domenica 30 gennaio 2011

dovrei tener meglio d'occhio le notizie sf italiane

Che oggi, a pranzo, sfoglio il giornale e scopro così per caso che mi hanno messo in piedi un museo del fantastico praticamente sottocasa e io non me ne ero manco accorto.

E c'era pure l'inaugurazione di una mostra temporanea su ufo e spazio 1999.

Da parte mia posso dare come attenuante che probabilmente non sono stato l'unico a lasciarmi sfuggire la notizia. Alla conferenza d'apertura ho contato una trentina di persone inclusi ospiti, gestori (si tratta di un'associazione, difatti invece di un biglietto rilasciano una tessera associativa), presentatori e personaggi che avevano materiale in esposizione. Non propriamente una folla oceanica.

Dato che di quarantenni che ricordano con affetto le serie televisive di Gerry Anderson ce ne sono ben di più posso solo immaginare che molti non sapessero dell'evento.

Il museo è simpatico. C'è l'ovvia difficoltà di cosa presentare per un argomento così generico come il "fantastico". Quindi parte della mostra presenta i soliti pannelli con foto di scena o diagrammi e commenti su "blade runner" o "il gregge alza la testa" e un'altra un tavolo con una splendida ricostruzione della città di halloween da nightmare before christmas.
Il resto offre per lo più una gran quantità di modellini e giocattoli in una visione alquanto quotidiana del fantasy come entra nelle nostre case. Ho provato un impeto di nostalgia riconoscendo alcune cose che avevo e altre che se non sbaglio dovrei avere ancora. L'effetto è per lo più quello di aggirarsi in casa di un amico molto nerd che non abbia mai buttato via niente.

In una stanza si trova anche una riproduzione a grandezza naturale di tette di nove.



Che se avessi avuto la polverina che usa la polizia per vedere le impronte digitali mi sarei divertito a contare le ditate, ma anche così sospetto che più di uno spettatore sia venuto meno alla sacra regola dei musei di non toccare gli esemplari esposti.

Capita a volte che alcune statue di santi abbiano una parte che "porta bene" toccare, e che quella parte con gli anni si sia consumata a forza di sfregamenti fino a essere ben più logora del resto della figura. Una riproduzione di 7of9, secondo me, si presta bene a diventare la prima figura umana con il petto concavo.

Insomma, una scoperta interessante. A quanto mi si dice esiste da poco. Mi rimane un po' il dubbio di quanto si possa organizzare un museo interessante su di un argomento vasto come il "fantastico" senza avere a disposizione fondi e spazi altrettanto vasti ma da appassionato posso solo sperare che cresca. Adesso che so che esiste la terrò d'occhio

mercoledì 26 gennaio 2011

i predatori della parca perduta

Tempo addietro bazzicavo una mailing list chiamata "il regno di chimera". Si trattava pressapoco di un gdr via mail in cui mi ero creato come personaggio un topo di biblioteca chiamato Luval.

Più recentemente, ho preso l'abitudine di postare delle specie di miniraccontini in un forum. A corto di idee per il tema del mese, ho recuperato un vecchio post della ml, l'ho ripulito un po', ci ho aggiunto un finale e l'ho postato lì. Dato che mi sembra carino, lo ripropongo.

Era nato storia da portare avanti con un amico. Le indicazioni dell'altro narratore erano "mettimi tu un personaggio, il classico guerriero con l'intelligenza di un comodino". Poi però ha cambiato idea e non ha partecipato, così il mio post è rimasto in sospeso fino a quando l'ho ripreso in mano qualche settimana fa.

ecco qui, dunque:


I predatori della parca perduta


- Le tue chiappe devono avere la consistenza del cuoio - imprecò Luval. Urthar aveva cavalcato tutto il giorno senza risentirne, ma lui iniziava a pensare che non sarebbe mai più stato in grado di camminare normalmente.

Urthar ricambiò le sue parole con uno sguardo stolido. Era un uomo da epica cavalleresca. Aveva muscoli d'acciaio, nervi d'acciaio e tendini d'acciaio. Altro acciaio era distribuito sul suo corpo sotto forma di armatura, spade, asce, coltelli e sciabole a sufficienza per un piccolo corpo d'armata. Vedendolo sorridere, Luval aveva pensato a una di quelle nuove macchinette per raddrizzare i denti. Errore. Paradenti in acciaio.

