e adesso mi trovo nella condizione che farlo sembra una presa di posizione politica. E' deprimente creare una caratterizzazione esasperata e quasi parodistica e notare che, a parte qualche particolare nell'anatomia delle escort aliene, rappresenta una descrizione passabilmente accurata di quello che ci troviamo davvero al governo.

(1) qualcuno si stupisce che Yoda volesse respingere anakin in quanto, tra le altre cose, troppo vecchio per iniziare l'addestramento. Avendo letto un fumetto in cui i figli di Han e Leia usavano la forza per respingere l'imperatore redivivo mentre erano ancora allo stato di feti nel grembo della madre... beh, Anakin era praticamente un matusalemme quando ha incontrato Obi Wan.

mercoledì 2 febbraio 2011

tarocchi fantasy

No, non i soliti tarocchi con elfi e fatine. Penso che i veri tarocchi fantasy dovrebbero essere pressapoco così:

0: il matto
un ragazzo legge terry brooks comodamente sdraiato sul letto. Sul comodino si vedono impilati i romanzi di eragorn e twilight. Poco più in la, i libri di Tolkien, Howard e Moorcock sporgono dal cestino della spazzatura.

1: il bagatto
Terry Pratchett lavora al word processor. La tesa del suo cappello forma il simbolo dell'infinito

2: la papessa
una donna vestita di scuro, con abbondanti trine e ornamenti celtici. Stringe in una mano una manciata di cristalli e nell'altra un libro sulle fate.

3: l'imperatrice
una donna dietro allo schermo del master. Impugna in una mano un dado da 20 e nell'altra un manuale di gioco

4: l'imperatore
un uomo dietro allo schermo del master. Impugna in una mano un dado da 4 e nell'altra un manuale di gioco

5: il papa
un prete assiso in poltrona accanto al camino. Dentro il camino si vedono bruciare svariati libri fantasy tra cui harry potter

6: l'innamorato
un uomo con la mascella aperta e la lingua a penzoloni che osserva una ragazza vestita da lamu durante la sfilata cosplay

7: il carro
un'auto ferma davanti a un bivio. I cartrlli indicano che le strade portano a "convention star trek" e "convention star wars"

8:la giustizia
Una donna in piedi. In una mano regge il manuale del giocatore, nell'altra una bilancia

9:l'eremita
un uomo che gioca a word of warcraft. accanto a lui una pila di piatti sporchi. Dal cestino spuntano i pacchetti vuoti di "quattro salti in padella"

10: la ruota della fortuna
una ruota di legno. un lato il ritratto di robert jordan rivolto verso il basso, dall'altro quello di Brandon Sanderson che sta salendo. Al centro, sul mozzo della ruota, la copertina del libro "The Eye of the World"

11: la forza
Una donne tiene spalancate le fauci di un cane con le mani. Un uomo scruta nella gola dell'animale in cerca del dado che ha inghiottito

12: l'appeso
Un uomo fa esercizi su di una panca a inversione. Dietro di lui, su di uno scaffale, si intravedono i libri di "a song of ice and fire"

13 la morte
un dado a 20 facce su cui è appena uscito il numero "1"

14 La Temperanza
Una donna si versa una tisana alla pesca da una caraffa al tavolo da gioco. Il suo volto è sereno. Attorno a lei, gli altri giocatori si strafocano di birra e patatine

15 il diavolo
Un uomo con corna e zoccoli caprini prende dagli scaffali di un negozio l'ultima copia di un libro fuori catalogo. Di lato, due ragazzi tendono la mano inutilmente ma sono arrivati troppo tardi.

16 la torre
una pila di dadi che sta crollando. In cima si trovavano due miniature che stanno cadendo anche esse.

17: le stelle
una figura femminile scalza si abbassa per raccogliere una bottiglia di birra dal tappeto. Nel farlo calpesta un dado da 4. Il dolore fa apparire stellette e uccellini attorno alla sua testa

18: la luna
Una mano solleva un bicchiere di birra dal tavolo. Sotto il bicchiere rimane una macchia a mezzaluna.

19: il sole
La luce di un proiettore cinematografico visto frontalmente. Sotto la luce siedono nelle poltrone del cinema due persone, sgranocchiando pop corn.

20: il giudizio
la home page di un blog di recensioni. Il logo rappresenta un angelo con la tromba.

