mercoledì 25 marzo 2009

neolingue

A volte gli indizi puntano tutti in una direzione. E può capitare che quella direzione sia chiaramente sbagliata, ma anche troppo buffa per non fingere di prenderla sul serio.

Da quanche anno ho preso l'abitudine di guardare film e telefilm in lingua originale, almeno quando la lingua originale è l'inglese. Una scelta fatta un po' per la curiosità di sentire le vere voci degli attori e un po' per sentirmi meno in colpa quando passo il tempo a guardare star trek invece di lavorare.

Mi sono visto o sto vedendo in questo modo Star trek tos, Star trek voyager, star trek tng, star trek enterprise, red dwarf, battlestar galactica, big bang theory, doctor who, torchwood, dresden files e un discreto numero di film. Può succedermi di non cogliere qualche parola, soprattutto se gli attori hanno un accento britannico ma normalmente non fatico a seguirli.

Recentemente ho provato a guardare, una commedia inglese. Ho lasciato perdere dopo pochi minuti perchè non capivo una sola parola.

Cosa poteva avere di diverso? L'accento? Eppure con altri film inglesi non avevo grosse difficoltà.

La qualità dell'audio? Era ottima.

Poi ho capito.

L'unica differenza era l'argomento.

E allora è evidente: io non conosco l'inglese. Conosco il fantascientifico. Se non si parla di draghi, astronavi o macchine del tempo allora i dialoghi sono incomprensibili.

martedì 17 marzo 2009

Alcolici e astronavi

Nel più recente episodio di Battlestar galactica, nonchè penultimo della serie, alcuni personaggi bevono champagne. La cosa mi è sembrata poco realistica perchè lo champagne, per definizione, non può esistere in un'ambientazione che non comprenda la francia.

Riformulo la frase.

L'umanità è stata sterminata da una razza di robot umanoidi misticheggianti con problemi edipici e vaga per la galassia a bordo di astronavi in grado di compiere balzi a velocità superiori a quella della luce. L'aspetto poco realistico di questa storia è il nome di un vino.

Cosa caspita significa realistico? Chissà se gli autori delle varie opere fantasy o, in misura minore, fantascientifiche si pone mai seriamente questa domanda. Credo che qualcuno, probabilmente tra i migliori, lo faccia. Dovrebbe.

Se vogliamo essere realistici fino in fondo, un'opera fantasy non dovrebbe essere comprensibile. Non facilmente, almeno. Non senza un grosso sforzo da parte del lettore. Anche ammettendo che la razza umana sia anatomicamente la stessa, l'evoluzione della civiltà in un mondo completamente differente dovrebbe portare a usi e costumi completamente differenti.

Ci sarebbero alcune somiglianze di base: se le storie sono ambientate in un clima anche solo temperato esisteranno gli abiti per esempio, e anche in climi che non li richiedano probabilmente ci sarà almeno qualche forma di ornamento rituale. Ma non è detto che assomiglino a quelli che siamo abituati a vedere.

Ora, la ricerca del realismo non è sempre necessaria o anche desiderabile. La fantasy può essere anche fiabesco, in cui la questione diventa per così dire un realismo archetipico. Un cercare una correttezza simbolica più che una plausibilità reale. In questo caso aggiungere un realismo più terra terra potrebbe essere fuori luogo (anche se molta urban fantasy si basa proprio su questo contrasto).

Ma nel caso in cui ci sia un'operazione di world buliding, credo che un autore fantasy - un buon autore fantasy, almeno - confidi nella tendenza del lettore a sopravvalutare quali elementi sono più o meno intrinsecamente inevitabili.

Mi è capitato di sentire l'osservazione che una lingua è trasparente per chi la parla finchè non prova a impararne un'altra. Ovvero che le strutture linguistiche sembrano ovvie e naturali finchè non si acquista la consapevolezza di altre possibilità. Ecco, mi sono fatto l'idea che il realismo di un libro fantasy si basi molto su questa forma di trasparenza per cui l'abituale si confonde con il naturale.

E' naturale e realistico che le persone abbiano due braccia, due gambe, un naso, indossino giacca e cravatta, guidino un'automobile, bevano liquori, leggano libri, anche se di forma leggermente diversa per personalizzare l'ambientazione.

Champagne? Non lo bevo così spesso da considerarlo un fatto della natura alla pari della gravità o delle cravatte, quindi BANG! Eccomi sparato fuori dalla storia.

Chiaro che lettori diversi considereranno naturali cose diverse. Quidi in questo senso il realismo deve essere personalizzato per il pubblico che ci si aspetta di incontrare.

Deve essere mica tanto facile.

mercoledì 4 marzo 2009

retrocinema labirinto letale(mazes and monsters)




Chi si è avvicinato ai giochi di ruolo negli anni ottanta ricorderà che internet non c'era, il materiale tradotto era pochino e le principali risorse tra gli appassionati erano le fanzine fotocopiate o stampate al risparmio.