A compensare tutto quel metallo, il cervello era molto meno impressionante. Una necessità professionale, sospettava Luval: la tendenza a porsi complesse domande filosofiche rappresenta una pessima strategia di sopravvivenza sul campo di battaglia. Quando la spada del nemico è levata sopra la sua testa, l'eroe che perde tempo a chiedersi se la verità è bellezza o la bellezza verità è un eroe i cui pensieri sono forse profondi ma certamente brevi.

Arrestò il cavallo, estrasse un massiccio volume da una delle sacche e iniziò a sfogliarlo. Le descrizioni sulle antiche pagine erano meno affidabili di quanto aveva sperato.

Urthar si voltò impaziente.

- Siamo arrivati? Quando cominciamo a spaccare teste?

- Ci siamo quasi - rispose Luval - E non pensare a tutto in termini di teste rotte. Ti ricordi, vero, quale è il nostro scopo?

Un ghigno preoccupante si allargò sul viso di Urthar. - Sconfiggere i nostri nemici. Vederli fuggire di fronte a noi e sentire i lamenti delle loro donne!

Luval gemette. - Non precisamente. Stiamo cercando di raccogliere informazioni. Ti è chiaro il concetto di raccolta di informazioni, vero?

- Certo. Cerchiamo qualcuno e gli chiediamo a chi dobbiamo rompere la testa.

- Voglio dire che stanno succedendo cose strane. Cose mai successe prima e stiamo cercando chi può spiegarle. Vorrei che la mia mappa fosse un po' più recente. La montagna che abbiamo incontrato ieri non era segnata e persino in una regione così ricca di magia l'orogenesi non è cosa che avvenga da un giorno all'altro.

- Mi piace la tua mappa. Ci sta guidando in posti divertenti.

Luval rabbrividì. Il concetto di divertimento del suo compagno includeva orchi, troll, banditi e un drago i cui denti si trovavano ora nelle bisacce del cavallo. Almeno l'aveva convinto a non portarsi dietro tutta la testa come trofeo.

- Mi fa piacere che tu ti diverta.- Borbottò - Comunque ci stiamo avvicinando. La quarta delle tre sorelle dovrebbe essere là sotto.

- Lo pensavi anche ieri. Come fai a dirlo?

Luval fece un gesto ampio, indicando la vallata con il braccio .

- Guarda bene.

Erano sul culmine di un crinale. Il paesaggio si estendeva ancora tinto d'autunno, malgrado l'inverno imminente. Una foresta, piccole colline colore della ruggine, un ruscello tintinnante. Il cielo era sereno. La strada, poco più che un sentiero, spariva tra gli alberi per poi riapparire a sprazzi, dove gli alberi si diradavano. Il panorama era di una bellezza da mozzare il fiato.

Sembrava progettato da qualcuno che avesse studiato per secoli prima di sistemare anche una sola foglia.

Questo, naturalmente, perché era stato progettato da qualcuno che aveva studiato per secoli prima di sistemare anche una sola foglia.

Per quello erano venuti.

Tutti conoscono le tre sorelle. Solo nomi cambiano a seconda di chi racconta la storia. La prima fila il destino degli uomini, la seconda misura e la terza... lei ha le forbici.

Pochi si chiedono cosa facciano le sorelle con tutto quel filo. Quei pochi, talvolta, scoprono che esiste un'altra sorella.

La quarta delle tre. Quella che in una stanza in disparte disegna i modelli da realizzare con il tessuto filato dalle altre. Quella che secondo le leggende si è rifugiata sulla terra dopo un litigio furibondo circa l'ampiezza di una scollatura. Chi dice che le grandi storie appartengono al passato non sbaglia: il presente ricicla i vecchi modelli. Le tre sorelle non hanno fantasia.

- È lì - disse Luval. - Quando è venuta a tenere il broncio sulla terra ha scelto un posto che le piacesse. Il suo capolavoro.

- La coglieremo di sorpresa. Ci dirà quello vogliamo o le spacchiamo la testa.

Luval scrollò la il capo. - Non siamo venuti per combattere. E poi, pensi che qualcosa possa sorprendere lei?

Era lì. Ne era sicuro. E chi se non l'artefice dei cartamodelli del cosmo avrebbe saputo rispondere alle sue domande? Il destino, il futuro, ogni cosa, era tutto lì.

Si inoltrarono nel bosco. Luval e, accanto a lui, l'imponente massa corazzata di Urthar. L'aria era profumata, la luce filtrava delicata attraverso i rami. Gli zoccoli dei cavalli risuonavano ritmici nel silenzio. Urthar rivolse il volto blindato verso Luval.

