mercoledì 31 dicembre 2008

auguri

di recente mi sono rivisto un certo film. E ho deciso di cercare la locandina per costruire un mesaggio di auguri in tema.


giovedì 25 dicembre 2008

sabato 20 dicembre 2008

come i cani che assomigliano ai padroni

Dicono che i cani finiscano per assomigliare ai loro proprietari. Non sono certo che non sia piuttosto vero il contrario : conosco persone che portano quotidianamente a spasso una copia quadrupede di sè stessi. Sovente la somiglianza dipende da una certa caninità loro piuttosto che da un'umanità dell'animale.

Sarebbe interessante fare uno studio sul legame tra i giocatori e i loro personaggi. C'è un parallelismo nella loro evoluzione? Al mutare del tavolo da gioco, i personaggi mutano forse allo stesso modo?

L'argomento non è affatto peregrino nè presentato senza attenta riflessione. Tutt'altro. si tratta invece del frutto di un ben ponderato elucubrare sui cambiamenti del gruppo con cui gioco a d&d fin dal 1989.

Allora, ricordo, sulle nostre tavole non c'era altro che le schede, i dadi e talvolta una bottiglia d'acqua o di una bibita analcolica. Anche i nostri personaggi facevano vita spartana : un'armatura, un'arma, poche razioni alimentari.

Questo bastava per loro.

Oggi, i nostri ritrovi prevedono almeno popcorn, due tipi di patatine, tacos, salse piccanti per i tacos, abbondanti birre e di solito un elemto aggiuntivo per dare un tocco di originalità alla serata ( vodka alla pesca, salsicce alla piastra e dolciumi tedeschi sono esempi di questi tocchi personali.

Quanto ai nostri personaggi, l'inventario delle vettovaglie con cui si spostano i prodi ma tutt' altro che ascetici avventurieri include :

25 pecore
3 maiali
40 galline
2 galli
50 litri di vino rosso
50 litri di vino bianco
20 litri di grappa
4 vacche
24 conigli
10 tome
10 salami
grano,riso,farro,fagioli,patate, cipolle,carote in quantità non specificata.

2 carri per trasportare tutto quanto

1 pastore per tenere d'occhio il bestiame che non possiamo fare stare in gabbia sul carro.

Perfino gli oggetti magici si sono adeguati : di recente abbiamo trovato una padella antiaderente +1 alle prove di cucinare.

Voi che ne dite? C'è un parallelismo?

mercoledì 10 dicembre 2008

Consigli di moda

Supponiamo che abbiate deciso di andare a vedere la fete de lumieres a Lione. Partenza e rientro in giornata in auto, che è già una bella sfacchinata.

Supponiamo altresì che abbiate la scelta di 2 paia di pantaloni da indossare : il primo l'avevate comperato quando eravate più cicciotti e vi va un po' largo. Il secondo l'avevate preso quando eravate più magri e vi va un po' stretto.

Ecco, il consiglio è di indossare quello più largo.

Perchè?

Perchè se faceste la scelta opposta, la tensione potrebbe risultare eccessiva per il tessuto e la conseguenza potrebbe essere uno squarcio lungo tutto il contorno della tasca posteriore destra, e una conseguente cura crioterapica per il vostro gluteus maximus.

Intendiamoci, non sto dicendo che una cosa del genere sia successa.

Figuriamoci.

Ne' intendo dire che, visitando la cattedrale qualcuno abbia commentato che sono in molti a scoprirsi il capo entrando in chiesa ma pochi spingono la propria ossequiosità al punto di scoprirsi le chiappe.

Assolutamente.

Tantomeno potrebbe essere successo che alla mia battuta circa il "speriamo che nessuna fanciulla locale rimanga troppo affascinata dal fascino marmoreo dei mei glutei" qualche mio amico abbia osservato "sarà meglio che sia una fanciulla, che se è un gay la strada è già bell' e aperta"

affatto.

E' tutto un discorso, come si dice... ipotetico.

In ogni modo, le luci erano belle.




domenica 30 novembre 2008

Carole natalizie alternative

Natale si avvicina. Nei supermercati le decorazioni natalizie sono ben in evidenza e nella mia collezione di boiate clamorose, mi sono recentemente imbattuto in una serie di autentici capolavori.

I tizi della H.P.Lovecraft historical society si sono divertitti a incidere un disco con le canzoni natalizie in chiave cthulhoide. I pezzi sono uno più bello dell'altro.

La mia preferita è la carol of the old ones, ma per entrare nello spirito natalizio mi pare sia meglio qualcosa di più celebre.

Non siate banali! Non seguite il gregge!
Gettate cia i vostri inflazionatissimi babbi natali rampicanti che ogni anno infestano i balconi e preparatevi a un natale cthuloide con








silent night , blasphemous night
people quake at the sight
monsters rising from deep r'lyeh
people screaming "please go away!"
great cthulhu has come
great cthulhu has come


silent night , blasphemous night
great ones raise death's in sight
orrid beasties enslaving mankind
cosmic terrors destroying your mind
we are all going to die
we are all going to die

martedì 25 novembre 2008

caro tizio incontrato sul treno

Era da un po' che non mi capitava di prendere il treno. Mi ero disabituato all'idea di trovarmi di fronte a uno sconosciuto che insiste a chiacchierare. E stavolta ho incontrato davvero un esemplare particolarmente pittoresco della categoria.

Caro vicino di posto, capisco che la nascita di un figlio possa avere postato un calo di desiderio da parte di tua moglie.

Capisco che la cosa possa averti dato fastidio.

capisco, anzi apprezzo, che tu abbia scelto di risolvere questo fastidio in una maniera che non risulti distuttiva per il tuo rapporto di coppia. Per esempio non ti sei preso un'amante nè hai cercato di forzare tua moglie a un rapporto che lei non desiderava.

Però anche tu devi capire una cosa.

Se vuoi fare conversazione spicciola con uno sconosciuto che ti trovi davanti per caso sul treno, ci sono argomenti più o meno appropriati.

Le esatte modalità delle tue pratiche onanistiche, se proprio non te ne rendi conto da solo, rientrano tra gli argomenti non appropriati.

Che diamine.

venerdì 14 novembre 2008

La veridica historia del pinguino mannaro


Non sono molto rapido a scrivere, ma talvolta mi diverte farlo. Qualche anno fa mi sono fatto coinvolgere in un browsergame dedicato alla lotta tra vampiri e mannari. Era un gioco assolutamente insulso, che consisteva nel premere monotonamente lo stesso bottone per un certo numero di volte ogni giorno.

C'era qualcosa di più ma non molto.

Siccome tutti davano al proprio personaggio nomi pomposi e serissimi io, che tendo a fare sempre il contrario ho chiamato il mio personaggio "pinguino mannaro".

E siccome molti scrivevano una paginetta di background, ho scritto anche io una paginetta di bg per il mio. E siccome qualcuno mi diceva di averla trovata divertente, ho continuto a espnderla per un po'. Ho finito per affezionarmici al mio pinguino, così ho deciso che non mi sarebbe dispiaciuto ripostare anche qui il suo background. Così, ecco qua.


Un paio di precisazioni per alcuni riferimenti che altrimenti sono incomprensibili : in quel gioco, andando a caccia per sfamarsi, capitava talvolta che la caccia fallisse con un messaggio del tipo "mentre eri occupato a cacciare hai sbattuto la testa contro un lampione e seir rimasto svenuto 10 minuti".

Inoltre, per qualche ragione, gran parte delle armi erano martelli da guerra con nomi strampalati come "angelo della vendetta."

L'alquanto improbabile base antartica è vagamente ispirata all'altrettanto improbable base antartica de "la cosa", di carpenter.




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I

Mario Pautasso era impegnato in una spedizione al polo sud. Vagava nella notte in cerca del campo base dopo essersi perso andando al magazzino a recuperare una scatola di filetti di merluzzo surgelati quando sentì un rumore inquietante provenire da dietro di sè, sulla banchisa.

si voltò di scatto. Nulla. I ghiacci, illuminati dalla luna piena, erano deserti. Nervosamente, riprese a camminare, sempre più svelto. Un'altro rumore dietro di sè. Non osò voltarsi a guardare. Correva, ora. Qualcosa lo aggredì e lo buttò a terra. Vide confusamente la figura che lo stava travolgendo e per un attimo pensò fosse un uomo in abito da sera. Poi vide il becco e capì.

La belva s'impossessò del filetto di merluzzo con un colpo di becco. Lui non gli interessava ma il becco lasciò comunque un taglio profondo sulla mano che reggeva la borsa.

Mentre l'animale si allontanava con il suo bottino, Pautasso sentì il proprio sangue ribollire sotto l'effetto dell'antica maledizione che gli era stata trasmessa. Sotto la luna piena, nei ghiacci antartici, Pautasso mutò. Dove era stato un uomo ora si trovava un pinguino alto un metro e ottanta.

- Pesce! - gridò alle fredde stelle sopra di sè con voce che era richiamo di uccello. - ho fame di pesce! -


II


La base antartica si occupava di misurazioni metereologiche. Il suo personale ridotto all'osso era costretto a vivere isolato per molti mesi all'anno. Per questo includeva una psichiatra, incaricata di sorvegliare la salute mentale di persone sottoposte a uno stress così intenso.

Valentina Levi sedeva su di una poltrona confortevole, accanto al lettino su cui era sdraiato il suo paziente. Si sforzava di non guardarlo : raramente nella sua professione aveva incontrato una fissazione così coinvolgente. Picchiettò la matita sul taccuino e decise per un approccio diretto.

- Signor pautasso, lei si rende conto che i licantropi sono solo una leggenda, vero? E' solo una malattia mentale che spinge le persone a credersi trasformati. Nella realtà sono gli stessi di sempre.

- Sqwaaak! - rispose il pinguino alto un metro e ottanta sdraiato sul lettino. - Squeeeek - aggiunse per meglio chiarire la questione.

- Sa cosa sto pensando, signor Pautasso?

- Squaak?

Il pinguino si era voltato verso di lei per rispondere. La dottoressa Levi intravide un becco lungo trenta centimentri e ruotò ancora la sedia finchè non fu fuori dalla sua visuale. Non è un vero pinguino, ripetè tra sè. La licantropia non esiste e quindi non è un vero pinguino. Il fatto che a me sembri tale e solo un sintomo del mio eccessivo coinvolgimento in questo caso.

- Lei sa, naturalmente, che il pinguino è un uccello.

- Squak! Annuì Pautasso agitando le ali simili a pinne.

- E lei ha scelto di essere un pinguino alto un metro e ottanta. Un pinguino ENORME. Penso che da un punto di vista freudiano le implicazioni siano ovvie : è un classico caso di compensazione. Lei cerca di compensare in questo modo alcune dimensioni anatomiche in cui si sente inadeguato.

- Squaaaaak! - obiettò energicamente Pautasso. Mosse le ali davanti a sè indicando una lunghezza più che rispettabile - Squak! Squeeeeek! Squaaak!

La dottoressa Levi annuì saggiamente, sempre facendo attenzione a non guardare il suo paziente.- Bene, la sua irritazione dimostra che abbiamo raggiutno qualcosa di interessante. Stiamo facendo progressi, Pautasso. Ci vediamo domani alla stessa ora per una nuova seduta?

