martedì 21 ottobre 2008

parla come mangi

Forse allora il problema è che mi piace mangiare un po' di tutto.

Anni fa, verso la fine del liceo, mi sono toccate le classiche vacanze studio in gran bretagna per impratichire l'inglese.

Per tre anni, con la scusa dei corsi di lingue, ho trascorso un mese ogni estate a socializzare con gli altri studenti del mio stesso sesso e tentare vanamente di socializzare con quelli del sesso opposto.

E quando mi capitava di passare in un negozio o in un ristorante, mi pigliavano immancabilmente per francese.

- You're french, aren't you?
- Mapporca di quella puzzolona albionica di tua sorella, no che non sono french - rispondevo io.

Ma tutto sommato, l'errore ci stava pure. L'erre moscia ce l'ho, un difetto questo che forse giustifica il mio scarso successo con le donne.
Infatti costoro sono comprensibilmente portate a supporre che se è moscia quella allora probabilmente anche il resto condivide la stessa caratteristica. Lo stesso principio per cui non compri un prodotto se non ti è piaciuto il campioncino omaggio al supermercato.

Inoltre, un membro del sesso opposto con cui i miei tentativi di socializzare erano stati insolitamente poco fallimentari era per l'appunto francese.
Quindi avevo interagito parecchio con qualcuno che quell'accento aveva ottime ragioni per averlo davvero.

Che un italiano, studiando l'inglese in scozia, si ritrovi con l'accento francese, è quindi insolito ma giustificabile.

Proseguiamo.

A milano, dove ho abitato per un paio di anni, mi prendevano tutti per modenese. Perfino alla cassa dell'esselunga

cassiera - fanno 10 euro e ottanta.
io -ecco qui
cassiera - Ah, lei è modenese, vero? Ha un accento fortissimo
io (che sono negato per la geografia, cercando di ricordare dove si trovasse Modena) - Uh?

Quest'estate, una ragazza peruviana conosciuta a una festa dalle parti di Nizza, non voleva credere che io fossi italiano. Infatti mi aveva sentito parlare in italiano con un amico e, a sentir lei, parlavo con la S spagnola. Secondo lei non ero italiano di madreligua, ma piuttosto spagnolo o anche io sudamericano.

Adesso, mi sono trovato a pronunciare qualche parola di francese (non parlo la lingua, giusto un paio di parole per scherzo) e un francese qui mi dice che mi vengono fuori con l'accento inglese.

Non pretendo di avere una dizione impeccabile, nè tanto meno di potermi spacciare per madrelingua in un idioma esotico. Ma, porca miseria, possibile che non possa avere l'accento del posto in cui sono nato come tutte le altre persone di questo mondo?

mercoledì 15 ottobre 2008

Hrt locker e il minchionis superior

Hurt locker. Un film sugli artificieri americani in iraq. Di Kathryn Bigelow, quella di Strange days e point break.

Una che di botti se ne intende, insomma.

Non so se l'esercito americano è davvero pieno di matti come sembra da questo e da tanti altri film. Quello italiano non credo lo sia, almeno per ora. Da quel che ricordo di quando ero a naja è pieno più che altro di imboscati che cercano di portarsi a casa i prosciutti e le bottiglie di grappa dalla fureria.


Prima o poi, qualcuno si occuperà di abbassare il livello medio di sanità mentale, così da adegarci agli standard internazionali.


In iraq, a giudicare dal film, deve esserci qualche strano processo di selezione all'opera. La persona più sana di mente del film salta per aria nei primi minuti della pellicola. Magari gli iracheni sovrastimano gli americani. Gente che è riuscita a mettere in piedi una nazione così influente, pensano, non può essere matta. Così costruiscono le loro bombe per uccidere la gente sana di mente e questo avvia un processo evolutivo destinato a dare vita al "miles minchionis" diventato, poco alla volta, la specie dominante nel cinema bellico.


Questo film supporta questa teoria : l'esemplare più rappresentativo di miles minchionis è, se ricordo bene, l'unico a menzionare un figlio. Ovvero, è l'unico che si riproduce. Darwin approverebbe.