21: il mondo :
una donna sospesa sopra il manuale dei forgotten realms. la figura è circondata da un ovale. Ai quattro angoli della carta si trovano alcune figure allegoriche.

domenica 30 gennaio 2011

dovrei tener meglio d'occhio le notizie sf italiane

Che oggi, a pranzo, sfoglio il giornale e scopro così per caso che mi hanno messo in piedi un museo del fantastico praticamente sottocasa e io non me ne ero manco accorto.

E c'era pure l'inaugurazione di una mostra temporanea su ufo e spazio 1999.

Da parte mia posso dare come attenuante che probabilmente non sono stato l'unico a lasciarmi sfuggire la notizia. Alla conferenza d'apertura ho contato una trentina di persone inclusi ospiti, gestori (si tratta di un'associazione, difatti invece di un biglietto rilasciano una tessera associativa), presentatori e personaggi che avevano materiale in esposizione. Non propriamente una folla oceanica.

Dato che di quarantenni che ricordano con affetto le serie televisive di Gerry Anderson ce ne sono ben di più posso solo immaginare che molti non sapessero dell'evento.

Il museo è simpatico. C'è l'ovvia difficoltà di cosa presentare per un argomento così generico come il "fantastico". Quindi parte della mostra presenta i soliti pannelli con foto di scena o diagrammi e commenti su "blade runner" o "il gregge alza la testa" e un'altra un tavolo con una splendida ricostruzione della città di halloween da nightmare before christmas.
Il resto offre per lo più una gran quantità di modellini e giocattoli in una visione alquanto quotidiana del fantasy come entra nelle nostre case. Ho provato un impeto di nostalgia riconoscendo alcune cose che avevo e altre che se non sbaglio dovrei avere ancora. L'effetto è per lo più quello di aggirarsi in casa di un amico molto nerd che non abbia mai buttato via niente.

In una stanza si trova anche una riproduzione a grandezza naturale di tette di nove.



Che se avessi avuto la polverina che usa la polizia per vedere le impronte digitali mi sarei divertito a contare le ditate, ma anche così sospetto che più di uno spettatore sia venuto meno alla sacra regola dei musei di non toccare gli esemplari esposti.

Capita a volte che alcune statue di santi abbiano una parte che "porta bene" toccare, e che quella parte con gli anni si sia consumata a forza di sfregamenti fino a essere ben più logora del resto della figura. Una riproduzione di 7of9, secondo me, si presta bene a diventare la prima figura umana con il petto concavo.

Insomma, una scoperta interessante. A quanto mi si dice esiste da poco. Mi rimane un po' il dubbio di quanto si possa organizzare un museo interessante su di un argomento vasto come il "fantastico" senza avere a disposizione fondi e spazi altrettanto vasti ma da appassionato posso solo sperare che cresca. Adesso che so che esiste la terrò d'occhio

mercoledì 26 gennaio 2011

i predatori della parca perduta

Tempo addietro bazzicavo una mailing list chiamata "il regno di chimera". Si trattava pressapoco di un gdr via mail in cui mi ero creato come personaggio un topo di biblioteca chiamato Luval.

Più recentemente, ho preso l'abitudine di postare delle specie di miniraccontini in un forum. A corto di idee per il tema del mese, ho recuperato un vecchio post della ml, l'ho ripulito un po', ci ho aggiunto un finale e l'ho postato lì. Dato che mi sembra carino, lo ripropongo.

Era nato storia da portare avanti con un amico. Le indicazioni dell'altro narratore erano "mettimi tu un personaggio, il classico guerriero con l'intelligenza di un comodino". Poi però ha cambiato idea e non ha partecipato, così il mio post è rimasto in sospeso fino a quando l'ho ripreso in mano qualche settimana fa.

ecco qui, dunque:


I predatori della parca perduta


- Le tue chiappe devono avere la consistenza del cuoio - imprecò Luval. Urthar aveva cavalcato tutto il giorno senza risentirne, ma lui iniziava a pensare che non sarebbe mai più stato in grado di camminare normalmente.

Urthar ricambiò le sue parole con uno sguardo stolido. Era un uomo da epica cavalleresca. Aveva muscoli d'acciaio, nervi d'acciaio e tendini d'acciaio. Altro acciaio era distribuito sul suo corpo sotto forma di armatura, spade, asce, coltelli e sciabole a sufficienza per un piccolo corpo d'armata. Vedendolo sorridere, Luval aveva pensato a una di quelle nuove macchinette per raddrizzare i denti. Errore. Paradenti in acciaio.