- Squaak - rispose Pautasso alzandosi dal lettino e avviandosi per uscire. Faticò un po' a aprire la porta : la mancanza di pollici opponibili si stava rivelando un autentico problema. - Squaaaak! - borbottò ancora in tono sarcastico allontanandosi lungo il corridoio.


III


Pautasso camminava a testa bassa nel corridoio meditando sulla conversazione con la psichiatra. Svoltò un angolo e nella base risuonò un rumore simile a un rintocco di campana.Si risvegliò sdraiato su di un lettino in infermeria.

- Sqwaaak - si lamentò tastandosi la fronte con l'ala.In piedi accanto a lui Leonardo Mecchio, il medico della base, alzò gli occhi dalle radiografie che stava studiando. Le lastre mostravano un cranio ammaccato da cui si estendeva un becco considerevole.

- Ti sei ripreso. Devi stare più attento a dove vai. Erano gli operai che portavano dall'officina il lampione da mettere davanti all'ingresso.

- Sqwak?

- Sì. Erano dietro l'angolo che stavano arrivando. L'hai centrato in pieno.

Pautasso lasciò cadere il capo sul cuscino con un sospiro.

-Sqwaaaak - si lamentò. mosse l'ala in direzione dei moduli per i permessi di malattia. Mecchio scosse la testa

- No. Niente da fare. Ho controllato. Sei in perfetta salute.

- Sqwueeek ! - Protestò Pautasso indicando sè stesso.

- Beh, sì. Perfetta forma per un pinguino. Sono un medico, non un ornitologo. Non ti ho trovato nessuna malattia.

Pautasso si sedette sul lettino. Disperato, si teneva la testa tra le ali. Il risultato, con quel becco enorme, era qualcosa di molto simile a una brocca con due maniglie.
La situazione era insostenibile. E non gli era nemmeno chiaro quali fossero le regole che governavano quella sua condizione.

Infine, si decise. L'unico che poteva chiarire la situazione era il personaggio misterioso che lo aveva trasformato. Si alzò in piedi, con un gesto brusco che gli fece dolere ancora il bozzo che si ritrovava in fronte. Salutò il medico con uno - Sqwak- deciso e si avviò fuori dallo studio. Il suo piglio fiero e la sua maschia risolutezza leggermente sminuiti dall'andatura ciondolante da pinguino.

Il dottor Mecchio ricambiò il suo gesto senza voltarsi.Si udì un rumore simile a un rintocco di campana. Il dottor Mecchio si voltò. La porta dello studio era spalancata. Pautasso era disteso a terra svenuto. Fuori dalla porta, nel corridoio, due operai stavano trasportando un lampione tenendolo parallelo al terreno e reggendone ognuno un'estremità. Un paio di penne nere volteggiarono e si posarono delicatamente a terra.
Il lampione presentava al suo centro un'ammaccatura recente.

- Non dovevate fissarlo davanti all'ingresso? - Chiese il medico.
- I perni non avevano le dimensioni giuste. Lo stiamo riportando in officina per sostituirli.

Ci fu un silenzio imbarazzato. Il Medico e i due operai fissavano il pinguino alto un metro e ottanta disteso a terra.

- Dobbiamo portarlo sul lettino anche questa volta?Il Dottor Mecchio riflettè un attimo.

- No, non è il caso - decise infine - Lasciatelo pure lì. Vedrete che tra qualche minuto si sarà ripreso.


IV


La notte antartica era lunga, silenziosa e immobile. La luna piena rifletteva i suoi raggi sul ghiaccio. Il mare si adagiava pigramente lungo la costa.

Qualcosa di scuro e lucido emerse dalle onde. Poggiò una zampa sulla crosta di ghiaccio che si stava formando. Il ghiaccio si frantumò sotto il peso, spargendosi bianco sull'acqua scura come forfora sopra una giacca buona prima di un appuntamento importante. La cosa imprecò in una lingua che non era umana e annaspò in carca di una presa migliore. La trovò e iniziò a issarsi.

Continuò a issarsi.Continuò a issarsi.Continuò a issarsi.Si issò ancora per un po'. Gli elefanti marini mannari non sono piccoli e hanno parecchio da issare. Quando ebbe finito, puntò gli occhi verso il pinguino che era rimasto in attesa.

- Hai creato uno nuovo di noi - disse l'elefante marino.

- Non so cosa mi abbia preso - si giustificò il pinguino. Era un pinguino di dimensioni umane e si espresse con voce di uccello. Un uomo che avesse assistito alla conversazione avrebbe sentito solamente versi di animale, ma i mannari si intendevano perfettamente tra loro. - Ho sentito l'odore di pesce e non ho resistito.

- Hai fatto ciò che dovevi. Ci sono forze più grandi di noi all'opera. Era necessario, come è necessario che noi lo istruiamo. E' la nostra unica speranza. Verrà a noi.

Rimasero in attesa. Si levò un vento leggero che sollevava sbuffi di neve e li faceva volteggiare nell'aria. Il pinguino ruppe il silenzio.

- Senti...

- Ti ascolto - rispose l'elefante marino con voce solenne

- Mi sta venendo fame. Hai mica pensato a portare un po' di pesce?


V


- No, no, no e doppio no! - Esclamò Pautasso.

L'elefante marino mannaro aggrottò la fronte. Il viso di un elefante marino è per lo più naso, ma questo non siglifica che la fronte scarseggi. A pautasso sembrò di assistere in diretta a fenomeni di orogenesi, osservando le pieghe di carne formare picchi e vallate.
Poi l'elefante parlò ancora. La sua voce era calma e profonda. Con un corpo da 3.5 tonnellate quella era una voce che aveva avuto molto tempo per arrivare alle labbra. Era una voce che aveva viaggiato. aveva esperienza.

- Tu non capisci. Non ti ho esposto una scelta. Ti ho esposto il tuo destino.

- nononono. Basta con queste sibillinerie da pinnipede. Credi che io sia intimidito solo perchè sei più grosso di me?

- Sì - rispose l'elefante marino con tranquillità dopo un attimo di riflessione. - Credo che tu lo sia. Ma non è questa la cosa importante.

- Aspetta - intervenne il pinguino enorme che fino a quel momento aveva solamente assistito alla scena. - Forse posso aiutare a chiarire la situazione. In fondo credo di avere più cose in comune di te con lui.Allungò l'ala verso Pautasso. - Giovanni Ferrero - si presentò.

Pautasso allungò l'ala presentandosi a sua volta. Ci fu un attimo di imbarazzo mentre i due pinguini tentavano vanamente di stringersi la mano con le ali sprovviste di dita.

- Ci siamo già visti, vero? Sei stato tu a attaccarmi questa... questa maledizione.

Ferrero annuì. - Mi era venuta fame e quando ho sentito l'odore del merluzzo non ho resistito. A proposito, non è che hai un po' di pesce con te, vero? -

pautasso scrollò il capo

- Non importa, lo immaginavo. Comunque non volevo contagiarti, è successo per sbaglio.

- Potevi stare più attento. Questa cosa della licantropia mi sta facendo passare un bel po' di grane. - ribattè Pautasso indispettito.

- Sei solo all'inizio, se è per quello. Aspetta il periodo della cova. Lo sai che i pinguini sono tra i pochi uccelli in cui è il maschio a covare le uova? Bella rogna.

L'elefante marino mannaro tossicchiò educatamente. Non è facile non apparire invadenti quando si ha un corpo lungo diversi metri e pesante svariate tonnellate, ma era evidente che faceva il possibile.- Non vi pare che ci siano cose più importanti di cui discutere?

Ferrero aprì e richiuse un paio di volte il becco con fare imbarazzato.

- Già, già. Hai ragione. Il fatto - riprese rivolto a PAutasso - è che io non avevo intenzione di contagiarti ma l'ho fatto ugualmente perchè è quello che dovevo fare. Le forze soprannaturali che sono all'opera ti costringeranno comunque a fare quello che devi, che tu lo voglia o no. Le forze oscure hanno già conquistato un agente nella base e sono già riusciti a tagliarci fuori.

- ... Con i lampioni ... - commentò Pautasso dubbioso ricordando le spiegazioni precedenti.

- Esatto. Il principio è lo stesso dell'agopuntura o di Stonhenge. Operano sui meridiani su cui scorrono le energie della terra. Potrebbero essere megaliti o semplici pali. Non so perchè il nostro aversario abbia scelto i lampioni. Il nemico opera in modo sottile, probabilmente ha fatto credere al suo agente che i lampioni fossero una buona idea. Dubito che l'agende del nemico si renda conto di quello che sta facendo.

- L'avversario - interruppe l'elefante marino mannaro con voce solenne - si nutre delle energie vitali del mondo come un parassita. I lampioni sono le zanne che ha conficcato nella terra stessa e qui, così vicino all'asse terrestre, le sue zanne sono potenti. Se non lo fermerai, tutto ciò che esiste sarà in pericolo.

- E devo per forza farlo io... - ribattè Pautasso in tono lamentoso.

Ferrero e l'elefante marino mannaro annuirono all'unisono.- I lampioni impediscono di avvicinarsi a chi non appartiene a quel luogo - rispose l'elefante marino mannaro - Ma tu appartieni al personale della base. Tu appartieni a quel luogo. Tu puoi entrare.

Rassegnato, Pautasso annuì e tornò mestamente alla motoslitta che lo aveva portato fin lì.Trovare un modo per guidare la mostoslitta non era stato facile. Aveva dovuto convincere uno degli operai a fissare ai controlli una serie di stringhe e cordini che si potessero manipolare col becco. L'opera aveva richiesto un certo lavoro di convincimento, ma Pautasso aveva scoperto che un becco da quaranta centimetri è un argomento dialettico di un certo peso. Istintivamente si ripulì la punta del becco con l'ala. Aveva dovuto darsi da fare a convincere, e quell'operaio aveva una pessima igiene personale.

Mentre si allontanava verso la base, si chiese chi fosse l'agente del male.

Qualcuno alla base. Qualcuno che aveva sviluppato un'ossessione per i lampioni e probabilmente non si rendeva conto di ciò che faceva.


VI


Valentina Levi camminava nervosamente avanti e indietro nella sua stanza.

Ogni membro del personale aveva una stanza minuscola e la sua era ordinata in modo meticoloso, con manuali di psicologia allineati in un attenti militaresco sullo scaffale, un letto le cui coperte erano tese come una pelle di tamburo e una scrivania su cui poggiava un bollitore elettrico per fare il te. In un angolo, appesa al soffitto, una gabbietta ospitava due canarini cinguettanti.

E' la mancanza luce, pensò tra sè per l'ennesima volta. Gli esseri umani hanno bisogno di luce solare per mantenere l'equilibrio psichico. E' un fatto biologico ben noto. Per questo era così nervosa. Bisogna simulare il giorno attorno alla base. C'è bisogno di più lampioni. Devo parlare con il comandante e dirgli che c'è bisogno di più lampioni.