- Questo bosco non è così selvaggio come sembrava.

La voce, resa metallica dall'elmo, era rimbombante e perplessa. Luval sospirò guardandosi attorno. Avrebbe potuto usare molti termini per definire quel bosco, ma 'natura selvaggia' non sarebbe stato appropriato. Questo per numerosi piccoli particolari che permettevano a un occhio attento di distinguerlo da quegli ambienti alquanto più rustici che il termine tende a fare affiorare alla mente.

- Ti riferisci alle siepi di erbe aromatiche perfettamente potate che costeggiano la strada? - Chiese Luval indicandole. Un giardiniere avrebbe pianto di commozione di fronte alla perfetta regolarità di quei contorni.

- Potrebbero anche essere un fenomeno naturale.

- Forse la sagoma degli alberi? Ne abbiamo incontrati alcuni piuttosto insoliti.

Urthar scrollò il capo con uno stridio metallico - Può succedere, spesso gli alberi hanno una forma strana. Quello che sembrava il Pavid di Chimerangelo (1) era notevole.

Luval ripensò alla radura. Uno slargo in cui gli alberi si ripiegavano in perfette riproduzioni arboree delle sculture più celebri, dal Pavid alla dea Appena(2)

- Va bene. - sbottò - Per te è naturale che i cespugli crescano con regolarità da geometra e gli alberi assumano l'aspetto di sculture. Allora cos'è che ti è sembrato così sorprendente?

- I ragni - rispose urthar trionfante.

- I ragni? - fece Luval incredulo.

- Certo. Le piante possono assumere forme strane, ma quella è inspiegabile.

Indicò una ragnatela sul ciglio della strada. Luval smontò da cavallo per vedere meglio. Si suppone che i ragni non usino fili colorati, tanto per cominciare, e quanto all'intreccio...

- Credo raffiguri la battaglia di Piffengard - commentò. Vedo sulla destra la torre di Buroman.

Urthar annuì. Quali che fossero le sue carenze in altri campi dello scibile quali la matematica, la letteratura o il buon senso, sulle battaglie era preparato.

Luval si ritrovò a scorrere con l'indice le sagome di quel minuscolo arazzo. Le dita accompagnarono la carica degli eroi senza mai sfiorare la superficie così fragile, esitarono lungo i contorni delle torri, sostarono sull'immagine di Buroman dopo la battaglia, furioso con i suoi soldati perché in seguito all'abuso di frecce infuocate non era rimasto un tocco di legna per cucinare la cena. Poi un soffio di vento gonfiò quella tela spingendola verso di lui.

Ritirò la mano troppo tardi. I fili aderirono alle sue dita e si lacerarono. Le immagini si deformarono. Brandelli giacquero svolazzanti e incompleti.

- Tutto distrutto...

- È sempre così - rispose Urthar dimostrando un'insospettata saggezza o, più probabilmente, di avere seguito i propri pensieri ignorando totalmente la conversazione in corso. Ripartirono. In lontananza si vedeva una montagna innevata.

Le giornate erano cristalline, le notti terse e profumate. Stelle più luminose che in ogni altro luogo osservavano i loro giacigli dall'alto e il cinguettio degli uccelli si dispiegava in elaborati contrappunti e melodie polifoniche. La montagna innevata era sempre più vicina.

Il terreno sorse in palazzi e le rocce composero arabeschi lungo il greto dei torrenti. Nell'acqua i pesci formavano coreografie elaborate che li portavano a innalzare la coda verticalmente fuori dalle onde.
La montagna innevata era sempre più vicina.

Raggiunsero la montagna .

E non era neve.

Urthar incuneò la punta della lancia sotto il tessuto e sollevò la stoffa. Per un attimo Luval si chiese dove avesse appreso quella capacità quasi miracolosa di fare apparire dal nulla le armi di cui aveva bisogno.

- Non è neve - disse infine Urthar.

- No – rispose Luval, giusto per non lasciare morire la conversazione.

- E' un telone. Di quelli che si mettono sui mobili per impedire che prendano polvere.

-Vero.

- Ma che genere di persona mette un telone per impedire che una montagna prenda polvere?

- Il genere che stavamo cercando. Il genere per cui una montagna è solo un mobile come un altro. - Luval lasciò scorrere lo sguardo sul candore ancora immacolato del tessuto - E a quanto pare se ne è andata.

- Mi spiace - commentò Urthar - Non c'è nessuna delle risposte che cercavi allora.