A compensare tutto quel metallo, il cervello era molto meno impressionante. Una necessità professionale, sospettava Luval: la tendenza a porsi complesse domande filosofiche rappresenta una pessima strategia di sopravvivenza sul campo di battaglia. Quando la spada del nemico è levata sopra la sua testa, l'eroe che perde tempo a chiedersi se la verità è bellezza o la bellezza verità è un eroe i cui pensieri sono forse profondi ma certamente brevi.

Arrestò il cavallo, estrasse un massiccio volume da una delle sacche e iniziò a sfogliarlo. Le descrizioni sulle antiche pagine erano meno affidabili di quanto aveva sperato.

Urthar si voltò impaziente.

- Siamo arrivati? Quando cominciamo a spaccare teste?

- Ci siamo quasi - rispose Luval - E non pensare a tutto in termini di teste rotte. Ti ricordi, vero, quale è il nostro scopo?

Un ghigno preoccupante si allargò sul viso di Urthar. - Sconfiggere i nostri nemici. Vederli fuggire di fronte a noi e sentire i lamenti delle loro donne!

Luval gemette. - Non precisamente. Stiamo cercando di raccogliere informazioni. Ti è chiaro il concetto di raccolta di informazioni, vero?

- Certo. Cerchiamo qualcuno e gli chiediamo a chi dobbiamo rompere la testa.

- Voglio dire che stanno succedendo cose strane. Cose mai successe prima e stiamo cercando chi può spiegarle. Vorrei che la mia mappa fosse un po' più recente. La montagna che abbiamo incontrato ieri non era segnata e persino in una regione così ricca di magia l'orogenesi non è cosa che avvenga da un giorno all'altro.

- Mi piace la tua mappa. Ci sta guidando in posti divertenti.

Luval rabbrividì. Il concetto di divertimento del suo compagno includeva orchi, troll, banditi e un drago i cui denti si trovavano ora nelle bisacce del cavallo. Almeno l'aveva convinto a non portarsi dietro tutta la testa come trofeo.

- Mi fa piacere che tu ti diverta.- Borbottò - Comunque ci stiamo avvicinando. La quarta delle tre sorelle dovrebbe essere là sotto.

- Lo pensavi anche ieri. Come fai a dirlo?

Luval fece un gesto ampio, indicando la vallata con il braccio .

- Guarda bene.

Erano sul culmine di un crinale. Il paesaggio si estendeva ancora tinto d'autunno, malgrado l'inverno imminente. Una foresta, piccole colline colore della ruggine, un ruscello tintinnante. Il cielo era sereno. La strada, poco più che un sentiero, spariva tra gli alberi per poi riapparire a sprazzi, dove gli alberi si diradavano. Il panorama era di una bellezza da mozzare il fiato.

Sembrava progettato da qualcuno che avesse studiato per secoli prima di sistemare anche una sola foglia.

Questo, naturalmente, perché era stato progettato da qualcuno che aveva studiato per secoli prima di sistemare anche una sola foglia.

Per quello erano venuti.

Tutti conoscono le tre sorelle. Solo nomi cambiano a seconda di chi racconta la storia. La prima fila il destino degli uomini, la seconda misura e la terza... lei ha le forbici.

Pochi si chiedono cosa facciano le sorelle con tutto quel filo. Quei pochi, talvolta, scoprono che esiste un'altra sorella.

La quarta delle tre. Quella che in una stanza in disparte disegna i modelli da realizzare con il tessuto filato dalle altre. Quella che secondo le leggende si è rifugiata sulla terra dopo un litigio furibondo circa l'ampiezza di una scollatura. Chi dice che le grandi storie appartengono al passato non sbaglia: il presente ricicla i vecchi modelli. Le tre sorelle non hanno fantasia.

- È lì - disse Luval. - Quando è venuta a tenere il broncio sulla terra ha scelto un posto che le piacesse. Il suo capolavoro.

- La coglieremo di sorpresa. Ci dirà quello vogliamo o le spacchiamo la testa.

Luval scrollò la il capo. - Non siamo venuti per combattere. E poi, pensi che qualcosa possa sorprendere lei?

Era lì. Ne era sicuro. E chi se non l'artefice dei cartamodelli del cosmo avrebbe saputo rispondere alle sue domande? Il destino, il futuro, ogni cosa, era tutto lì.

Si inoltrarono nel bosco. Luval e, accanto a lui, l'imponente massa corazzata di Urthar. L'aria era profumata, la luce filtrava delicata attraverso i rami. Gli zoccoli dei cavalli risuonavano ritmici nel silenzio. Urthar rivolse il volto blindato verso Luval.