Si fermò a metà di un passo. Qualcosa dentro di lei, un rimasuglio della Valentina Levi che non era più stava urlando che tutto questo non era ragionevole. Il personale passava il suo tempo dentro la base. A cosa serviva mettere i lampioni fuori? E i generatori non sono sufficienti per accenderli tutti.

Allontanò qui pensieri. Certo che era ragionevole. Era psicologia. Era il suo campo. Sapere che i lampioni c'erano era sufficiente. Non c'era bisogno che illuminassero realmente. C'erano. La consapevolezza bastava.Forse un te le avrebbe schiarito la mente Riempì d'acqua il bollitore e lo accese. Quando l'acqua raggiunse l'ebollizione si fermò un attimo prima di posare la bustina nella tazza.Aveva sbagliato. Era la seconda volta oggi che prendeva per sbaglio la scatola degli assorbenti al posto di quella del te. La sua mente non funzionava bene. Era per colpa della luce. Servivano più lampioni, o sarebbe impazzita anche lei come pautasso.

Trangugiò una sorsata di te e venne presa da conati di
vomito che controllò a fatica. Barcollando sporse una mano in cerca di appoggio e afferrò la gabbia dei canarini.Pautasso è un problema pensò aprendo intanto la gabbietta dei canarini e afferrandoli senza nemmeno chiedersi perchè lo stesse facendo. Bisognerà occuparsene. E piantare altri lampioni. Pautasso è pazzo. Si crede un uccello.

Valentina Levi azzannò i canarini uno dopo l'altro in due soli bocconi famelici. Le penne strappate con violenza volteggiarono in una nuvola gialla. Quando ebbe finito si gettò carponi a leccare le ultime gocce di sangue dal pavimento.Bisognerà occuparsi di Pautasso.

E servono altri lampioni. Tanti lampioni.


VII


Pautasso spense la motoslitta appena fu in vista della base. La costruzione era un tozzo edificio in muratura che spiccava nel paesaggio naturale, fuori luogo come una salsiccia in un ristorante vegetariano. Attorno a essa, lampioni.

Decine di lampioni. Alcuni erano poco più che tubi di metallo conficcati grossolanamente nel terreno, come se il personale della base avesse poco alla volta perso il senso di quello a cui stava lavorando e avesse proseguito inseguendo confusamente un'idea sempre più astratta di lampionosità.

E risplendevano. Persino quelli che non erano altro che una spranga infissa a terra emanavano un bagliore azzurrino che culminava in una sfera luminosa sulla cima.

Pautasso avanzò verso la base. Una sensazione strana si impossessò di lui. Sentiva in sè il danno che quei lampioni infliggevano alla terra.

Le energie della pianeta turbinano sotto la superficie. I mistici e i filosofi hanno usato un'infinità di similitudini per descrivere il modo in cui questi flussi di energia si intrecciano.
Di solito queste similitudini paragonano la terra al corpo umano. Gli scettici obiettano talvolta che il paragone non è calzante perche il corpo umano non ha al suo centro una palla di metallo fuso incandescente. A questo i mistici ribattono, molto semplicemente, che gli scettici dovrebbero provare il ristorante messicano giù in piazza per apprezzare compiutamente l'analogia.

Ma i mistici si sbagliano. La terra non è come il corpo umano. La terra assomiglia a quelle vasche che si vedono in certi caseifici. Quelle rotonde, con un perno al centro su cui sono fissate due pale che rimescolano il latte. L'asse terrestre è il perno. E se qualcuno riuscisse a conficcare dei chiodi in modo da bloccare le pale...Pautasso lo sentiva dentro di sè.I lampioni stavano intralciando le pale che mantengono in movimento le energie vitali del pianeta. La similitudine non è perfetta, ma l'equivalente mistico planetario delle mozzarelle era in pericolo.

Avanzò verso la base. Le energie mistiche deformate dai lampioni gli rendevano difficile ragionare. Per due volte cozzò contro un lampione e dovette fermarsi diversi minuti per riprendersi.

Quando aveva quasi raggiunto l'ingresso, una figura gli si parò innanzi.

Leonardo Mecchio, il medico della base indossava una camicia leggera con le maniche rimboccate. la sua mano destra stringeva un martello e una coppia di chiodi d'acciaio. La sua pelle era bianca come la neve che lo circondava. Il suo viso era coperto di brina.
Pautasso lo osservò muovere le labbra senza che ne uscisse suono. Poi Il medico si battè la mano sulla fronte, un gesto che fece crollare a terra minuscoli frammenti di ghiaccio.

- E' incredibile come si faccia in fretta a scordarsi di respirare quando si è morti - disse - sfido che non riuscivo a parlare, senza aria nei polmoni.

E' sempre difficile discutere con qualcuno che esordisce rinfacciandoti i propri malanni. Pautasso aprì e richiuse il becco un paio di volte cercando di trovare una risposta appropriata. 'Vedrai che non è niente di grave', che è il commento più comune in queste circostanze, non sembrava del tutto adeguato.

- Er... ti capisco. Anche io faccio fatica a abituarmi alla mia nuova condizione - rispose infine.

Mecchio annuì e Pautasso si accorse che il medico riusciva a capire le sue parole, pronunciate in uno 'Skwaak' da pinguino.

Nel silenzio che seguì, Pautasso lasciò vagare lo sguardo tutt'intorno in cerca di un argomento per vivacizzare la conversazione.
L'antartide di notte non offre molti spunti. Si può parlare di ghiaccio, di buio o, volendo arrischiare un argomento più audace, di ghiaccio al buio. Un fulmine azzurrino saettò tra due lampioni, ma Pautasso preferì evitare quell'argomento. Sarebbe stato di cattivo gusto rinfacciare al medico la sua condizione di non morto coinvolto in gesta che avrebbero potuto causare la fine del mondo.

- Uh, bel martello - disse infine, piegando il capo per leggere l'iscizione incisa sul metallo- Perchè c'è scritto sopra 'angelo della vendetta'?

- Un tentativo della fabbrica di creare una moda degli strumenti da carpentiere. Hai presente che certi abiti di moda in origine erano da lavoro?

- Così hanno provato a dare nomi altisonanti agli attrezzi nella speranza che qualcuno li comperasse come ornamento alla moda? - domandò Pautasso incredulo.

Mechio annuì - Una strategia di marketing. Non ha funzionato, però.

- Posso ben crederlo.

- Così la base ha comperato gli attrezzi in offerta per l'officina. Abbiamo martelli 'angelo dela vendetta', cacciaviti 'furore berserker', pialle 'apocalisse di fuoco' e seghe 'vampata di lussuria'. Stavo sistemando un lampione quando ti ho sentito arrivare. La dottoressa Levi ha raccomandato di portarti subito da lei.

- Comanda lei qui adesso?

Mecchio annuì - Ho provato a dirle che non aveva il diritto di darmi ordini. 'Sono un medico, non una mostruosità notturna succhiasangue' le ho detto.

- E lei?

- Lei mi ha dimostrato che avevo torto- rispose semplicemente Mecchio.

agganciò il colletto della camicia con il martello e lo scostò rivelando una giugulare lacera e prosciugata come un pozzo secco. - Sono morto, Pautasso - concluse.



VIII

La porte della base erano spalancate. Mecchio accompagnò Pautasso lungo i corridoi coperti di brina fino alla mensa.


"Oh, bene", pensò Pautasso "Mi sento come se Jack Torrance mi stesse portando in un tour guidato dell'overlook hotel". I lineamenti solitamente affabili del medico avevano un'espressione famelica che Pautasso non gli aveva mai visto, e la sua dentatura avrebbe fatto versare lacrime di entusiasmo a un odontoiatra.

La mensa era una stanza poco più grande delle altre, con tre tavoli per ospitare le dodici persone del personale. Su ogni tavolo si trovava una bottiglia di vetro, spezzatasi quando l'acqua che conteneva si era gelata in un blocco massiccio di ghiaccio. In un angolo, i garofani in vaso erano anneriti, morti e rigidi in quell'inverno inatteso. Valentina Levi sedeva al centro della stanza.


Pautasso osservò incuriosito la donna. Se la sua natura pinguinesca non avesse spinto i suoi desideri in altre direzioni lo spettacolo avrebbe avuto le sue ragioni di interesse. Tutto il personale che aveva incontrato finora indossava abiti assurdamente leggeri, ma la dottoressa Levi aveva spinto questo abbigliamento minimalista alle sue estreme conseguenze. Guardarla chiariva immediatamente che, diversamente da Pautasso, lei aveva forse abdicato alla sua umanità ma non alla sua natura di mammifera.Lo sguardo di Pautasso scivolò quasi involontariamente sul torace di lei. Sì. Decisamente mammifera. Molto mammifera. Difficile essere più mammiferi di così.


Esitò sulla soglia e qualcuno lo spinse in avanti con decisione. Barcollando, gettò uno sguardo all'indietro e vide che il personale della base era dietro di lui. Avevano la pelle pallida, gli occhi spenti, la mascella socchiusa e un'espressione assente. Non fosse stato per i denti aguzzi che si intravedevano, sarebbero stati indistinguibili da un gruppo di pendolari in viaggio verso il lavoro un lunedì mattina.


Tornò a rivolgersi alla figura al centro della stanza. Era il momento in cui tradizionalmente gli eroi fronteggiano il loro avversario e irridono il destino avverso con una frase memorabile. Pautasso non aveva la stoffa dell'eroe. Si guardò attorno, notò i termosifoni coperti di brina, le bottiglie schiantate dal gelo, le pareti imbiancate di ghiaccio.


- Er... fa freschetto da queste parti - disse.


La dottoressa levi rimase in silenzio, assisa al centro della stanza.

Non era una sedia della mensa, si notòPautasso. Era la poltrona del comandante della base, braccioli e tutto. Un trono, si rese conto. Si è messa su un trono.


- Immagino che i nostri finanziatori saranno felici del risparmio sul gasolio del riscaldamento.


La dottoressa parve accorgersi solo in quel momento di lui.


- I nostri lavori sono simili, lo sa, Pautasso? - disse quasi divertita - Lei è un magazziniere : tiene in ordine la merce. Io sono una psichiatra: tengo in ordine le menti. La mente è una cosa strana, lo sa? La razionalità è solo una minuscola vernice superficiale. Il resto è un'accozzaglia confusa di simboli.


Pautasso cercò disperatamente una risposta. Il tremito delle energie sotto di lui lo distraeva. Il pianeta era come un gigantesco motore tra i cui ingranaggi qualcuno avesse gettato un oggetto estraneo. I lampioni fermavano il fluire abituale dell'energia, ma essa ribolliva sotto di lui.


- Qualcosa di simile a una scheda elettorale, intende?


La dottoressa Levi sogghignò. Un' espressione che mise in mostra una dentatura rimarchevole. Il vampirismo è per l'odontoiatria quello che il silicone è per quelle branche della chirurgia plastica specializzate in altre parti anatomiche.


- Un motto di spirito. Che banalità. Lo sa che Freud ha dedicato un saggio ai motti di spirito? Lei non mi può sfuggire, Pautasso. La sua mente è prevedibile.


Pautasso aprì e richiuse il becco a corto di parole. In passato gli era capitato di notare in libreria manuali con titoli come "come trattare con gli altri e farseli amici". Rimpianse di non averli comperati. Magari adesso avrebbe saputo come comportarsi.