La tassonomia del miles minchionis lo distingue in miles minchionis superior e miles minchionis vulgaris.


Il minchionis vulgaris si limita a comportarsi in modo genericamente imbecille, ubriacandosi, blaterando scempiaggini e comportandosi, insomma, nel modo in cui tradizionalmente si comportano gli homo stultus stultus(1) .Occasionalmente il minchionis vulgaris salta per aria o si becca una pallottola in fronte e crepa.


Il superior, oltre che per le caratteristiche del suo fratello vulgaris, si distingue per la sua completa mancanza di buon senso e il disprezzo per qualsiasi regola di sicurezza. Si distingue altresì per la sua immunità alle conseguenze delle sue azioni.


Il minchionis superior, a ben vedere, è una figura decisamente sovrarappresentata nella narrativa. Sia cinematografica che libraria. E' il personaggio che si comporta in modo sconsiderato, solo che nel suo caso va tutto bene perchè lui è il protagonista. In questo film almeno è chiaro che il suo comportamento è da squilibrato. Altrove, la sua stupidità passa per coraggio ammirevole mentre la ragionevolezza delle persone più assennate viene presentata come vigliaccheria.


Il minchionis superior, diciamolo pure, mi ha alquanto stufato.



(1)L'homo stultus stultus discende dall'homo stultus ma si distingue da questo per la diminuita capacità di utilizzare gli utensili. Infatti, mentre l'homo stultus era se non altro capace di combinare qualcosa, le capacità pratiche dell'homo stultus stultus si limitano a chiamare qualcun altro che faccia il lavoro al posto suo.


Io sono stultus stultus, e così la maggior parte della gente che conosco.

A volte capita di incontrare uno stultus. Quanto ai sapiens, succede a volte di sentirli nominare ma non sono certo che esistano. Come Bigfoot e lo yeti.


lunedì 6 ottobre 2008

Matrimonio all'americana

Ok. Se voi avete mai sentito dire qualcosa del genere me lo dovete dire. Per me è nuova.

Un tale che conosco sta cominciando a prendere in considerazione l'idea di sposarsi. Come capita in questi casi sta facendo il giro dei locali in zona.

Come me, anche se abita Torino, è originario di un paesucolo del monferrato. In effetti siamo cugini. O qualcosa del genere. La parentela è vaga abbastanzaperchè non sia chiaro quale sia l'antenato comune. il primo posto in cui ha chiesto è un agriturismo del luogo. E gli hanno proposto il "matrimonio all'americana."

Il matrimonio all'americana sarebbe questo : lui si sposa il giorno prima di nascosto. Poi, quando organizza il ricevimento, un attore finge di essere il prete o il sindaco e mette in piedi una cerimonia scenografica. Siccome è solo una finta, il copione può essere concordato. Il che schiude molte possibilità. Soprattutto se lo sposo dovesse commettere l'errore di accettare la nostra proposta : noi ti paghiamo l'attore, ma decidiamo il copione. sarebbe divertente-

Ora, io non so se il "matrimonio all'americana" abbia qualcosa a che fare con l'america. Magari esiste davvero un continente in cui la gente fa le cose di nascosto e poi organizza una recita per fingere che tutto sia andato a puntino. Ma a me sembra un'idea orribile.

Invitare qualcuno al proprio matrimonio è un modo per condividere un momento importante. Non ho particolare urgenza di sposarmi, ma se dovesse capitarmi e a qualche invitato dovesse importare più della perfezione della cerimonia che della mia felicità... beh, vaffanculo e stattene pure a casa : io risparmio un coperto e tu la noia di una giornata che ti deluderebbe.

No, davvero.

Se mai dovessi sposarmi... che diamine, in qualunque ricorrenza che mi coinvolga. Non voglio un pubblico elegante. Voglio degli amici cazzoni assieme ai quali divertirmi.

Trovo sconvolgente l'idea che qualcuno la pensi diversamente.