- Questo bosco non è così selvaggio come sembrava.

La voce, resa metallica dall'elmo, era rimbombante e perplessa. Luval sospirò guardandosi attorno. Avrebbe potuto usare molti termini per definire quel bosco, ma 'natura selvaggia' non sarebbe stato appropriato. Questo per numerosi piccoli particolari che permettevano a un occhio attento di distinguerlo da quegli ambienti alquanto più rustici che il termine tende a fare affiorare alla mente.

- Ti riferisci alle siepi di erbe aromatiche perfettamente potate che costeggiano la strada? - Chiese Luval indicandole. Un giardiniere avrebbe pianto di commozione di fronte alla perfetta regolarità di quei contorni.

- Potrebbero anche essere un fenomeno naturale.

- Forse la sagoma degli alberi? Ne abbiamo incontrati alcuni piuttosto insoliti.

Urthar scrollò il capo con uno stridio metallico - Può succedere, spesso gli alberi hanno una forma strana. Quello che sembrava il Pavid di Chimerangelo (1) era notevole.

Luval ripensò alla radura. Uno slargo in cui gli alberi si ripiegavano in perfette riproduzioni arboree delle sculture più celebri, dal Pavid alla dea Appena(2)

- Va bene. - sbottò - Per te è naturale che i cespugli crescano con regolarità da geometra e gli alberi assumano l'aspetto di sculture. Allora cos'è che ti è sembrato così sorprendente?

- I ragni - rispose urthar trionfante.

- I ragni? - fece Luval incredulo.

- Certo. Le piante possono assumere forme strane, ma quella è inspiegabile.

Indicò una ragnatela sul ciglio della strada. Luval smontò da cavallo per vedere meglio. Si suppone che i ragni non usino fili colorati, tanto per cominciare, e quanto all'intreccio...

- Credo raffiguri la battaglia di Piffengard - commentò. Vedo sulla destra la torre di Buroman.

Urthar annuì. Quali che fossero le sue carenze in altri campi dello scibile quali la matematica, la letteratura o il buon senso, sulle battaglie era preparato.

Luval si ritrovò a scorrere con l'indice le sagome di quel minuscolo arazzo. Le dita accompagnarono la carica degli eroi senza mai sfiorare la superficie così fragile, esitarono lungo i contorni delle torri, sostarono sull'immagine di Buroman dopo la battaglia, furioso con i suoi soldati perché in seguito all'abuso di frecce infuocate non era rimasto un tocco di legna per cucinare la cena. Poi un soffio di vento gonfiò quella tela spingendola verso di lui.

Ritirò la mano troppo tardi. I fili aderirono alle sue dita e si lacerarono. Le immagini si deformarono. Brandelli giacquero svolazzanti e incompleti.

- Tutto distrutto...

- È sempre così - rispose Urthar dimostrando un'insospettata saggezza o, più probabilmente, di avere seguito i propri pensieri ignorando totalmente la conversazione in corso. Ripartirono. In lontananza si vedeva una montagna innevata.

Le giornate erano cristalline, le notti terse e profumate. Stelle più luminose che in ogni altro luogo osservavano i loro giacigli dall'alto e il cinguettio degli uccelli si dispiegava in elaborati contrappunti e melodie polifoniche. La montagna innevata era sempre più vicina.

Il terreno sorse in palazzi e le rocce composero arabeschi lungo il greto dei torrenti. Nell'acqua i pesci formavano coreografie elaborate che li portavano a innalzare la coda verticalmente fuori dalle onde.
La montagna innevata era sempre più vicina.

Raggiunsero la montagna .

E non era neve.

Urthar incuneò la punta della lancia sotto il tessuto e sollevò la stoffa. Per un attimo Luval si chiese dove avesse appreso quella capacità quasi miracolosa di fare apparire dal nulla le armi di cui aveva bisogno.

- Non è neve - disse infine Urthar.

- No – rispose Luval, giusto per non lasciare morire la conversazione.

- E' un telone. Di quelli che si mettono sui mobili per impedire che prendano polvere.

-Vero.

- Ma che genere di persona mette un telone per impedire che una montagna prenda polvere?

- Il genere che stavamo cercando. Il genere per cui una montagna è solo un mobile come un altro. - Luval lasciò scorrere lo sguardo sul candore ancora immacolato del tessuto - E a quanto pare se ne è andata.

- Mi spiace - commentò Urthar - Non c'è nessuna delle risposte che cercavi allora.

