lunedì 14 gennaio 2008

Cosa non fare se si lavora nell'informatica.

Ovvero le tre baggianate più clamorose in cui mi sono imbattuto in vari anni che faccio questo lavoro(1). Eviterò di fare nomi per proteggere gli innocenti e i non tanto innocenti.


Dimenticare la password del superimportante ambiente di lavoro.
Sono stato in un posto in cui il metodo *ufficiale* per accedere all'ambiente di lavoro era lanciare l'applicativo attraverso un debugger e modificare a manina le locazioni di memoria giuste per dare al programma l'illusione che la password fosse quella corretta. La stessa cosa che fanno i cracker quando devono sproteggere un software, solo che non sono così tonti da farlo sui *loro*software.

Applicare in modo troppo rigoroso la legge sulla privacy.
Capita a volte che ci siano errori di dati sul db che fanno impallare i programmi. In quel caso, la cosa normale è andare sulle tabelle, controllare i dati incriminati e correggerli.Però, diamine, non potete dirmi "devi correggere con la massima urgenza i dati sul db" e, allo stesso tempo "l'accesso al db non possiamo dartelo perchè sono dati sensibili". Cosa dovrei fare, aspergere il server con l'acqua santa e invocare sant'Isidoro di Siviglia perchè faccia il miracolo?

Imporre regole più restrittive a dati pregressi
A questa ho assistito da spettatore.Un mio collega aveva un conto che usava solo online. Un bel giorno, la banca decide di cambiare i criteri in base ai quali accettare una password.
Il mio collega ha scoperto che non solo non poteva accedere con la sua vecchia password, ma nemmeno modificarla con una password accettabile, perchè i geni avevano applicato le stesse regole ai campi "digita la password precedente" nella schermata per cambiarla.
Le bestemmie si sono sentite fino alla sede principale della banca, al capo opposto dell' Italia.

(1)Le tre più clamorose che mi vengono in mente adesso, almeno.

4 commenti:

Mirtillangela ha detto...

Mamma mia, un panorama davvero desolante!! Immagino il tuo divertimento davanti a tale sfoggio di umano acume....

Non è la stessa cosa ma credo di aver provato almeno un paio di volte un senso di frustrazione mista ad ilarità vagamente simile alla tua.
Con mia mamma. Dopo circa 20 minuti al telefono per farle capire come salvare un file di word sul desktop, lei sbuffando esclama: "E mò che c...o è sto desktop???"

O_O ma dirlo prima che non capivi un'accidenti di quello che dicevo no, eh??

sauron era un bravo artigiano ha detto...

Lol. Ho una cugina così.
Il problema è che quando ci si fa la fama di quello-che-ne-capisce-di-computer poi ci si ritrova a fare da consulenza tecnica a tutta la famiglia e parenti vari.

Fed Zeppelin ha detto...

Oh, guarda, è così anche quando non si ha la fama ma si hanno dei parenti pigri: per la mia famiglia io sono "quella che ne capisce di computer" peccato (e questo Mirtillangela lo sa bene) che io riesco a malapena ad accenderlo (e usare photoshop ma questo non c'entra)... immagina che deliri da queste parti quando c'è qualcosa che non va!

sauron era un bravo artigiano ha detto...

A volte capita di ritrovarsi con una reputazione che non si sa nemmeno bene da dove venga.

Posso immaginarmi un secolo fa o giù di lì, al varo del Titanic :

- Ma siamo sicuri che vada bene così?
- Sì, sì, stai tranquillo : me lo ha detto il Giorgio che le scialuppe non servono, e lui è uno che se ne intende.