martedì 14 giugno 2011

demoni, scuole medie e uffici postali

Ci sono ricordi che tornano periodicamente a emergere nella mia mente.

Ora, molte cose tornano in mente di tanto in tanto. La mente, la mia almeno, tende a girare sovente attorno agli stessi argomenti. Ripercorro gli stessi pensieri e ritorno sulle stesse memorie come se il mio cervello avesse preso troppo sul serio la raccomandazione di riciclare e evitare gli sprechi.

Ci sono cassonetti della raccolta differenziata nel mio cranio, e minuscoli camion che percorrono le circonvoluzioni cerebrali svolta dopo svolta raccogliendoli e portandoli a un centro di riciclaggio per rimetterli in circolo in una forma appena appena aggiornata.

E di solito si tratta di pensieri che posso ricondurre a eventi di qualche importanza: un litigio che mi ha coinvolto, un bacio, una vacanza che mi ha particolarmente emozionato.

E a volte, invece, ci sono piccolezze che hanno acquisito un significato simbolico ben al di là di quanto sarebbe ragionevole.

Ricordo una lezione, quando ero alle scuole medie. La classe era al primo piano. Le finestre davano sulla tettoia sopra l'entrata e, più sotto, sul cortile della scuola, con un porticato e un piccolo campo da calcio. La professoressa di italiano stava spiegando la divina commedia e qualcuno ha alzato la mano per una domanda.
- Professoressa, i diavoli puniscono i dannati, ma perchè non ci sono punizioni anche per loro? Non si sono ribellati a Dio?
E la professoressa, ricordo, rispose:
- Beh, la loro punizione è il fatto stesso di essere diavoli.

Sono dovuto andare all'ufficio postale di recente. Un uomo, avrà avuto una sessantina d'anni, spintonava per passare davanti alla coda. Urlava furibondo, il viso contorto in un ringhio. Insultava e sbraitava e sgomitava cercando di farsi largo verso lo sportello tra le persone che erano arrivate prima di lui. Rabbioso. Paonazzo.

E mi è tornata in mente la mia insegnante delle medie e il fatto che sì. In effetti è una punizione anche quella.

venerdì 3 giugno 2011

A volte la mia mente funziona a rovescio

Altrimenti non si spiega come io sia andato a Brescia per la mostra su Matisse, mi sia trovato davanti una sua scultura e la prima cosa che ho pensato è stata : "Però. Sembra una delle anatomie di Rob Liefeld ."