- Sì che ho trovato quelle risposte. La quarta sorella si è rappacificata con le tre. Solo questo può spiegare la sua partenza. E' tornata a casa e prepara nuovi progetti. Per questo avvengono cose nuove e strane. Possiamo tornare anche noi.

- Avremo occasione di spaccare qualche testa lungo la strada?

- Ne sono certo - rispose Luval, ripensando alla quarta sorella e alle nuove storie che stava senz'altro componendo in quello stesso momento. E sorrise prima di aggiungere - teste come non ne hai mai incontrate.

Urtar sorrise e un raggio di sole si riflesse in un brillio metallico dalla sua bocca.

- Andiamo.

(1) Pavid è uno dei più grandi vigliacchi della storia. La statua lo raffigura in procinto di combattere con un guerriero molto più forte di lui.
Libri e libri sono stati scritti per descrivere la tensione muscolare, la dinamicità dei gesti e la plasticità della posa. Questo è particolarmente notevole se si tiene conto che la statua mostra solamente una fionda ancora sospesa in aria prima di cadere mentre il Pavid è, presumibilmente, già lontano in fuga.

(2) La dea Appena è la divinità tutelare degli incarichi completati appena in tempo. Tradizionalmente viene rappresentata come una donna dai capelli scomposti colta nell'atto di afferrare scudo e lancia tentando al tempo stesso di aprire la porta per uscire e infilarsi un paio di scarpe spaiate. Talvolta, nel farlo, inciampa in una civetta.

lunedì 24 gennaio 2011

10 cose riguardo a tron legacy

1) gli efetti speciali sono belli. La grafica del mondo dentro il computer è una trovata splendida del primo tron e viene conservata piacevolmente.

2) il 3D è usato con parsimonia. Per fortuna, oramai sono abbastanza rari i film 3D che rompono le scatole buttando oggetti addosso allo spettatore.

3) un titolo alternativo avrebbe potuto essere tron - infodump. O anche tron - crap dialogue.

4) Il jeff bridges in cg è spettacolare. A saperlo si nota che è finto, ma se non l'avessi letto in anticipo non credo che l'avrei notato. Avrei pensato solo a un' interpretazione un po' legnosa (e mi sarei chiesto dove hanno pescato un sosia così perfetto, ma questa è un'altra storia)

5) La iso è figa ma ha poche tette. Quando jeff bridges va a rovistarle nel codice (ahem) al suo posto ci avrei aggiunto un setTitsSize(LARGE);

6) Non ci hanno neppure provato a mappare gli oggetti e i personaggi del film con qualcosa di autenticamente informatico. Nessun "saliamo sul bus dati" o cose simili. mi è un po' mancato.

7) Mi è piaciuto il parallelo biblico su cui è impostata la storia. Non riesco a credere di essere l'unico che lo ha notato. Insomma, a un certo punto lo urlano persino nel film "è il figlio del nostro creatore". Si può essere più espliciti?

8) il piano del cattivo è demenziale. Pensa davvero di invadere il mondo con un esercito di tizi armati di frisbee che sbucano uno alla volta da uno scantinato?

9) alla fine il ragazzotto carica tutto il mondo di tron su di una chiavetta/cellulare/qualcosa. Ok, bel tocco per puntualizzare quanto i supporti moderni superino quelli obsoleti degli anni 80. Ma davvero andava in giro con un adattatore da porta seriale a usb o simili?

10) Immagino sia una necessità di immagine per mostrare i volti degli attori, ma mi fa senso vederli girare in motocicletta senza casco nel finale. Sono sopravvissuti a tutto quel casino in un mondo parallelo e adesso rischiano di ammazzarsi per aver trascurato un'elementare norma di sicurezza?

martedì 18 gennaio 2011

bilingual pun of the day

Questo l'ho letto su rpg.net e mi è piaciuto troppo per non condividerlo.

Berlusconi is Il Douche!

E' deprimente sapere che il nostro presidente del consiglio è un tale personaggio che persino su di un forum straniero dedicato a gdr gli dedicano battute del genere.


per chi non lo cogliesse, il gioco di parole è tra Duce e Douche (a person, usually male, with a variety of negative qualities, specifically arrogance and engaging in obnoxious and/or irritating actions)

lunedì 17 gennaio 2011

quando accettare gli inviti?

Mi hanno invitato a una festa. Ho esitato un po', poi ho deciso di formalizzare il metodo più ragionevole per decidere se accettare o meno e l'ho inviato a chi mi aveva invitato così che potesse valutare personalmente.