- Sì che ho trovato quelle risposte. La quarta sorella si è rappacificata con le tre. Solo questo può spiegare la sua partenza. E' tornata a casa e prepara nuovi progetti. Per questo avvengono cose nuove e strane. Possiamo tornare anche noi.

- Avremo occasione di spaccare qualche testa lungo la strada?

- Ne sono certo - rispose Luval, ripensando alla quarta sorella e alle nuove storie che stava senz'altro componendo in quello stesso momento. E sorrise prima di aggiungere - teste come non ne hai mai incontrate.

Urtar sorrise e un raggio di sole si riflesse in un brillio metallico dalla sua bocca.

- Andiamo.

(1) Pavid è uno dei più grandi vigliacchi della storia. La statua lo raffigura in procinto di combattere con un guerriero molto più forte di lui.
Libri e libri sono stati scritti per descrivere la tensione muscolare, la dinamicità dei gesti e la plasticità della posa. Questo è particolarmente notevole se si tiene conto che la statua mostra solamente una fionda ancora sospesa in aria prima di cadere mentre il Pavid è, presumibilmente, già lontano in fuga.

(2) La dea Appena è la divinità tutelare degli incarichi completati appena in tempo. Tradizionalmente viene rappresentata come una donna dai capelli scomposti colta nell'atto di afferrare scudo e lancia tentando al tempo stesso di aprire la porta per uscire e infilarsi un paio di scarpe spaiate. Talvolta, nel farlo, inciampa in una civetta.

lunedì 24 gennaio 2011

10 cose riguardo a tron legacy

1) gli efetti speciali sono belli. La grafica del mondo dentro il computer è una trovata splendida del primo tron e viene conservata piacevolmente.

2) il 3D è usato con parsimonia. Per fortuna, oramai sono abbastanza rari i film 3D che rompono le scatole buttando oggetti addosso allo spettatore.

3) un titolo alternativo avrebbe potuto essere tron - infodump. O anche tron - crap dialogue.

4) Il jeff bridges in cg è spettacolare. A saperlo si nota che è finto, ma se non l'avessi letto in anticipo non credo che l'avrei notato. Avrei pensato solo a un' interpretazione un po' legnosa (e mi sarei chiesto dove hanno pescato un sosia così perfetto, ma questa è un'altra storia)

5) La iso è figa ma ha poche tette. Quando jeff bridges va a rovistarle nel codice (ahem) al suo posto ci avrei aggiunto un setTitsSize(LARGE);

6) Non ci hanno neppure provato a mappare gli oggetti e i personaggi del film con qualcosa di autenticamente informatico. Nessun "saliamo sul bus dati" o cose simili. mi è un po' mancato.

7) Mi è piaciuto il parallelo biblico su cui è impostata la storia. Non riesco a credere di essere l'unico che lo ha notato. Insomma, a un certo punto lo urlano persino nel film "è il figlio del nostro creatore". Si può essere più espliciti?

8) il piano del cattivo è demenziale. Pensa davvero di invadere il mondo con un esercito di tizi armati di frisbee che sbucano uno alla volta da uno scantinato?

9) alla fine il ragazzotto carica tutto il mondo di tron su di una chiavetta/cellulare/qualcosa. Ok, bel tocco per puntualizzare quanto i supporti moderni superino quelli obsoleti degli anni 80. Ma davvero andava in giro con un adattatore da porta seriale a usb o simili?

10) Immagino sia una necessità di immagine per mostrare i volti degli attori, ma mi fa senso vederli girare in motocicletta senza casco nel finale. Sono sopravvissuti a tutto quel casino in un mondo parallelo e adesso rischiano di ammazzarsi per aver trascurato un'elementare norma di sicurezza?

martedì 18 gennaio 2011

bilingual pun of the day

Questo l'ho letto su rpg.net e mi è piaciuto troppo per non condividerlo.

Berlusconi is Il Douche!

E' deprimente sapere che il nostro presidente del consiglio è un tale personaggio che persino su di un forum straniero dedicato a gdr gli dedicano battute del genere.


per chi non lo cogliesse, il gioco di parole è tra Duce e Douche (a person, usually male, with a variety of negative qualities, specifically arrogance and engaging in obnoxious and/or irritating actions)

lunedì 17 gennaio 2011

quando accettare gli inviti?

Mi hanno invitato a una festa. Ho esitato un po', poi ho deciso di formalizzare il metodo più ragionevole per decidere se accettare o meno e l'ho inviato a chi mi aveva invitato così che potesse valutare personalmente.

