Il titolo è una citazione di Shopenhauer. Casomai pensaste che io sia così colto da citarlo così en passand, la verità è che conosco la frase per via di una vecchia trasmissione televisiva con Fruttero e Lucentini. Ho ancora un taccuino con quel titolo. Faceva parte del materiale promozionale distribuito alla fiera del libro di Torino. Per qualche anno l'ho usato,paradossalmente, per annotarci i titoli che mi interessavano tra le recensioni lette qua e la.
Per anni sono stato un appassionato accanito di fantasy/sf . Qualunque cosa uscisse la comperavo e la leggevo. Conosco gente che è ancora così. Compra tutto, legge tutto e poi si lamenta della bruttezza delle sue letture. Ci sarebbe da dire su quel tipo di piacere masochistico che spinge a ricercare qualcosa anche quando tutto indica che sia una pessima idea. Sospetto dipenda da come ci si vede : se ci si immedesima nell'essere appassionati, allora ci si ritrova per coerenza a comportarsi come tali anche quando non varrebbe la pena di farlo. Un vero e proprio fenomeno di dipendenza psicologica.
Speriamo che le autorità non se ne rendano conto. Se equiparassero i romanzi fantasy alle droghe, temo proprio che il signore degli anelli con le sue mille e passa pagine, andrebbe ben oltre la modica quantità.
I miei scaffali sono colmi. E se nella massa ci sono diverse perle, sono ben nascoste dietro alle boiate comperate solo per completezza.
Ci sono pile di Brooks, colonne di Dragonlance (che, tranne per quelli di Weiss e Hickmann sono...uh...non particolarmente ben scritti), pinnacoli di urania di cui non riconosco oramai nè autore nè titolo. Ci sono addirittura le edizioni in inglese della trilogia degli avatar, pubblicati dalla tsr per giustificare il cambiamento di regole di AD&D dalla prima alla seconda edizione, comperati durante una splendida vacanza in Scozia e letti prima che la traduzione italiana riuscisse nell'incredibile compito di peggiorarli ancora (1).
I miei scaffali sono, in breve, colmi di robaccia che non riesco a credere di avere realmente comperato.
Sono contento di essere invecchiato e avere imparato che la cosa importante non è tanto cosa comperare, ma da cosa stare alla larga.
E se per questo mi perdo qualche capolavoro, mi consola l'idea di avere scampato molta spazzatura.
(1) Memorabile il prete che si lamenta di non potersi più trasformarsi in non morto. Perchè se "turn" significa trasformarsi,allora "turn undead" non può significare che quello.
lunedì 4 febbraio 2008
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5 commenti:
Questa di "turn undead" è una perla che va oltre l'arma di Drizzt che da una pagina all'altra da scimitarra diventava sciabola, per poi tornare scimitarra e ancora di nuovo sciabola. Complimenti!
Scherzi a parte: di monnezza ne abbiamo accatastata un po' tutti, poi si diventa saggi ^__^
@sauron: Oh bhè, io sono appieno nella categoria di appassionati che tu descrivi. Compro quasi di tutto ma non mi pento mai davvero dei soldi spesi, anche in caso di clamorose boiate. Motivo? Fanno esperienza! (anche se, a ben vedere, casco sempre nelle stesse
cose, tutta sta esperienza mica la vedo...)
Le saghe che tu dici ovviamente le ho lette tutte, d&d incluso, ma weis hickman non sono i più bravi in assoluto nel settore (parliamo di "bravura" per il genere trattato, eh). Mi è piaciuta molto la trilogia di Elaine Chunningam (Forgotten Realms) e i sei libri della Guerra della Regina Ragno sempre della Forgotten.
Ma si sa, sono libri che piacciono solo agli appassionati del d&d per tutti gli altri sono schifezze.
Brooks lo detesto ma almeno la gran parte dei libri che ho letto mi sono stati prestati e/o regalati, meno male!
@fed : sì, credo che il "turn undead" sia la perla più clamorosa in cui mi sia mai capitato di imbattermi. E dire che di traduzioni raffazzonate se ne vedono parecchie (quante tende sbattono "noiosamente" in certi libri!).
@Mirtillangela
Quelli che citi ammetto di non conoscerli. Nei realms ho letto quelli di Salvatore e poi Azure bonds e Spellfire.
In compenso però posso vantarmi di avere letto le serie a fumetti della DC ambientate nei realms. Quelle penso siano pochi a averle lette :). Le trovavo pure carine.
Comunque, comperare boiate non è il problema : quando si decide di provare un autore nuovo è normale che possa capitare l'immortale capolavoro quanto la letale baggianata. E poi, diciamolo, alcune boiate sono pure piacevoli.
Quello che mi sembra sbagliato è vedere qualcosa di cui si sa benissimo che non piacerà e prenderla solo per una specie di sindrome ossessivo complusiva.
Personalmente non rimpiango tanto i soldi spesi quanto il tempo e l'impegno. Guardo gli scaffali e penso "Ma guarda un po' cosa combinavo quando avrei potuto fare qualcosa di più utile o più divertente".
E sono contento di essermi fatto un po' più furbo. Leggere fantasy deve essere un piacere.
@Sauron: una volta mi ha telefonato il mio capo chiedendomi se potevo dare un'occhiata alla traduzione dall'italiano all'inglese fatta dai miei colleghi del reparto logistico (assunti proprio per le traduzioni eh) perché il tipografo di era rifiutato di stampare il volantino con tutti queli errori. Io prendo il testo in inglese e quello in italiano e lo ritraduco da capo chiedendomi come mai ognitanto apparisse a cavo la parola IMMENSE.
Solo quando sono arriata a tradurre: Civic Museum of Immense ho scoperto l'arcano. Gli idioti avevano usato un traduttore automatico e non avevano neanche riletto la traduzione. Immense non era altro che la traduzione che Babelfish faceva di Vasto (cioè una città della mia zona).
Sì, a volte non so cosa passi per la testa di certa gente.
Per un paio di anni ho lavorato a Milano presso la sede di una compagnia telefonica. Nell'atrio aveva tre ascensori uno dei quali era solo per chi aveva la chiave apposita. Questo ascensore aveva due cartelli che ne spiegavano il funzionamento.
Il primo, in italiano, diceva "funziona solo con chiave".
Il secondo, in inglese "It works alone with the key".
Certe cose sono incredibili.
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