D'altra parte, probabilmente no. Avrebbe avuto bisogno di un manuale "Come trattare con le psicanaliste demoniache e le loro orde di non morti e farsele amiche" : un testo rivolto a un pubblico probabilmente troppo di nicchia per meritare la pubblicazione.


La dottoressa Levi riprese a parlare.- Lo sa che il calore è una misura del movimento delle particelle della materia? - Indicò con un gesto il gelo che la attorniava. Allungò una mano verso il bancone della mensa afferrando una mannaia da macellaio - Io sono l'ordine, Pautasso. Io sono la ragione. Io sono la superficie liscia e gelata che che gli sciocchi nascondono dietro i vestiti perchè hanno paura della conoscenza. Ti ricondurrò alla ragione. La mente si basa sui simboli. Quando avrò ucciso il pinguino che credi di essere sarà morta anche la follia che quel pinguino rappresenta. Mi sarai grato quando sarà finita.


In altre circostanze, Pautasso si sarebbe trovato a disagio per la familiarità che quel passare al 'tu' implicava, ma sul momento preferì lasciar correre : c'erano obiezioni più pressanti di un eccesso di confidenza.


- Er... no, non credo che sarò grato, la ragione essendo che sarò morto. Piuttosto difficile essere grati da morti, non trova anche lei, dottoressa?


- Oh, ma io ucciderò solo il pinguino, non te. E' la tua cura. - Rispose lei alzandosi e muovendo i primi passi in direzione di lui. La lama della mannaia rifletteva la luce delle lampade alogene. Pautasso desiderò intensamente essere altrove.


- Non potrebbe risparmiarmi ? Se è la gratitudine il punto, le assicuro che sarei estremamente grato se lei evitasse di uccidermi.


- Temo che questo sia fuori questione. - rispose lei.


- Preparatelo - ordinò quindi al personale che era rimasto silenzioso alle spalle di pautasso.


Pautasso si sentì sbattere a terra e immobilizzare - Sono un dottore, non un agente di custodia - borbottò una voce mentre qualcuno tirava il suo becco così da distendere il collo sul pavimento, pronto per il colpo di mannaia.


Così poggiato sul terreno sentiva ancora più intensamente il ribollire delle linee di forza. Sotto la crosta gelata, le correnti energetiche che attraversano il pianeta ribollivano come una teiera dimenticata troppo a lungo sul fuoco.


- E comunque sono ragionevolmente certo che decapitare i miei pazienti non sia del tutto in linea con il giuramento ippocratico.- si lamentò ancora la voce dietro di lui.


Pautasso comprese in un istante improvviso cosa avrebbe dovuto fare. Ispirò profondamente, come un tuffatore che si prepari a un'evoluzione particolarmente difficile e proiettò la propria mente nel turbine di energia sotto di sè.

Pautasso aveva avuto qualche breve storia d'amore in passato, ma non era mai stato particolarmente passionale. Aveva visto i suoi amici fare ogni genere di sciocchezze sotto l'effetto di un sentimento che, sospettava a volte, era solo una riuscitissima invenzione pubblicitaria dei venditori di cioccolatini. Si era chiesto se sarebbe mai successo anche a lui di perdere veramente la testa per via di una donna.


"A quanto pare, sì", pensò mentre la dottoressa Levi calava la mannaia.

IX


La dottoressa Levi si rialzò dopo essersi chinata per vibrare il colpo di mannaia. Sotto di lei, Pautasso aveva l'aspetto di qualcuno che non avrebbe mai più dovuto preoccuparsi del mal di testa. Il problema, per così dire, era stato risolto definitivamente alla radice e reso impossibile a verificarsi.


Uno schizzo di sangue le aveva macchiato il braccio - Via, maledetta macchia - esclamò ghignando

- Chi avrebbe mai pensato che quel vecchio avesse dentro tanto sangue. - aggiunse divertita concedendosi un attimo di trionfo. Accanto a lei, il dottor mecchio la guardò perplesso.


- Pensavo che oramai si fosse abbastanza impratichita da sapere cosa attendersi - osservò Mecchio.


- e poi Pautasso non era così vecchio - commentò un'altra voce


- Magari era vecchio per un pinguino. - intervenne qualcuno - Che età avrà avuto, trenta? Trentacinque? Quanto vive di solito un pinguino?


- Comunque ,"vecchio" ha una sfumatura dispregiativa, è una parola che non bisognerebbe usare. Molto meglio "anziano".


- Gli ha staccato la testa dal collo e secondo te dovrebbe preoccuparsi perchè lo chiama "vecchio" invece che "anziano"?


- Solo perchè uccidi una persona non significa che devi mettere da parte le buone maniere.


La dottoressa levi fulminò con lo sguardo il personale della base. - Era una citazione dal Mac Beth - esclamò indispettita - Dovevo immaginarlo che nessuno qui ha la cultura per apprezzare una battuta di questo tipo.


- Sono un dottore, non un critico letterario - borbottò Mecchio.

Alcune tribù antropofaghe divorano i nemici sconfitti per impossessarsi delle loro qualità. Non si sa se il metodo abbia mai funzionato, ma forse dovrebbero solo applicarsi più a lungo. Dopo tutto, i pinguini mangiano pesce da migliaia di anni ed è innegabile che abbiano assorbito alcune caratteristiche dei pesci, quindi il il principio è valido.

Pautasso guizzava tra le correnti energetiche che scorrono sotto la superficie della terra. Il suo corpo affusolato, le sue ali simili a pinne, le sue penne come squame testimoniavano che generazioni e generazioni di cannibali non hanno poi tutti i torti.


Non era un corpo _fisico_ , beninteso. Era un corpo spirituale. La sua proiezione inconsistente ma reale nel caos inconsistente ma reale che ribolliva sotto la base. Si diede una spinta con i piedi palmati. I lampioni erano turbini oscuri conficcati nell'energia pura e limpida in cui nuotava. Improvvisamente, un feroce mal di gola lo costrinse a fermarsi e a piegarsi su sè stesso tossendo. Quando si riprese vide qualcuno nuotare accanto a sè. Un pinguino di sesso femminile. Al collo indossava una catena da cui pendeva una croce ansata.


Pautasso interruppe le spinte e si lasciò fluttuare. Gettò uno sguardo sotto di sè e subito si pentì :l'oceano di energia sprofondava perlaceo e luminoso fino al centro della terra : non una bella vista per qualcuno che soffriva di vertigini. In alto, la superficie terrestre era scura e irregolare come un soffitto lurido o un cielo in tempesta costellato dai turbini tenebrosi dei lampioni.


Pautasso rivolse la sua attenzione alla pinguina che gli stava accanto, tranquilla e, Pautasso l'avrebbe giurato malgrado l'aspetto decisamente inflessibile di un becco, sorridente.


- Pensavo di essere da solo.


La pinguina scosse il capo. Un filamento di energia, leggermente più chiaro dell'ambiente circostante come possono esserci striature più chiare in una perla o in una colonna di alabastro, si attorcigliò al suo becco. Poi scivolò verso l'alto, in direzione dei turbini di oscurità.


- In certi momenti, nessuno è solo. Ci sono io.


- Il mal di gola improvviso. La dottoressa Levi lo ha fatto, vero? Mi ha decapitato. Sei la morte, vero?Sei venuta a prendermi?


La pinguina accennò un gesto vago con l'ala. - Forse. Tecnicamente sei morto, il che significa che devo essere presente, ma d'altra parte il tuo corpo spirituale può ancora agire. E ti trovi in una condizione particolare, con questa concentrazioen di energie.


I due rimasero immobili, fluttuanti, sospesi nel vuoto di quell'energia senza fine. La pinguina giocherellava con i filamenti di energia. Li arrotolava attorno alle ali, poi li sfilava con il becco e li soffiava via come stelle filanti. Le correnti non li sfioravano. Come nell'occhio di un ciclone.


- Si può sfuggire alla morte anche all'ultimo momento? E questo che dici?


La pinguina soffiò via un filamento di energia e lo seguì con lo sguardo mentre risaliva verso la superficie . Si voltò verso pautasso e disse : - No. Nessuno può sfuggire all'ultimo momento. Ma non è detto che l'ultimo momento sia questo. Le tue condizioni sono particolari. Ci sono... alternative.


- E se io non le trovassi? Di solito la decapitazione è una condizione piuttosto definitiva.


- In quel caso - rispose la morte mentre il filamento veniva risucchiato dall'oscurità tenebrosa di un lampione - Non avrai mai più bisogno di un cappello.


Pautasso valutò quella frase. Poi, rivolse lo sguardo ai turbini sopra di sè.


Inspirò profondamente, per quanto questo gesto possa avere senso per un'entità disincarnata. Si colmò dell'energia che lo circondava. Pensò a ciò che quei lampioni rappresentavano, alle cose la sopra che suggevano l'energia vitale della terra attraverso i lampioni. Pensò a ciò che amava, a ciò che quelle creature avrebbero distrutto.


Normalmente, nei racconti, questo consiste in una donna amata teneramente, ma Pautasso non aveva mai avuto molta fortuna in amore . Quasi lasciò perdere, ripensando a una donna che aveva trovato che il suo affetto fosse fonte di ilarità. "Ben le starebbe, essere trasformata in una mostruosità non morta" pensò per un attimo.Poi, il suo pensiero corse ai cofanetti con i dvd delle varie serie di star trek che aveva comperato ma non aveva avuto il tempo di guardare.


Allora, espirò, soffiò verso un vortice quell'energia intrisa della sua essenza pinguinesca. Poi inspirò e soffiò di nuovo, vortice dopo vortice.

E in superficie, la dottoressa Levi vide il comandante della base esplodere in uno sbuffo di penne bianche e nere, come il cuscino di uno juventino scaraventato contro una moosega. Poi un operaio fece la stessa fine. Poi l'altro. Poi il tecnico informatico. Poi il cuoco, trasformato in uno sbuffo di piume con un botto improvviso. Il personale della base crollava a terra. Non morti, che morti lo erano già, ma piuttosto annullati, privi di quell'essenza maligna che li animava, trasformati in ciuffi di penne come piumini per la polvere.


La dottoressa Levi ci mise solo un attimo a capire cosa stava succedendo. In qualche modo Pautasso aveva corrotto l'energia che i lampioni incanalavano in lei e nel resto del personale.Le bastò un pensiero per recidere il legame che collegava il personale ai lampioni. Questo l'avrebbe resa più debole, privandola di quell'energia che la sosteneva e sopprimeva la fame insaziabile di sangue, ma era necessario per darle il tempo di pensare al da farsi.

X


Pautasso provò un certo timore, disincarnato sotto la crosta terrestre, guardando i lampioni sopra di sè, turbinanti di energie oscure.


I legami con i vampiri in superficie si erano infranti, quello lo sentiva. Si rivolse alla morte che, accanto a lui, era impegnata a intrecciare due filamenti di energia in un braccialetto insolitamente ampio.


- E adesso ? - le chiese.


Lei terminò di chiudere il braccialetto tirando un filamento di energia con il becco per serrare un nodo, lo infilò all'ala, poi si rivolse verso di lui.-


Adesso, scoprirai se questo è davvero l'ultimo momento.


