lunedì 7 marzo 2011

luval, origins

ovvero, il background del protagonista della storiella della parca perduta Ho sempre trovato divertente inventarmi background elaborati per i personaggi che interpreto e luval, che nel gioco si sarebbe meritato l'appellativo di "il tedioso" per una certa ossessione per le materie libresche è uno a cui sono particolarmente affezionato.

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Era notte e pioveva. L'acqua scendeva dal cielo in getti possenti. Il vento sferzava la terra e i lupi nelle loro tane, a dispetto di una certa locuzione popolare, esclamavano l'equivalente lupino di "non esageriamo" e tornavano ad accucciarsi al coperto.

La città era di quelle importanti. Aveva una cattedrale i cui tetti aguzzi puntavano al cielo e avava tozze fortificazioni radicate alla terra. Aveva un municipio. E palazzi, e mura, e torri e ponti che saettavano sopra il fiume in piena.

Aveva una biblioteca.

E la biblioteca aveva una custode di nome Myl, il cui lavoro era tenere in ordine gli scaffali, registrare i prestiti e guardare in modo feroce chiunque non riconsegnasse il volume entro i termini stabiliti.

Fu così che quando qualcuno bussò alla porta quella notte Myl controllò allo specchio che lo sguardo feroce fosse soddisfacente e si preparò a redarguire quel lettore che si presentava fuori dall'orario di apertura.
Sollevò tre volte le sopracciglia per riscaldare i muscoli, così da non rischiare uno strappo se avesse dovuto aggrottare la fronte con disapprovazione. Atteggiò le labbra in una smorfia di fastidio che aveva ben praticato da tempo. Aprì e rimase subito affascinata dall'uomo che le chiedeva riparo dalla pioggia.

Il bambino che nacque da lì a nove mesi venne chiamato Luval. Myl venne perse il posto poco dopo il parto. Avere figli fuori dal matrimonio, le venne fatto intendere, non era cosa ben vista.

Myl aveva poche risorse, e non aveva mai più rivisto il suo amante occasionale. Aveva però letto molto, così fece la scelta più logica e abbandonò il figlio neonato su uno scaffale della biblioteca. I libri le avevano infatti insegnato che un bambino abbandonato alla nascita finisce inevitabilmente per avere un futuro brillante dopo essere adottato dalla figlia del faraone, o da una lupa o qualcosa del genere.

Certo, aveva riflettuto con un po' di timore, c'è anche quel tale che ha finito per sposare la madre, assumere il padre come avvocato e perdere la vista a forza di leggere le note in piccolo in calce ai contratti, ma Myl preferiva gli uomini più anziani di lei e riteneva che questo la mettesse al sicuro.
Avendo lei una mente da bibliotecaria lo sistemò in ordine alfabetico tra 'Luttuosi avvenimenti della storia recente' e 'mai più senza foglie, i segreti dei sempreverdi : terapie anticalvizie tra gli Ent'.

Passarono gli anni. Luval crebbe nascondendosi tra gli scaffali, nutrito con i panini sottratti di nascosto dalle tasche dei visitatori. Myl divenne una frequentatrice assidua, ignorando gli sguardi di disapprovazione di colei che aveva preso il suo posto.
Incoraggiò il figlio a tenersi nascosto per non farsi cacciare, a non uscire dalla biblioteca e a avere pazienza. 'Le figlie di faraoni hanno parecchio da fare' gli spiegava ' con tutte quelle faccende di stato e le cene di beneficenza a cui presenziare. E anche le lupe, sai, mica hanno tutto quel tempo da perdere, vedrai che prima o poi...'

Ma il tempo passava senza che si facesse viva uno straccio di figlia di faraone. Quanto alle lupe, poi, la loro assenza dalla sala di lettura sembrava denotare una deplorevole mancanza di interesse per la parola scritta. Luval, arrivato oramai ai dieci anni, si sarebbe accontentato di una coppia di pastori, ma anche quelli sembravano scarseggiare. Probabilmente saranno occupati ad adottare altri bambini da altre parti, pensava. Dev'esserci una lista d'attesa.

Ma il tempo continuava a passare senza sorprese. Quando giunse il momento, Luval scoprì la sessualità. Non fu difficile: era il diciottesimo scaffale al secondo piano, a destra dopo l'entrata. In seguito scoprì la Storiografia (scaffale 19) e i Viaggi - libri di (scaffale 3, terzo piano).

A 18 anni era arrivato a Zoologia. Non aveva mai parlato con nessuno tranne che con sua madre.Non era mai uscito dall'edificio e la figlia del faraone continuava a non farsi viva. Quando sentiva avvicinarsi qualcuno si nascondeva per timore di essere cacciato per non avere la tessera.

Ma oramai era troppo grande per sfuggire sempre all'attenzione. Così, un giorno, mentre stava cercando nella sezione Storia antica quel volume che la biblioteca aveva appena acquistato e che lui non aveva nacora letto, ci fu...

...Oh, beh, facciamola breve, tanto è ovvio cosa successe. Ci fu un po' di subbuglio. La bibliotecaria arrivò e Luval venne condotto all'uscita.

Era una giornata serena, di primavera. Qualche passante lo superò senza degnarlo di uno sguardo. Luval fece per nascondersi, poi si rese conto che oramai lo avevano già cacciato. Non c'era più bisogno di farlo.

Poco lontano sentiva il vociare di un mercato. Si avvicinò incuriosito, attratto dalla novità. L'odore di salsiccia arrosto era molto più appetitoso di quello dei panini rubati con cui era sopravvissuto fino ad allora. Un uomo in abiti eleganti gli chiese un informazione e gli diede una moneta come ricompensa.

Non è così brutto qui fuori, pensò. E credo anche di essere in grado di sopravvivere.

Riflettè brevemente. Provava un'emozione strana, nuova. Inspirò a fondo quell'aria, così diversa da quella a cui era abituato. La luce del sole, che in biblioteca filtrava cauta dalle vetrate era quasi abbagliante. Il vocio della folla era strano per lui abituato a silenzi infranti solo dal fruscio delle pagine. Sentiva nostalgia per quello che si era lasciato alle spalle, ma anche sollievo. Non avrebbe più dovuto fuggire in continuazione. Immaginò un posto da cui nessuno lo volesse cacciare e dove ci fosse più bisogno di nascondersi. Era possibile. Sì, ora ne era convinto. Era possibile.

Al diavolo la figlia del faraone, decise.

Si incamminò lungo le vie della città, scoprendo per la prima volta di persona quei luoghi il cui nome aveva solamente letto sulle mappe.

La città era di quelle importanti. Aveva una cattedrale i cui tetti aguzzi puntavano al cielo e tozze fortificazioni radicate alla terra. Aveva un municipio. E palazzi, e mura, e torri e ponti che saettavano sopra un fiume che scorreva tranquillo.

Presto Ci sarebbe stata anche la sua casa.

3 commenti:

Valberici ha detto...

dovresti dedicarti un po' di più alla scrittura, hai le carte in regola per diventare un ottimo narratore :)

Fed Zeppelin ha detto...

quello che ha detto valbe! :)

sauron era un bravo artigiano ha detto...

@val: grazie. Implica una bella lista!

@fed: grazie anche a te.