lunedì 25 luglio 2011

xkcd ha di nuovo ragione

Oggi, terremoto. Niente di particolarmente rilevante ma si è fatto sentire.

La prima reazione di tutti in ufficio è stata di tuffarsi su internet a vedere se se ne parlava, e stupirsi che ci fossero già notizie quando il palazzo aveva a malapena finito di oscillare.

E a me è tornata in mente questa vignetta di xkcd e, diamine, quel fumetto aveva proprio ragione.

Il cerchio e la botte

Un paio di domeniche fa sono stato in Francia in occasione di un festival sul ballo popolare. Da qualche giorno volevo scriverne per commentare diverse cose, quasi tutte piacevoli.

Quelle meno piacevoli sono poche e non molto importanti: la levataccia al mattino dopo avere passato la sera prime a chiacchierare con un paio di amici che non vedevo da tempo. La pioggia che nel pomeriggio ci ha costretti sotto un tendone a bere birra e rosicchiare socca (1) offerta dall'organizzazione invece di girare per le strade come previsto.

Quelle piacevoli sono varie e numerose, inclusa una gentilezza inusuale da parte dei solitamente spocchiosi francesi.

Un gruppo folkloristico includeva, tra numerosi bambini in abito tradizionale, un paio di evidente origine africana.
Un'immagine, quella pelle scura accostata ai vestiti di non so più quale valle alpina, che ho trovato buffamente simbolica.

Come sovente succede, è passato qualche giorno tra la scena e il momento in cui mi sono seduto a scriverne. Nel frattempo ho letto di un pazzo in norvegia che ha ucciso più di novanta persone proprio perchè sostenevano quell'integrazione rappresentata da quell' immagine che mi aveva tanto colpito.

Come al solito, un'immagine che fa ben sperare e una di segno opposto. Tipico di questo mondo dare un colpo al cerchio e uno alla botte.

Quello alla botte, va detto, poteva anche tirarlo un po' più piano.

(1) La versione locale della farinata ligure. Eravamo in Francia ma vicino al confine. Ci sono destini peggiori che passare un pomeriggio a chiacchierare mentre si beve e mangia a scrocco.

lunedì 11 luglio 2011

À la recherche du moustique perdu

Sono stato in un posto in cui le zanzare volavano a sciami, così fitte da oscurare il sole. Si buttavano in picchiata con un suono di sirene come gli stuka e si risollevavano lasciando a terra cadaveri rinsecchiti prosciugati da ogni goccia di plasma.

Dio promise a Abramo una discendenza numerosa come le stelle nel cielo. Si tramanda che Abramo rispose "non si potrebbe fare numerosa come le zanzare al campeggio?". Dio a quel punto sfoderò un insospettato accento astigiano e rispose: "Esageruma nen". Che significa "non esageriamo", ma probabilmente si capiva anche senza tradurlo.

Quel genere di posto.

Così ho fatto qualcosa che non facevo da molti anni: ho comperato una confezione di autan.

E mentre mi preparavo a usarla già mi sembrava di sentire quell'odore inconfondibilmente chimico che ricordavo fin dall'infanzia. Un odore fastidioso che mi parlava di vacanze estive alle elementari, quando ti sembra che sarai libero per sempre e non avrai mai più obblighi e orari e una classe in cui dover stare immobile a svolgere compiti che non ti interessano.

Un odore sgradevole ma che associavo a pomeriggi trascorsi in bicicletta con gli amici. Ai prati, a quelle cose che sembrano importanti a nove anni e a cui poi, da adulti si ripensa con malinconia di chi è costretto a lottare ogni giorno con la prosaicità dell'esistenza.

Poi l'ho spruzzato e l'odore non era più quello. L'hanno cambiato, ora è qualcosa che sa vagamente di agrumi. Mi sono inzuppato in quell'aroma, meno sgradevole di quello che ricordavo ma più alieno, e i miei ricordi si sono dissolti. Le zanzare, quelle no, che non basta un po' di autan per sconfiggerle, ma hanno almeno diradato i loro attacchi.

Ognuno ha le madeleine che si merita.