La morte mosse un gesto incoraggiante verso i vortici che li sovrastavano. Il filamenti del bracciale sembravano dissolti lasciando solo i nodi, luminosi come piccole stelle ordinate. Brillanti incastonati nella sua ala. - Attendere non cambierà il risultato. - aggiunse.


Pautasso le rivolse uno sguardo interrogativo. Aveva percepito una nota strana nella sua voce.


- Beh, sì, una delle ragioni per cui ho fretta è che voglio andare a casa a guardare l'ultimo episodio della mia sitcom preferita- aggiunse la morte sbuffando con fastidio - ma quello che ho detto è vero -aggiunse poi con gentilezza - Attendere NON cambierà il risultato.


Pautasso si fece coraggio e si proiettò nel turbine. Un dolore sempre più intenso strinse il suo collo. Attinse alle energie che lo circondavano per mitigare quel dolore e si trovò a ripensare a quando aveva dovuto indossare una cravatta per una riunione di lavoro. L'unica camicia pulita aveva un colletto troppo stretto e la sensazione era stata simile. Poi, si ritrovò nel mondo reale.


Si rialzò goffamente in mensa. Ai suoi piedi si estendeva una larga chiazza rossa di sangue ghiacciato. La chiazza aveva al centro una lieve concavità . Un osservatore attento avrebbe potuto riconoscere in essa il profilo di un cranio tondeggiante da cui si estendeva un becco notevole. Oscillò il capo con una certa esitazione. Istintivamente, tendeva le ali simili a pinne in direzione del movimento, pronte a afferrare, casomai la testa fosse risultata attaccata al collo meno solidamente del previsto. Non si soffermò a chiedersi cosa avrebbe fatto in quel caso. Andare in giro trasportando la propria testa sottobraccio non sembrava un'idea particolarmente dignitosa.

Ma la testa non cadde.


La mensa era deserta. Qua e la, piccoli cumuli di penne segnavano il luogo in cui si erano dissolti gli uomini e le donne che formavano il personale della base,ammonticchiati come mucchi di foglie secce rastrellate da un giardiniere. Una tuta da lavoro e un paio di attrezzi segnavano il luogo dove si era trovato un operaio. Un palmare e un tester indicavano che lì si era dissolto il tecnico addetto a informatica e telecomunicazioni. Il capofficina, un uomo massiccio dalla lunga barba e dai modi grossolani, si era trovato vicino al bancone. Pautasso notò con un certo stupore che la sua dipartita era segnata,tra gli abiti da lavoro, da un paio di mutandine da donna di pizzo rosa, con un cuore ricamato sul pube.


Il terreno vibrò con un rombo sordo. Pautasso, che tempo addietro aveva abitato accanto a un quindicenne con una passione per il metal, provò un impeto di nostalgia. Ma questa volta non era un adolescente in preda a una passione più fragorosa che intensa . Era la pressione innaturale delle energie del pianeta.


Finchè era durato il legame potevano sfogarsi almeno infondendo forza e potenza nelle creature di oscurità che affollavano la base. Ora che La dottoressa Levi aveva tolto quell'unica via di sfogo la pressione cresceva. I lampioni saltavano uno a uno. Sparati verso il cielo come fuochi d'artificio.


Pautasso li sentiva. I suoi sensi erano acuti e sofferenti. Percepiva ogni evento con la sensibilità dolorosa di una pelle ustionata. Sentì un lampione staccarsi da terra e percorrere una parabola azzurra e rovente nel cielo per conficcarsi nel ghiaccio a due kilometri dalla base. Sentì il ghiaccio sciogliersi attorno al metallo incandescente. Sentì la temperatura alzarsi nella base e nei terreni attorno, mentre l'energia turbinante cercava uno sfogo.Le lampade alogene nella stanza scoppiarono una dopo l'altra, con un crepitio lugubre e una pioggia di schegge di vetro. Il ghiaccio e il calore iniziavano a cozzare generando una lieve foschia che invadeva la stanza come un brutto effetto speciale.Sentì due presenze nella base. Due vampiri. Uno non era importante. L'altro era la dottoressa Levi


La raggiunse. Oh, ci furono trappole, ovviamente. trabocchetti, inganni, agguati, sotterfugi, incantesimi, cose che la dottoressa stessa non avrebbe saputo spiegare, conoscenze che le venivano trasmesse dall'oscurità antica che la manipolava.Ci fu tutto ciò, e anche di più, ma Pautasso si muoveva con una facilità, un'istinto che nn sapeva di avere. La trovò nella stanza di lei, seduta sul letto, in attesa.

- L'aspettavo, pautasso. Mi sono sentita in dovere di fare il possibile per ostacolarla, ma il risultato non era in dubbio.


Pautasso mosse un ala in un gesto vago, cercando le parole. Era troppo educato per non ricambiare il complimento


- Troppo buona. Un paio di volte ho pensato davvero di non farcela.


-No, non c'erano veri dubbi - rispose la dottoressa Levi - Lo sa che l'elaborazione di un lutto prosegue attraverso fasi prevedibili, pautasso? C'è il rifiuto, la rabbia, il tentativo di negoziare, e alla fine l'accettazione. E' strano conoscere queste cose. Seguo le mie emozioni e so che quello che provo segue uno schema. So quello che proverò dopo e quello che proverò dopo ancora. Mi vanto di essere una persona razionale, Pautasso, e so di essere sconfitta. Quindi, facciamo pure conto che io sia già all'accettazione. Cosa succede ora?


Pautasso ricambiò il suo sguardo, una sensazione di odio si impadronì di lui. Un odio gelido come solo un uccello abituato a vivere a 30 gradi sottozero può provare.


Affondò il becco nel torace di lei. Si dice spesso che per uccidere un vampiro sia necessario un paletto di frassino, ma non è così. Il becco appuntito di un uccello mannaro è più che sufficiente. Torse di lato in modo da spezzare le costole e farsi spazio per affondare più a fondo. Trovò il cuore, più in centro al torace di quanto avesse creduto. Lo strappò via e lo inghiottì, scattando il capo all'indietro nel deglutirlo.

... no. Non lo fece...

Le lacerò l'addome. Strappò via i suoi intestini e li sospese da parete a parete come festoni a una festa di capodanno. Poi la..

... no. Non lo fece ...

La lacerò. La bruciò. La ...

- NO!

La dottoressa Levi rivolse uno sguardo stupito al pinguino che le stava di fronte.- Non c'è bisogno di urlare.


Pautasso riprese il controllo con fatica. Si sforzò di mantenere un tono di voce calmo nel rispondere.- Non mi ero reso conto di quanto lei avesse ferito questo luogo. Qui la terra stessa la odia, dottoressa. Mi spinge a trattarla in modo


... UccidilaUccidilaUccidilaUccidilaUccidilaUccidilaUccidilaUccidilaUccidila


- ... in modo poco gentile, diciamo.


La dottoressa Levi lo guardò con curiosità.


- Poco gentile come fingere di non sentire quando le chiedo di passarmi il sale a tavola?


Pautasso scosse il capo. Il becco si mosse con un gesto involontariamente brusco, come se avesse voluto conficcarlo in qualcosa di fronte a sè. Si sforztò di mantenere lo sguardo rivolto al viso di lei.

Gli occhi scendevano involontariamente verso il torace. Non desiderio mammifero di una donna, ma bramosia famelica di una preda. Il cuore. Il cuore e lì. Strappale via il cuore e mangialo!


- Non proprio.


- Non avrebbe dovuto finire così - aggiunse ancora lei - Cosa ho fatto di male? Volevo garantire il benessere per tutti. I lampioni ci avrebbero dato la tranquillità mentale. L'energia incanalata da essi ci avrebbe liberati dalla necessità di mangiare, di ripararci dal freddo, ci avrebbe resi migliori. Perchè mi ritrovo improvvisamente a rappresentare la cattiva della situazione?Tutto ciò che ho fatto era per il bene di tutti.


Pautasso non seppe mai con certezza da dove venissero le parole che pronunciò in quel momento. Quel legame che avevano condiviso quando lui era immerso nell'energia sotto la crosta terrestre non si era ancora dissolto.


- spesse volte -disse -, per portarci alla nostra perdizione, i ministri delle tenebre ci dicono il vero; ci seducono con delle inezie oneste, per tradirci in cose del più grave momento.


Lei parve riconoscere quelle parole - Appropriato - disse- E ora?

- ora dottoressa - rispose Pautasso - lei deve andarsene.

XI


Accanto alla base si trovava una spianata. Il calore innaturale si stava placando. Tra breve il gelo avrebbe fatto scomparire la nebbia, ma per ora la visibilità era ancora ridotta a pochi metri. Il mondo era un pallore reso opalescente dalle luci dei pochi lampioni ancora in piedi.


Pautasso e la dottoressa Levi raggiunsero una motoslitta.


- Ecco, dottoressa. Ora è tempo che lei vada.


- Devo proprio?


- Se non sale su quella motoslitta se ne pentirà. Forse non oggi e forse nemmeno domani, ma presto, e per il resto della sua... uh, vita.


- Credo che riferendosi a un vampiro il termine corretto sia "non morte"


- Quella cosa lì, allora. Comunque durerà poco se rimane qui. Vada, dottoressa.


La dottoressa salì sulla slitta e scomparì rapidamente nella nebbia. Rientrando alla base, Pautasso si imbattè nel dotor Mecchio. Non provava nei suoi confronti lo stesso odio istintivo che aveva provato nei confronti della Levi. Scambiarono qualche chiacchiera mentre rimettevano in ordine la base.


- Questa- osservò Pautasso al termine della conversazione - potrebbe essere l'inizio di una bella amicizia.

domenica 2 novembre 2008

anche uno sciacallo parla di ciò che conosce

Ho comperato "changeling, the lost". E' un gioco di ruolo della white wolf, ambientato nel "world of darkness", ovvero sostanzialmente il nostro mondo ma con un po' più di enfasi sugli aspetti deprimenti.

Penso di situare le mie partite nella mia città, Torino. Così, sto preparando una traccia dei luoghi suggestivi da far visitare ai miei giocatori e degli eventi interessanti da far succedere.

Essendo, appunto, il world of darkness, i luoghi e gli eventi cui mi riferisco non sono dei più allegri.

Uno è il cinema statuto, dove nei primi anni ottanta sono morte 64 persone in un incendio. Nella mia versione di Torino non l'hanno mai restaurato e trasformato in un supermercato. E' ancora lì, come è stato per anni, un portone sigillato oltre i cui vetri si intravede un atrio sudicio e annerito di fumo. E accanto alla porta ci sono le locandine di due film : "la capra", una commedia francese che proiettavano quel giono, e "pierino contro tutti", con Alvaro Vitali E mentre di fuori le auto schiamazzano pare quasi di sentire, mescolato ai gas di scarico l'odore del fumo che ha soffocato tutte quelle persone.