La mia preferita era Spellbook. Poi c'era Caos (non Kaos, che è venuto dopo ed era tutt'altra cosa) che però era quasi professionale e infine Rune, che non mi piaceva ma era di Torino e tentò addirittura la strada della pubblicazione da edicola.

Erano altri tempi, quando gli uomini erano veri uomini, le donne erano vere donne e le piccole creature pelose di alfa centauri erano vere piccole creature pelose di alfa centauri.

La fanzine tipica era scritta a macchina, arricchita con disegni molto dilettanteschi o con fotocopie di disegni saccheggiati da qualche copertina fantasy. Gli autori la fotocopiavano nella copisteria sotto casa e ne distribuivanoa mano qualche decina di copie nei negozi di giochi.


A chi voleva leggere un approccio più professionale restava la possibilità di comperare qualche rivista straniera. Credo che gran parte della mia generazione abbia imparato l'inglese leggendo l'ecologia del rugginofago su "Dragon", della tsr.

Dragon aveva tra le altre cose un'editoriale e una fitta rubrica di posta dei lettori chiamata "forum". Era il periodo in cui i gdr non godevano di buona reputazione. Associazioni come badd esistevano appunto per far sapere a tutti quanto fossero pericolosi per le giovani menti quei giochi con maghi e omicidi e demoni. Gran parte delle lettere pubblicate diceva cose come :
"I miei genitori hanno visto il film mazes and monsters e adesso non vogliono più che io giochi a d&d. Cosa posso fare?"


Naturale quindi che a forza di sentirne parlare venisse la curiosità di vedere come fosse questo film capace di incutere il terrore nelle madri di famiglia d'oltreoceano.

Innanzitutto va detto che si tratta di un film tv, con tutte le limitazioni di budget del caso. non fosse per l'argomento trattato e per la curiosità esser una delle prime interpretazioni di Tom Hanks sarebbe un discreto ma dimenticabile prodotto della sua epoca.

Così com'è diventa interessante nel contesto e per l'interpretazione che ne è stata tratta all'epoca. Basta scorrere i commenti al film sull'imdb per farsi un'idea:


Mazes and Monsters was the made-for-TV special at the head of the
anti-Dungeons-And-Dragons movement, spearheaded by Patricia Pulling who blamed
the game for her son's suicide the same year. I know people whose parents
confiscated and threw out/burned all their gear as a result of this film, which
suggests such games cause loving, sensitive kids to go insane and suicidal.


In effetti, l'argomento del film è un giocatore di ruolo che si immedesima eccessivamente nel personaggio e impazzisce. Una storia che senz'altro gioca parecchio sulle paure diffuse in quegli anni.


In un paio di occasioni, un poliziotto si lascia andare a un commento relativo a Mazes and monsters (una versione fittizia di dungeons and dragon) come un gioco estremo e pericoloso.


Per il resto, il film non da un'immagine particolarmente negativa del gioco a uno spettatore che abbia familiarità con l'argomento.


E' il dramma di una persona che perde la testa per correre dietro a un passatempo a ben vedere piuttosto ridicolo. Sostituisci "gioco di ruolo" con "donna" ed è la stessa storia del 90% delle commedie romantiche.

Il resto del gruppo di gioco appare addirittura in una luce relativamente positiva, e si impegna per cercare di riportare alla realtà il loro amico.


E' interessante notare come un film del genere debba apparire differente a chi invece non abbia dimestichezza con i gdr.

E' come un film sull'alcolismo. Lo spettatore normale sa che esistono gli alcolici, sa che è possibile esagerare, sa che sono casi particolari. Un'ipotetico spettatore che non ne sapesse niente ne trarrebbe un'idea ben diversa.

Ecco, è interessante come la cornice del dramma sia diventata così integrale al soggetto. I problemi psicologici dei personaggi si esprimono nell'ambito dei gdr, e i gdr, soprattutto agli occhi di uno spettatore dei primi anni 80, sono sufficientemente esotici da attirare l'attenzione e identificarsi con quelli.

In assenza di altri punti di riferimento che ne bilancino l'effetto il gioco di ruolo appare come una spaventosa causa di pazzia.

In questo senso è interessante. Perchè è un film che quando è uscito ha avuto un'impatto forte in un contesto molto specifico. Non è un film bello ma è un film rilevante.
Viene anche naturale comparare la visione dello spettatore dell'epoca con le nostre visioni contemporanee di spettatori odierni. A quelli sembrava naturale vedere i gdr come orridi e pericolosi perchè ne avevano esperienza solo in una circostanza molto particolare e drammaticizzata. Quanto spesso noi ci troviamo nelle stesse circostanze, mutando solo il particolare accessorio dell'elemento demonizzato?

Quanto al resto, è una boiatina abbastanza insignificante.