Nell'interesse di aiutare a decidere chi si dovesse trovare in un simile dilemma, ecco qui. Fatene buon uso.

martedì 11 gennaio 2011

hereafter

E così sono andato a vedermi l'ultimo film di Clint Eastwood. Al secondo tentativo, peraltro, che al primo, pur arrivando con mezzora di anticipo, i posti erano tutti esauriti.
Anche al secondo tentativo le poltrone migliori erano già andate e siamo capitati in seconda fila e in posizione molto laterale. Così la prospettiva deformava l'immagine e sembrava che come direttore della fotografia avessero evocato lo spirito di Modigliani.



comunque, il film non era male. Avevo letto pareri negativi ma sono uscito soddisfatto. Lo metterei alla pari con Invictus: piacevole ma niente di speciale. Resto dell'idea che l'ottimismo non sia nelle corde di Eastwood: il film è eccellente quando le cose vanno male, ma diventa più scialbo ogni volta che migliorano.

La trama è nota: tre storie parallele accomunate dal desiderio di scoprire cosa ci sia oltre la morte. Argomento che un regista oramai anzianotto come il nostro probabilmente considera con un certo interesse. La prima storia è quella di una giornalista francese, la seconda quella di un sensitivo e la terza riguarda un ragazzino londinese.

Riguardo al cast, geniale l'idea di assegnare il ruolo della giornalista francese a un'attrice chiamata Cécile De France. Indipendentemente da ogni altra considerazione penso che con un nome così abbia ottenuto la parte senza nemmeno bisogno di un provino.

eastwood: Ok. Rimane solo il ruolo della giornalista francese.
direttore del casting : le candidate sono Cécile de France, Mary Australian e Kristin Kraut
eastwood: Uhmm decisione difficile

Ma soprattutto, questo film mi ha colpito per una scena.

Piccolo spoiler. non è niente di fondamentale, ma se ci tenete a non conoscere nessuna scena in anticipo non proseguite.




ci siete ancora?




Ok.




Allora, immaginate di essere una donna. Avete conosciuto un uomo. Uno niente male, diciamolo, che Matt Damon non sarà figo come me ma non è nemmeno Marty Feldman. L'avete visto un paio di volte, non di più. Non si può ancora dire che lo conosciate bene.

Andate a casa sua.

Ora siete soli in casa. Lui inizia a cucinare. Ha un coltello in mano. Lungo. Lucido. Affilato. Tagliente. Mentre spezzetta le verdure vi racconta di come fin da piccolo abbia iniziato a sentire le voci. I medici gli hanno diagnosticato una malattia mentale e raccomandato dei farmaci, ma lui ha smesso di prenderli.

Voi quanto ci mettereste a uscire di corsa dall'appartamento?

O davvero sono io che non capisco niente di psicologia femminile?

lunedì 3 gennaio 2011

regali natalizi 2: il problema non è quello.

Il barbaro è sposato, il ladro è sposato, il mago è sposato e ha due figli.

Il nano si è sposato a sorpresa dopo aver gestito la sua vita privata con tale nanica riservatezza da farci dubitare per anni che ne avesse una.

Tra i giocatori del mio gruppo della domenica solo io e il ranger siamo ancora ostinatamente single. La cosa comporta occasionali battutine e discorsi del tipo "siamo preoccupati per te, guarda che anche voi invecchiate". Quando succede reagisco con un misto di (poca)commozione perchè i miei amici si preoccupano per me e (parecchio) fastidio per questi scassaballe che non si fanno i fatti loro.
Perfino mia madre oramai si è rassegnata e adesso mi tocca farmi fare il predicozzo dal mio gruppo di d&d?

Comunque, a natale ci siamo scambiati i regali. Io e l'altro single del gruppo abbiamo ricevuto ognuno un buono per due persone per una cena al ristorante. Ovviamente, il buono è arrivato con la raccomandazione di usarlo per uscire dalla singletudine.

Ora, c'è un problema in questa logica. Uscire a cena con una ragazza (o più propriamente donna, vista la nostra età) richiede due elementi fundamentali:

1) una donna con cui uscire
2) un luogo in cui andare.

Probabilmente è un complimento che i miei amici abbiano individuato il problema nel punto 2.

Evidentemente la mia avvenenza è tale da far credere che io abbia torme di donne alla porta e l'unico problema sia trovare un luogo in cui portarle.

Intanto, però, dovrò chiedere al ristorante se posso convertire la cena per due in due cene per uno, così ci vado due volte io.