Un altro posto è la camera ardente all'obitorio. Ci sono stato anni fa,quando una ragazza cui ero molto legato ha avuto la bella idea di suicidarsi. Non era la prima volta che lo faceva, ma era la prima che ci riusciva. E' il genere di cosa per cui un solo successo è sufficiente. Ho un ricordo piuttosto nitido di quel posto. Soprattutto l'odore. Tre o quattro gruppi di persone facevano capannello attorno a altrettante bare e voglio pensare che l'odore dolciastro che sentivo fosse solo quello dei fiori. Di solito è un posto che riesco a descrivere con discreta efficacia ai miei giocatori.

E poi cimiteri, carceri. Una scena la voglio ambientare all'ospedale, al capezzale di un elementale della natura, comatoso e intubato, con le pareti della stanza coperte d'edera, i tubi di plastica che si intrecciano ai viticci e sul pavimento croccanti foglie rosse e autunnali.

tutte cose così, insomma.

E per una volta mi sono trovato a chiedermi se sia eticamente corretto. Uno degli assiomi che si leggono sovente nei testi di scrittura creativa è che bisogna scrivere di ciò che si conosce. La cosa vale anche per i gdr : descrivere ciò che si conosce aiuta a creare descrizioni interessanti. E se si tratta di eventi o situazioni che hanno un peso emotivo anche per i giocatori allora l'effetto è ancora più intenso. Se ricordo bene, proprio la white wolf ha pubblicato un'espansione dedicata a Auschwitz per il gdr "wraith the oblivion". Senza averla mai letta già solo l'idea basta a suscitare emozioni inquietanti.

Ma, davvero, mi sto rendendo conto che un'ambientazione realistica contemporanea per un gdr crea un conflitto.

Da un lato è corretto usare tutto ciò che si ha a disposizione per creare l'atmosfera desiderata.

Dall'altro, sfruttare al sofferenza e la morte *reali* di qualcuno per ottenere una
serata piacevole tra amici mi sembra inappropriato. "Siete in un posto terribile, decine di persone ci sono morte orribilmente. Oh, e la torta che ha fatto tua moglie è davvero buona, me ne passi un'altra fetta per favore?"

Probabilmente aggirerò il problema creando equivalenti fittizi per i luoghi reali. Magari sostituirò il macabro (reale) del cinema con quello del luogo di un (immaginario) attentato terroristico negli anni 70, per esempio.

E non intendo negarlo : anche quando ho descritto i miei esempi qualche paragrafo più su ho agito, al solito, da buon sciacallo, perchè avrei potuto parlare in generale invece di citare qualche esempio. Ma mi sembrava che così venisse meglio.

Certo, non sono dubbi nuovi. Quando esce un film o un romanzo legatia qualche evento controverso le polemiche non mancano. Basta vedere cosa è successo per l'ultimo film di spike lee. Ma improvvisamente mi sono accorto che, nel mio piccolo, il dubbio etico esiste.

E secondo voi, fino a che punto è giusto appofittare delle sofferenze reali per il gusto di scrivere o giocare una buona storia? Per divertirsi insomma?

martedì 21 ottobre 2008

parla come mangi

Forse allora il problema è che mi piace mangiare un po' di tutto.

Anni fa, verso la fine del liceo, mi sono toccate le classiche vacanze studio in gran bretagna per impratichire l'inglese.

Per tre anni, con la scusa dei corsi di lingue, ho trascorso un mese ogni estate a socializzare con gli altri studenti del mio stesso sesso e tentare vanamente di socializzare con quelli del sesso opposto.

E quando mi capitava di passare in un negozio o in un ristorante, mi pigliavano immancabilmente per francese.

- You're french, aren't you?
- Mapporca di quella puzzolona albionica di tua sorella, no che non sono french - rispondevo io.

Ma tutto sommato, l'errore ci stava pure. L'erre moscia ce l'ho, un difetto questo che forse giustifica il mio scarso successo con le donne.
Infatti costoro sono comprensibilmente portate a supporre che se è moscia quella allora probabilmente anche il resto condivide la stessa caratteristica. Lo stesso principio per cui non compri un prodotto se non ti è piaciuto il campioncino omaggio al supermercato.

Inoltre, un membro del sesso opposto con cui i miei tentativi di socializzare erano stati insolitamente poco fallimentari era per l'appunto francese.
Quindi avevo interagito parecchio con qualcuno che quell'accento aveva ottime ragioni per averlo davvero.

Che un italiano, studiando l'inglese in scozia, si ritrovi con l'accento francese, è quindi insolito ma giustificabile.

Proseguiamo.

A milano, dove ho abitato per un paio di anni, mi prendevano tutti per modenese. Perfino alla cassa dell'esselunga

cassiera - fanno 10 euro e ottanta.
io -ecco qui
cassiera - Ah, lei è modenese, vero? Ha un accento fortissimo
io (che sono negato per la geografia, cercando di ricordare dove si trovasse Modena) - Uh?

Quest'estate, una ragazza peruviana conosciuta a una festa dalle parti di Nizza, non voleva credere che io fossi italiano. Infatti mi aveva sentito parlare in italiano con un amico e, a sentir lei, parlavo con la S spagnola. Secondo lei non ero italiano di madreligua, ma piuttosto spagnolo o anche io sudamericano.

Adesso, mi sono trovato a pronunciare qualche parola di francese (non parlo la lingua, giusto un paio di parole per scherzo) e un francese qui mi dice che mi vengono fuori con l'accento inglese.

Non pretendo di avere una dizione impeccabile, nè tanto meno di potermi spacciare per madrelingua in un idioma esotico. Ma, porca miseria, possibile che non possa avere l'accento del posto in cui sono nato come tutte le altre persone di questo mondo?

mercoledì 15 ottobre 2008

Hrt locker e il minchionis superior

Hurt locker. Un film sugli artificieri americani in iraq. Di Kathryn Bigelow, quella di Strange days e point break.

Una che di botti se ne intende, insomma.

Non so se l'esercito americano è davvero pieno di matti come sembra da questo e da tanti altri film. Quello italiano non credo lo sia, almeno per ora. Da quel che ricordo di quando ero a naja è pieno più che altro di imboscati che cercano di portarsi a casa i prosciutti e le bottiglie di grappa dalla fureria.


Prima o poi, qualcuno si occuperà di abbassare il livello medio di sanità mentale, così da adegarci agli standard internazionali.


In iraq, a giudicare dal film, deve esserci qualche strano processo di selezione all'opera. La persona più sana di mente del film salta per aria nei primi minuti della pellicola. Magari gli iracheni sovrastimano gli americani. Gente che è riuscita a mettere in piedi una nazione così influente, pensano, non può essere matta. Così costruiscono le loro bombe per uccidere la gente sana di mente e questo avvia un processo evolutivo destinato a dare vita al "miles minchionis" diventato, poco alla volta, la specie dominante nel cinema bellico.


Questo film supporta questa teoria : l'esemplare più rappresentativo di miles minchionis è, se ricordo bene, l'unico a menzionare un figlio. Ovvero, è l'unico che si riproduce. Darwin approverebbe.


La tassonomia del miles minchionis lo distingue in miles minchionis superior e miles minchionis vulgaris.


Il minchionis vulgaris si limita a comportarsi in modo genericamente imbecille, ubriacandosi, blaterando scempiaggini e comportandosi, insomma, nel modo in cui tradizionalmente si comportano gli homo stultus stultus(1) .Occasionalmente il minchionis vulgaris salta per aria o si becca una pallottola in fronte e crepa.


Il superior, oltre che per le caratteristiche del suo fratello vulgaris, si distingue per la sua completa mancanza di buon senso e il disprezzo per qualsiasi regola di sicurezza. Si distingue altresì per la sua immunità alle conseguenze delle sue azioni.


Il minchionis superior, a ben vedere, è una figura decisamente sovrarappresentata nella narrativa. Sia cinematografica che libraria. E' il personaggio che si comporta in modo sconsiderato, solo che nel suo caso va tutto bene perchè lui è il protagonista. In questo film almeno è chiaro che il suo comportamento è da squilibrato. Altrove, la sua stupidità passa per coraggio ammirevole mentre la ragionevolezza delle persone più assennate viene presentata come vigliaccheria.


Il minchionis superior, diciamolo pure, mi ha alquanto stufato.



(1)L'homo stultus stultus discende dall'homo stultus ma si distingue da questo per la diminuita capacità di utilizzare gli utensili. Infatti, mentre l'homo stultus era se non altro capace di combinare qualcosa, le capacità pratiche dell'homo stultus stultus si limitano a chiamare qualcun altro che faccia il lavoro al posto suo.


Io sono stultus stultus, e così la maggior parte della gente che conosco.

A volte capita di incontrare uno stultus. Quanto ai sapiens, succede a volte di sentirli nominare ma non sono certo che esistano. Come Bigfoot e lo yeti.


lunedì 6 ottobre 2008

Matrimonio all'americana

Ok. Se voi avete mai sentito dire qualcosa del genere me lo dovete dire. Per me è nuova.

Un tale che conosco sta cominciando a prendere in considerazione l'idea di sposarsi. Come capita in questi casi sta facendo il giro dei locali in zona.

Come me, anche se abita Torino, è originario di un paesucolo del monferrato. In effetti siamo cugini. O qualcosa del genere. La parentela è vaga abbastanzaperchè non sia chiaro quale sia l'antenato comune. il primo posto in cui ha chiesto è un agriturismo del luogo. E gli hanno proposto il "matrimonio all'americana."

Il matrimonio all'americana sarebbe questo : lui si sposa il giorno prima di nascosto. Poi, quando organizza il ricevimento, un attore finge di essere il prete o il sindaco e mette in piedi una cerimonia scenografica. Siccome è solo una finta, il copione può essere concordato. Il che schiude molte possibilità. Soprattutto se lo sposo dovesse commettere l'errore di accettare la nostra proposta : noi ti paghiamo l'attore, ma decidiamo il copione. sarebbe divertente-

Ora, io non so se il "matrimonio all'americana" abbia qualcosa a che fare con l'america. Magari esiste davvero un continente in cui la gente fa le cose di nascosto e poi organizza una recita per fingere che tutto sia andato a puntino. Ma a me sembra un'idea orribile.

Invitare qualcuno al proprio matrimonio è un modo per condividere un momento importante. Non ho particolare urgenza di sposarmi, ma se dovesse capitarmi e a qualche invitato dovesse importare più della perfezione della cerimonia che della mia felicità... beh, vaffanculo e stattene pure a casa : io risparmio un coperto e tu la noia di una giornata che ti deluderebbe.

No, davvero.

Se mai dovessi sposarmi... che diamine, in qualunque ricorrenza che mi coinvolga. Non voglio un pubblico elegante. Voglio degli amici cazzoni assieme ai quali divertirmi.

Trovo sconvolgente l'idea che qualcuno la pensi diversamente.

martedì 30 settembre 2008

spazio 1999

Nove anni fa, il 13 settembre, un'esplosione sparava la luna lontano dall'orbita terrestre. O almeno questo è quello che avveniva nella serie televisiva "Spazio 1999". Lo hanno detto in televisione, quindi è vero, giusto?

Ho pochi ricordi dell'epoca in cui ero alle elementari. Principalmente si tratta di situazioni o frasi che mi hanno colpito.
Come la maestra che per spaventarci indicava un armadietto nel corridoio.