Nell'interesse di aiutare a decidere chi si dovesse trovare in un simile dilemma, ecco qui. Fatene buon uso.

martedì 11 gennaio 2011

hereafter

E così sono andato a vedermi l'ultimo film di Clint Eastwood. Al secondo tentativo, peraltro, che al primo, pur arrivando con mezzora di anticipo, i posti erano tutti esauriti.
Anche al secondo tentativo le poltrone migliori erano già andate e siamo capitati in seconda fila e in posizione molto laterale. Così la prospettiva deformava l'immagine e sembrava che come direttore della fotografia avessero evocato lo spirito di Modigliani.



comunque, il film non era male. Avevo letto pareri negativi ma sono uscito soddisfatto. Lo metterei alla pari con Invictus: piacevole ma niente di speciale. Resto dell'idea che l'ottimismo non sia nelle corde di Eastwood: il film è eccellente quando le cose vanno male, ma diventa più scialbo ogni volta che migliorano.

La trama è nota: tre storie parallele accomunate dal desiderio di scoprire cosa ci sia oltre la morte. Argomento che un regista oramai anzianotto come il nostro probabilmente considera con un certo interesse. La prima storia è quella di una giornalista francese, la seconda quella di un sensitivo e la terza riguarda un ragazzino londinese.

Riguardo al cast, geniale l'idea di assegnare il ruolo della giornalista francese a un'attrice chiamata Cécile De France. Indipendentemente da ogni altra considerazione penso che con un nome così abbia ottenuto la parte senza nemmeno bisogno di un provino.

eastwood: Ok. Rimane solo il ruolo della giornalista francese.
direttore del casting : le candidate sono Cécile de France, Mary Australian e Kristin Kraut
eastwood: Uhmm decisione difficile

Ma soprattutto, questo film mi ha colpito per una scena.

Piccolo spoiler. non è niente di fondamentale, ma se ci tenete a non conoscere nessuna scena in anticipo non proseguite.




ci siete ancora?




Ok.




Allora, immaginate di essere una donna. Avete conosciuto un uomo. Uno niente male, diciamolo, che Matt Damon non sarà figo come me ma non è nemmeno Marty Feldman. L'avete visto un paio di volte, non di più. Non si può ancora dire che lo conosciate bene.

Andate a casa sua.

Ora siete soli in casa. Lui inizia a cucinare. Ha un coltello in mano. Lungo. Lucido. Affilato. Tagliente. Mentre spezzetta le verdure vi racconta di come fin da piccolo abbia iniziato a sentire le voci. I medici gli hanno diagnosticato una malattia mentale e raccomandato dei farmaci, ma lui ha smesso di prenderli.

Voi quanto ci mettereste a uscire di corsa dall'appartamento?

O davvero sono io che non capisco niente di psicologia femminile?

lunedì 3 gennaio 2011

regali natalizi 2: il problema non è quello.

Il barbaro è sposato, il ladro è sposato, il mago è sposato e ha due figli.

Il nano si è sposato a sorpresa dopo aver gestito la sua vita privata con tale nanica riservatezza da farci dubitare per anni che ne avesse una.

Tra i giocatori del mio gruppo della domenica solo io e il ranger siamo ancora ostinatamente single. La cosa comporta occasionali battutine e discorsi del tipo "siamo preoccupati per te, guarda che anche voi invecchiate". Quando succede reagisco con un misto di (poca)commozione perchè i miei amici si preoccupano per me e (parecchio) fastidio per questi scassaballe che non si fanno i fatti loro.
Perfino mia madre oramai si è rassegnata e adesso mi tocca farmi fare il predicozzo dal mio gruppo di d&d?

Comunque, a natale ci siamo scambiati i regali. Io e l'altro single del gruppo abbiamo ricevuto ognuno un buono per due persone per una cena al ristorante. Ovviamente, il buono è arrivato con la raccomandazione di usarlo per uscire dalla singletudine.

Ora, c'è un problema in questa logica. Uscire a cena con una ragazza (o più propriamente donna, vista la nostra età) richiede due elementi fundamentali:

1) una donna con cui uscire
2) un luogo in cui andare.

Probabilmente è un complimento che i miei amici abbiano individuato il problema nel punto 2.

Evidentemente la mia avvenenza è tale da far credere che io abbia torme di donne alla porta e l'unico problema sia trovare un luogo in cui portarle.

Intanto, però, dovrò chiedere al ristorante se posso convertire la cena per due in due cene per uno, così ci vado due volte io.