domenica 20 giugno 2010

i due elementi più comuni nell'universo

sono, si dice, irogeno e idiozia.

Su di un forum che bazzico, qualcuno ha segnalato questo articolo circa il fatto che in india, a quanto pare, c'è una crescente ammirazione per un certo ditattore tedesco del secolo scorso le cui iniziali sono A.H.

Meraviglioso, tra le interviste a vari fan indiani, il commento che "The killing of Jews was not good, but everybody has a positive and negative side."

Mi spingerei a aggiungere che era vegetariano, quindi il suo carbon footprint doveva essere piuttosto limitato. Insomma, non fosse per quei camini che credo inquinassero parecchio.

Secondo me gli alieni esistono e si interessanto alla nostra razza come i nostri astronomi si possono interessare alle stelle di neutroni. Non riescono a credere che così tanta idiozia possa essere contenuta in poco più di un chilo di materia grigia.

giovedì 10 giugno 2010

the road

Ho visto il film "the road". La trama, un uomo che viaggia con un carrello e un bambino in un mondo postcatastrofe pieno di pericolosi sbandati, lo fa sembrare un incrocio tra lonewolf and cub e mad max. Solo molto più deprimente, e il protagonista non è così bravo a menare le mani.

E' comunque un film ben fatto. Non ho letto il libro da cui è stato tratto ma ha un fascino triste. Non mi è dispiaciuto.

Non mi ha nemmeno convinto.

E questo è curioso. in altri film le cose che qui mi hanno deluso non le ho nemmeno notate. Mi riferisco a una certa meccanicità della trama e soprattutto un'assunto cui non sono riuscito a credere: una catastrofe così radicale da sterminare qualsiasi pianta e animale ma a cui inspiegabilmente sopravvivono gruppi di persone relativamente normali che si abbruttiscono rapidamente.

Non è mai chiarito cosa sia successo. E' ovvio che quel dettaglio non interessa al film. Quello che interessa sono i due protagonisti e gli scampoli di umanità attorno a loro, occupati a sopravvivere inutilmente ancora per un poco prima di estinguersi. A volte mi tornava in mente "finale di partita" di Beckett.

E ripensandoci, sospetto che sia per questo che il film non mi ha convinto del tutto: cerca di funzionare su livelli incompatibili. Da un lato dice "il disastro non è importante. Quello di cui voglio parlare sono i personaggi e la futilità della loro esistenza.". Dall'altro "Guarda! Un cadavere con le budella di fuori! E non sono una figata questi paesaggi desolati pieni di alberi morti?".

Leggendo qualche recensione sul web, noto che una critica frequente è di avere ammorbidito gli aspetti più truculenti del romanzo, puntando invece su un atteggiamento più contemplativo. Dal mio punto di vista l'ha fatto troppo o non abbastanza.
Le recensioni sono quasi tutte molto positive. Sono abbastanza d'accordo ma non così entusiasta. Magari mi è sfuggito qualcosa.

Credo che sarebbe stato un migliore se avesse pigiato di più sull'azione/horror pura o si fosse spinto a un livello di astrazione più elevato. Magari arrivando a ambientare tutto su di un palcoscenico spoglio per accentuare il distacco dello spettatore, come ha fatto Von triers in passato o per lo meno evitando di tornare sui dettagli della catastrofe se si tratta solo di un postulato da accettare. La stessa ripetitività della trama potrebbe essere il messaggio principale del film, se il film non si sforzasse di vivacizzarla.

Non so quanto fondamento abbiano queste mie considerazioni, ma se si può trarne una morale credo che sia che a cercare soluzioni di compromesso si ottengono risultati di compromesso. Osando di più è facile prendere cantonate tremende ma anche ottenere risultati più interessanti.

Una seconda morale è che a elucubrare su film deprimenti si ottengono post fiacchi.