Lì, spiegava, è dove i bidelli ripongono le ossa dei bambini disubbidienti dopo averli spolpati (1).

In seguito, quando da adulto mi è capitato di votare in quella stessa scuola, ho visto ancora quell'armadietto. E ho avrei voluto sbirciarci dentro e vedere se davvero conteneva una pila di lucidi ossicini umani. Purtroppo l'imbarazzo nell'andirivieni da e verso le urne ha avuto il sopravvento, così ignoro tuttora se vivo nel mondo reale o in un racconto di Stephen King.

Televisivamente, i miei ricordi di infanzia sono : cartoni giapponesi, happy days, star trek e spazio 1999.

Anche qui i ricordi sono frammentari : qualche scena qua e là. Un paio di volti. Maya, che oltre a essere una civiltà sudamericana è anche il nome di una mutaforma dalle sopracciglia puntinate.
Ricordo le piastrelle accanto al mio letto, trasformate nella superficie lunare, grazie ai componenti del lego e a parecchia fantasia.

Poi, per alcuni anni, non ho avuto occasione di rivedere quegli episodi. Di tanto in tanto mi imbattevo in qualche riferimento. Un articolo su di una rivista, ad esempio, o un numero monografico di una fanzine in cui venivano raccontati i retroscena della serie e si ironizzava con affetto sui presupposti tutt'altro che plausibili.

Di recente mi sono procurato i cofanetti con la serie completa. Mi sono rivisto il primo episodio, che ha retto benissimo ai segni del tempo, e il secondo di cui non si può dire altrettanto. Mi sembrava il momento giusto per iniziare a riguardarlo, prima che scadesse il mese in cui si può parlare di anniversario.

Non è importante che sia bello o no. Mi fa piacere rivederlo. Mi è capitato di provare disappunto, ma il *mio* spazio 1999 non è quello. Il mio spazio 1999 è partito da quei filmati ma si è arricchito di 30 anni di nostalgia. Non è più la stessa cosa, non più di quanto un cavallo sia l'Hyracotherium da cui è disceso qualche milione di anni fa.

A settembre, nel 1999, un'esplosione ha scaraventato la luna oltre l'orbita terrestre. E anche se questo non è vero e non è importante nella realtà, è stato importante per me. Mi sembrava opportuno commemorarlo.

(1) Di recente è stato dichiarato illegale minacciare gli studenti di bocciatura. Mi chiedo i giudici cosa penserebbero del cannibalismo come forma di intimidazione. Di certo la strategia utilizzata dalla difesa, ovvero che la minaccia non avrebbe potuto essere messa in atto, non sarebbe praticabile. Infatti, è vero che la bocciatura richiede un voto collegiale, ma per il cannibalismo basta avere appetito.

martedì 23 settembre 2008

ferie, terminator e il modem fantasma

Ok sono rientrato dalle ferie. Niente di che, a dire il vero : i molti progetti si sono poi trasformati in una lunga, tranquilla permanenza in campagna e una serie di escursioni di piccolo cabotaggio.

E una dieta povera anzi, poverissima della internet in versione flat come a casa.

Ne ho sentito la mancanza in modo strano. Per un po' ho pensato che quando avessi avuto il tempo e il pc per raccogliere le idee avrei commentato che internet oramai è come uno dei cinque sensi : percepisco la realtà con vista, gusto, olfatto, tatto, udito e google.

Ogni volta che sentivo una notizia interessante mi veniva d'istinto di protendermi verso una tastiera e controllare cosa ne diceva la rete. Un picco di forma un po' insolita ? Chissà se c'è qualche notizia curiosa al riguardo. Una sagra? Una possibile viaggio, un'escursione? Vediamo se ci sono informazioni.

Mi sono reso conto che più ancora che ai cinque sensi il mio comportamento era quello di chi ha un arto fantasma. Come quando qualcuno perde un braccio ma ha ancora la percezione del prurito sul braccio che non c'è più. Io non avevo la tastiera am mi veniva ugualmente di usarla.

E adesso che sono rientrato, sono andato a cercare per curiosità internet addiction su wikipedia.

Che se ci pensate è un po' come cercare "arto fantasma" sull'enciclopedia e aiutarsi nella lettura
scorrendo le parole con l'indice della mano che non c'è.

La fantascienza ama spesso parlare di cyborg, organismi collegati all'elettronica. Siamo così diversi? Se avessi un cavetto che mi collega direttamente il cervello al pc sarei un cyborg. Invece il collegamento avviene tramite gli occhi (e la tastiera, vabbè, ma il riconoscimento vocale sta facendo progressi). Visto che si va verso il wireless direi che sono una versione particolarmente avanzata di cyborg. Terminator mi fa una pippa. Dovrei mandare il curriculum a skynet


Insomma, oggi sono tornato al lavoro.


Come capita in questi casi, la mia mente non si è ancora ripresa dall'idea e mi vengono fuori post strani.

martedì 19 agosto 2008

C'è sempre qualcuno più nerd

A volte mi sembra di abitare un mondo separato dal resto dell''umanità. Poi, per fortuna, arriva qualcosa che mi fa capire che, sì un pochino è vero, ma da me al fondoscala della nerdaggine ce n'è ancora parecchio.

Qualche mese fa ho preso a guardare la serie televisiva "big bang theory". Una sitcom incentrata su di un due nerd che condividono un appartamento di fronte all'abitazione di una ragazza.

Uno dei modi in cui gli autori mettono in evidenza la natura dei protagonisti consiste nel mostrarli spesso impegnati a giocare a un gioco da tavolo fantasy.

Quel gioco l'ho riconosciuto subito.

Ce l'ho anche io.

Ho pure le espansioni.

Insomma, è stato un attimo di imbarazzo. Ero lì che guardavo quelle scene, e il fatto che giocassero a Talisman era una *gag* perchè quale adulto normale giocherebbe a qualcosa di simile, giusto?

Poi sono capitato su questo sito.

Qualcuno ha riconosciuto il gioco. Come me, ma è andato oltre.

Ha preso i fermo immagine della scena.

E soprattutto si preso la briga di controllare la disposizione delle pedine per verificarne la coerenza con una partita vera !


sono un dilettante.

mercoledì 13 agosto 2008

il cavaliere oscuro

Finalmente sono andato a vedere questo film. Ne direi qualcosa, ma altre penne ( o tastiere) ne hanno parlato con più competenza di quanto potrei fare io. Quindi, per opinioni raziocinanti basta andare qui o qui.

Per fortuna, come dimostra questo post, non è necessario essere raziocinanti. Anzi, a non esserlo si rischia pure di farsene una carriera.

Quindi, ecco il mio commento non raziocinante.

Il cavaliere oscuro è la storia di un uomo (tale Joker) e della sua passione per i giochi di società. All'inizio lo incontriamo mentre, affascinato dall'idea dello human tetris, organizza un gioco simile ispirato al domino, con gli omini che si abbattono l'un l'altro.

A sia insaputa, intanto, un piccolo gruppo di amici dedito al cosplay viene rintracciato da un rappresentante delle case editrici.
- Dovete smetterla! - intima il rappresentante torcendo con la mano la canna in plastica morbida di un fucile giocattolo
- Hei! Quell'arnese costa. E poi perché dovrei darti retta? cosa hai tu di diverso da noi?
- Io ho il bollino siae - precisa il rappresentante

Joker, decide allora di incontrare una rappresentanza dei giocatori della città. Dopo averli affascinati con un gioco di prestigio, li convince :

- dobbiamo organizzare una convention. Pensate che figata : gdr dal vivo, tavolate di d&d, sflate di cosplay...
- Quel fanatico non ce lo permetterà mai!
- Non preoccupatevi, gli parlo io.
- tu sei matto!
- Appunto. Abbiamo qualcosa in comune.

Nel frammentre, il puro e duro difensore dei diritti d'autore è volato in cina. Infatti gli è giunta voce di un'altra infrazione.

- Ha giocato a rubamazzetto
- Ma non c' è infrazione di diritti per il rubamazzetto - obietta il Persecutore dei Perfidi Pirati
- Come no? Hanno appena fatto una legge apposta. I politici hanno il copyright sul termine "ruba"
- Ok. Vado.

a questo punto l'idea del film diventa chiara : ci sono tizi che organizzano eventi interessanti (tiro a segno, fuochid'artificio...) e quel brontolone di Batman che impedisce loro si andare avanti. Perfino quando un personaggio si rassegna e si limita a giocare a testa o croce con una moneta di recupero batman arriva e lo mena.

Uhmmm pensavodi riuscire a scrivere qualcosa di più divertente invece mi è venuta fuori una cosa un po' piattina. Comunque il film è molto bello ma vorrei chiedere una cosa :

Sono solo io a trovere fastidioso che due facce abbia la stessa voce prima e dopo l'incidente? Insomma, ha uno squarcio enorme nella guancia, tanto che si vede l'interno della bocca. Anche supponendo che il dolore sia trascurabile, possibile che non ne consegua almeno un lieve difetto di pronuncia?

venerdì 1 agosto 2008

la vita dalle gradinate

Sabato sono andato al concerto dei REM a Milano. All'arena civica, non lontano dalla sede della mia ditta quando lavoravo in quella città.
Per varie ragioni abbiamo preso i biglietti per il concerto sulle gradinate. Non avevo mai assistito a un concerto da quella posizione.

Si sta più comodi.
Si sta seduti.
Ci si può alzare per andare in bagno e tornare senza problemi al proprio posto.
ci si diverte di meno.

Nel prato, schiacciati dalla calca, magari aggrappati a una cancellata per non farsi spintonare via da chi preme per arrivare a una posizione migliore, è più faticoso ma anche più coinvolgente. E' dove si percepisce di più l'entusiasmo.
Credo sia la cosa più caratteristica ai concerti, confondersi nell'entusiasmo della folla. Difficile farlo stando seduti in disparte con un panino e una bottiglietta d'acqua.

La metafora è così scoperta che non mi viene quasi voglia di commentarla : a volte mi sembra di avere passato troppa parte della mia vita sulle gradinate. E' una delle cose su cui sto lavorando.

Volevo aggiungere qualche considerazione che legasse questo post al fantasy ma mi rimane poco tempo prima di andare via per il fine settimana (di nuovo al mare, oramai ci ho preso gusto).
Magari avrei potuto riferirmi alla classica raccomandazione "mostrare, non dire" o menzionare alcuni scrittori che malgrado uno stile non particolarmente elegante riescono a catturarmi per l'energia e la passione che traspare dalle loro pagine. E magari confrontarli con certi testi amatoriali molto meno convincenti. E' il talento la differenza? Quegli autori che mi piacciono hanno una tecnica più elaborata di cui non mi accorgo?

Provano emozioni più intense?

Forse sì. Perchè un autore sceglie di *dire* qualcosa invece di tuffarsi nelle tempeste che squassano l'animo di un personaggio? Ho il sospetto che, spesso almeno, ci sia un timore di essere fin troppo intensi, di scoprirsi troppo. Magari un senso di pudore, perchè si descrive ciò che si conosce e per descrivere le emozioni di un personaggio si deve, bene o male, partire dalla proprie. E allora si accontenta di qualcosa di meno intenso.

Si rimane sulle gradinate, ma allora deve esserci un gruppo straordinario come i REM perchè meriti.


(nota finale : se andate a un concerto a milano, non lasciate la macchina in un'autorimessa a ore : quei ladri si sono fatti pagare 40 euro !)

giovedì 24 luglio 2008

se campbell avesse giocato di ruolo

Campbell è uno di quei nomi che saltano fuori in continuazione quando si parla di fantasy o di gdr. A volte ho l'impressione che i suoi testi siano diventati degli schemini da seguire per chi crea le trame di film, libri o avevnture per gdr.

Ma come sarebbe stato in realtà il viaggio dell'eroe se l'eroe avesse giocato di ruolo?

Sono andato a cercare gli elementi del viaggio su wikipedia e, a meno di una voce che non so bene come attribuire credo di essermi fatto una buona idea.

Il viaggio del giocatore di ruolo

Chapter I: Departure

1. The Call to Adventure
un tizio magrissimo e occhialuto propone all'eroe "Sto cercando un giocatore per il mio gruppo di d&d. Ti interessa?"

2. Refusal of the Call
L'eroe risponde : "no, grazie, ma queste cose da nerd proprio non mi interessano". Poi però scopre che il tizio ha una sorella con le tette grosse, quindi accetta.

3. Supernatural Aid
La casa in cui ci si trova a giocare è un po' fuori mano, ma Un altro membro del gruppo ha qualche anno in più e la patente

4. The Crossing of the First Threshold
La madre del master incontra l'eroe all'ingresso e bofonchia qualcosa circa il fatto che bisognerebbe studiare invece di perdere tempo con un gioco da tavolo

5. The Belly of the Whale
un altro giocatore è mooooooooooolto sovrappeso e si mangia tutti gli stuzzichini che il master ha messo a disposizione sul tavolo

Chapter II: Initiation

1. The Road of Trials
"Cioè, no, scusa, vuoi dire che per giocare dovrei studiarmi questo manualone spesso una spanna? Ma stai scherzando?

2. The Meeting with the Goddess
La sorella popputa del master entra nella stanza in cui si sta giocando

3. Woman as the Temptress
"Ciao, ragazzi. Io vado al mare. Qualcuno ah voglia di venire con me? Mi farebbe piacere qualcuno che mi aiuti a spalmare la crema solare, da sola ci sono posti in cui ho problemi a arrivare". Ma a quel punto l'eroe è così preso dal gioco che non la sente neppure

4. Atonement with the Father
ok, questa non so bene come convertirla. Idee?

5. Apotheosis
"Sono passato al secondo livello! IL MONDO E' MIO!!!!!!!!!"

6. The Ultimate Boon
"Mi presti il manuale, che me lo leggo bene a casa?"

Chapter III: Return

1. Refusal of the Return
L'eroe è così preso a discutere dell'avventura che non si decide a andarsene

2. The Magic Flight
"Occavolo, non mi ero accorto di che ora era! Mia madre mi ammazza se arrivo così tardi!"

3. Rescue from Without
Squilla il cellulare dell'eroe "Ciao, sono la mamma, volevo avvisarti che stasera faccio tardi al lavoro, arrangiati tu per cena"

4. The Crossing of the Return Threshold
l'eroe rientra in casa appena un attimo prima di sua madre

5. Master of the Two Worlds
Nei giorni successivi, l'eroe si studia i manuali per iniziare a masterizzare lui stesso. Indeciso su quale ambientazioen acquistare, ne prende due : grayhawk e forgotten realms

6. Freedom to Live
The hero bestows the boon to his fellow man.
*L'eroe si avvicina a un compagno di classe e gli dice "Sto cercando un giocatore per il mio gruppo di d&d. Ti interessa?"*

lunedì 21 luglio 2008

Se non diventerete come bambini, o del rileggere

I bambini amano riascoltare continuamente la stessa storia e a volte capita anche a me di sentirmi un po' così : certi libri li rileggo abbastanza da consumarli. Immagino che potrei considerarlo un buon segno : sono più giovane di quello che sembro. D'altra parte, magari porto molto male i miei quattro anni di età.

Poi ci sono altri libri , sovente migliori, che rimangono sullo scaffale senza che mi venga più voglia di riprenderli in mano.

Il criterio non è la qualità della scrittura o l'originalità della trama : i romanzi del ciclo di Xanth li rileggo tanto quanto Il signore degli anelli. Neppure i più astiosi detrattori di Tolkien lo metterebbero al livello di Piers Anthony.

Non sono, ovviamente i colpi di scena. Magari sono un po' de coccio, ma alla terza o quarta rilettura ho cominciato un pure io a sospettarlo che quel losco figuro alla locanda del puledro impennato forse tanto losco non era.

Normalmente quando mi metto a rileggere un vecchio libro è un periodo in cui sono un po' più stressato e preferisco non fare la fatica e corre re il rischio di qualcosa di nuovo. I libri che scelgo sono quindi quelli che hanno personaggi o ambientazioni affascinanti che mi fa piacere ritrovare. E che hanno un lieto fine o almeno che non finiscono troppo male. Insomma, per me il rileggere è un po' il rintanarmi fuori dalla realtà in un mondo che mi piace , che è familiare e che e in cui so che le cose dopo tutto, andranno a finire bene. Insomma, un rifugio rasicurante quando *questo* mondo tanto rassicurante non è.

Peraltro,

I bambini amano sentir raccontare innumerevoli volte sempre le stesse storie, per garantirsi nello stesso tempo sia il
piacere della scoperta del nuovo e del perturbante sia quello della rassicurazione nel ripercorrere il noto e il confortevole.


Insomma, quando sono stressato la mia età mentale regredisce fin verso i cinque anni. Probabilmente mi sarebbe bastato chiedere a qualunque collega che mi abbia visto fare tardi in ufficio.

venerdì 11 luglio 2008

banned from argo

tanto per non fuggire senza lasciare un post di genere fantasy o fantascientifica, ecco a voi un video basato sulla canzone "banned from argo".

A quanto pare la canzone è così popolare che l'autrice rifiuta di suonarla perchè dice che non ne può più.



Banned From Argo
Copyright © 1977 by Leslie Fish
Copyright assigned to Random Factors
Lyrics posted by permission

verse tune trad, "Boston Burglar"

When we pulled into Argo Port in need of R&R,
The crew set out investigating every joint and bar.
We had high expectations of their hospitality,
But found too late it wasn't geared for spacers such as we.


Chorus: And we're banned from Argo, everyone.
Banned from Argo, just for having a little fun.
We spent a jolly shore leave there for just three days or four,
But Argo doesn't want us any more.

The Captain's tastes were simple, but his methods were complex.
We found him with five partners, each of a different world and sex.
The Shore Police were on the way-we had no second chance.
We beamed him up in the nick of time-and the remnants of his pants.

Our Engineer would yield to none at putting down the brew;
He out-drank seven space marines and a demolition crew.
The Navigator didn't win, but he out-drank almost all,
And now they've got a shuttlecraft on the roof of City Hall.

Our proper, cool First Officer was drugged with something green,
And hauled into an alley, where he suffered things obscene.
He sobered up in Sickbay and he's none the worse for wear,
Except he's somehow taught the bridge computer how to swear.

The Head Nurse disappeared awhile in the major Dope Bazaar,
Buying an odd green potion "guaranteed to cause Pon-Farr."
She came home with no uniform and an oddly cheerful heart,
And a painful way of walking-with her feet a yard apart.

Our lady of Communications won a ship-wide bet
By getting into the planet's main communications net.
Now every time someone calls up on an Argo telescreen,
The flesh is there, but the clothes they wear are nowhere to be seen.

Our Doctor loves Humanity; his private life is quiet.
The Shore Police arrested him for inciting whores to riot.
We found him in the city jail, locked on and beamed him free-
Intact except for hickeys and six kinds of VD.

Our Helmsman loves exotic plants; the plants all love him too.
He took some down on leave with him and we wondered what they'd do,
'Til the planetary governor called and swore upon his life
That a gang of plants entwined his house and then seduced his wife!

A gang of pirates landed, and nobody seemed to care.
They stamped into the nearest bar to announce that they were there.
Half our crew was busy there, and invited them to play,
But the pirates only looked at us, and turned and ran away.

Our crew is Starfleet's finest, and our record is our pride.
And when we play we tend to leave a trail a mile wide.
We're sorry about the wreckage and the riots and the fuss;
At least we're sure that planet won't be quick forgetting us!

che aspetto ha il mare?

Non sono molto un tipo da spiaggia.L'ultima volta che sono andato al mare era l'estate del 1991.

Tanto per dare una prospettiva storica, era il settimo governo andreotti e sui mappamondi esisteva ancora una nazione chiamata URSS.

Questo fine settimana ho accettato un invito a andare al mare a casa di amici, per vedere che effetto mi fa a distanza di 17 anni.

ovviamente, le previsioni del tempo....




A lunedì.

martedì 8 luglio 2008

Perchè non sarei simpatico se vincessi alla lotteria (sotto forma di storiella morale)

Un negozio. L'insegna dice "farmacia emozionale"

acquirente - Buongiorno

Negoziante - Buongiorno. Desidera?

acquirente - Vorrei del buon gusto. E abbondi pure sulla dose. Ho vinto alla lotteria, posso permettermelo.

Negoziante - Scusi, ma è sicuro di voler avere buon gusto?

acquirente - certo. Voglio essere rispettato. non voglio certo fare la figura del tipico nuovò rock cafone.

negoziante - Si dice Nouveau riche, veramente. Guardi, se proprio vuole del buon gusto glielo posso anche vendere, ma non credo sia quello ceh fa per lei.

acquirente - come no?

negoziante - Le piace l'idea di farsi invidiare dagli amici per i suoi soldi?

acquirente - certo. non vedo l'ora di farmi vedere con una ferrari nuova e l'orologio più costoso che riesco a trovare e ...

negoziante - se lo scordi. Lo sfoggio di ricchezza è segno di cativo gusto. potrei permetterle tutt'al più una panda.

acquirente - una panda...

negoziante - di seconda mano. Ma se davvero vuole avere buon gusto allora le spetta d'ufficio una coscienza ecologista e allora le tocca andare in bicicletta. oh, e immagino che le piaccia mangiare bene. Un buon piattone di agnolotti o cose del genere.

acquirente - Beh, qui non dovrebbero esserci problemi. con i miei soldi posso permettermi i migliori cuochi

negoziante - Certo. A cui avrà certo il buon gusto di chiedere non cose plebee come gli agnolotti, la pizza o il brasato. Piuttosto un origami di lattuga con un ravanello artisticamente intarsiato, un ideogramma di salsa e volendo esagerare un singolo microscopico raviolo disposto elegantemente sul piatto.

acquirente - ma coSA mi consiglia allora?

negoziante - Ecco, in genere ho trovato che i miei clienti sono soddisfatti con una miscela di arroganza, Presunzione e sfacciataggine.

acquirente - può aggiungere un pizzico di indole criminale e prepotenza, per favore? Pensandoci credo che mi farebbe comodo

negoziante - certo. ecco qui.

acquirente - Grazie. (esce)